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 2012  aprile 27 Venerdì calendario

La parità dei sessi a tutti i costi - Uno studio australiano conferma che i novelli padri sono vul­nerabili quanto le madri alla depressione postnatale

La parità dei sessi a tutti i costi - Uno studio australiano conferma che i novelli padri sono vul­nerabili quanto le madri alla depressione postnatale. Nei pri­mi 12 mesi dal parto la depressione colpisce in uguale misura entrambi i genitori. Ne soffre, nel primo anno di vita della pro­­le, il 9,7% dei padri contro il 9,4% delle madri. Più vulnerabili i giovani: sotto i 30 anni il rischio è superiore del 40% . La depressione è ormai un concetto logoro e abusato come gli auguri a Natale. Tutto ciò che era, un tempo, «stan­chezza », sia pur mentale, è diven­tato prima «esaurimento», poi «stress», e ora depressione. Una bella depressione, insomma, non la si nega a nessuno, al calciatore che non fa gol come allo scolaro che non ha voglia di studiare. Figurarsi se i ricercatori di sem­pre nuove malattie ( e di scoop per far circolare i propri studi) poteva­no negare una depressione ai neo­padri. Oltretutto, la rivoluzione a rovescio del politicamente corret­to pretende che tutto ciò che ri­guarda le femmine riguardi an­che i maschi, e viceversa. Scoper­ta e definita da non molti anni la depressione post parto materna, che è sempre esistita, come negar­la ai padri? Apprendiamo dunque, dalla lontana Australia, che della de­pressione post parto soffre lo 0,3 per cento in più dei padri rispetto alle madri. (Notare l’accuratezza scientifica di quello 0,3.) Lo studio della professoressa Jan Nichol­son conduce a scoperte fulminan­ti: «La nascita di un bebè porta pro­fondi cambiamenti di stile di vita e ricreazione, orari di sonno, rap­porti di coppia e identità, ed è na­turale che possano sorgere diffi­coltà di aggiustamento per i pa­dri », scrive Nicholson, che tutta­via si dice sorpresa della portata del problema, anche se «Vi è un crescente riconoscimento che i padri sono un sostegno chiave per le novelle madri».Fino alla sorpre­sa finale: «Lo studio mostra che an­che gli uomini sono vulnerabili, perché anche loro perdono son­no e si destreggiano fra ruoli e re­sponsabilità ». La mia esperienza, per la verità è diversa. Potevo essere ansioso, teso, stufo, preoccupato - insom­ma, «depresso» - durante l’attesa: nonostante tutte le ecografie e gli esami non sai mai davvero se il fi­glio sarà sano, sarà tutto, sarà bel­lo, e questa mi sembra la peggiore tensione che si possa sopportare. Poi, quando lo vedi sano, intero, bello, tutto il resto diventa margi­nale, quasi insignificante. Supponiamo pure che io sia un caso strano. Però mi sembra che tutto ciò che segue il parto, per un padre, riguardi le categorie «pre­occupazioni » e «rotture» più che quella«depressione».Preoccupa­zioni economiche, per esempio, perché scopri ogni giorno che un figlio - per quanto piccolo - costa molto più del previsto, che anche la più accorta delle madri d’im­provviso non bada più a spese, e che il tuo orario e le tue capacità di lavoro vengono per forza ridotti dagli avvenimenti quotidiani. Le «rotture» non riguardano tanto ­altro esempio - i pianti notturni e la conseguente perdita di sonno, che rientrano nella categoria «pre­occupazioni », bensì la scoperta che nella tua vita entrano nuovi, e apparentemente assurdi, assilli: come «la corrente!». L’avevi di­menticata dall’infanzia, quando tua madre correva disperata da una porta a una finestra gridando «la corrente!» Pensavi che non l’avresti mai più sentita nominare per tutta la vita, sfidando spifferi e bufere. Invece eccola, «la corren­te! », annunciata con la stessa di­sperazione di una piaga egiziana, temuta come una pugnalata alle spalle, odiata come un tradimen­to: anche se tu non senti un alito di vento, fra due finestre lontanissi­me in una giornata di aria immo­ta. Ecco cosa vorrei chiedere alla professoressa australiana: un bel­lo studio, con tanto di zero virgola, sulle diversità - e la loro origine ­dell’atteggiamento materno e pa­terno rispetto al problema «la cor­rente! ».