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 2012  aprile 30 Lunedì calendario

L’andamento della spesa dello Stato - Il primo bilancio dell’Italia unita, calcola la Ragioneria generale in una ricerca dedicata alla «Spesa dello Stato dall’unità d’Italia

L’andamento della spesa dello Stato - Il primo bilancio dell’Italia unita, calcola la Ragioneria generale in una ricerca dedicata alla «Spesa dello Stato dall’unità d’Italia. Anni 1862-2009», valeva poco più di 4 miliardi di euro ai valori 2009 ed era ancora compilato in base alla legge Cavour del 1853. Centocinquant’anni e 11 regi decreti e leggi dopo siamo arrivati ai 798,5 miliardi iscritti dall’ultimo Def per il 2011: 720,5 di spese correnti, (244 solo di pensioni e 305 di spese sociali) e 78 di interessi sul debito. In mezzo due guerre mondiali, il passaggio da monarchia a Repubblica, il boom economico, lo choc petrolifero del ’73, l’esplosione del debito. Fino al 1915 la spesa pubblica non arrivava al 15% del Pil, oggi siamo oltre il 50%. Rispetto ad altri Paesi spendiamo di più per mantenere lo Stato, per welfare e sanità, molto meno per istruzione e sicurezza. *** Primo bilancio dopo l’Unità: vale 4 miliardi 1862 Ai valori 2009 il primo bilancio dello Stato italiano dopo l’unificazione valeva 4 miliardi e 55 milioni euro e più di un terzo delle spese (37,7%) andava alla difesa nazionale. Le spese generali assorbivano il 32,4%, lo sviluppo l’11,6%, istruzione e cultura l’1,6%. *** Un quinto delle spese allo sviluppo 1900 All’inizio dell’ultimo secolo del millennio scorso all’Italia bastavano 7,2 miliardi di euro per funzionare, ma quasi la metà veniva assorbito dalle spese di amministrazione generale, 21,5% alla difesa, 20,3 allo sviluppo. Per la prima volta la cultura toccava quota 3%. *** Il boom della Grande Guerra 1915 Il bilancio del primo anno di conflitto è pari a quasi il doppio dell’anno che lo precede: si passa infatti da 15,9 a 28,2 miliardi. Il 69,8% è destinato alla difesa, quota che sale poi al 74,4% l’anno seguente. A farne le spese tutte le altre voci, soprattutto le spese generali. *** La Crisi del ’29 ancora non morde 1929 Nell’anno della Grande depressione il bilancio dello Stato non mostra sussulti particolari: 19,5 miliardi di budget, per il 39% destinato all’amministrazione generale, poi 16,7 alle attività economiche, 19,5 alla Difesa. Welfare al 7%, come giustizia e istruzione. *** Nuova impennata causa guerra 1940 Nel primo anno della Seconda Guerra Mondiale le spese dello Stato passano dai 40,9 miliardi del 1939 a 56,3, per arrivare a toccare un picco di 70,1 nel 1942. Le spese per la difesa tornano così ad assorbire tra il 50 ed il 60% del bilancio. Cresce anche la spesa sociale. *** In un secolo bilancio decuplicato 1961 Sono gli anni del boom economico e della crescita esponenziale della popolazione, il bilancio arriva a quota 55 miliardi di euro. Impennata al 15,2% delle spese per cultura e istruzione che nel ‘65 toccheranno addirittura il 19%. Poco meno delle spese generali. *** Superato il traguardo 100 miliardi 1968 Il boom economico che continua fa sfondare la soglia dei 100 miliardi di bilancio (25,6% agli interventi in campo economico, appena il 22,5 alla macchina generale dello Stato). Sono gli anni della contestazione e le spese militari crollano al 9,7%. *** La zavorra dello choc petrolifero 1977 L’anno del primo choc petrolifero assesta un colpo ferale alle casse dello Stato: il bilancio balza a 221 miliardi, 306 due anni dopo. Ed esplode il peso dei nostri debiti: dal 4,8% del ‘77 si passa al 18,1% del ‘79, sino a toccare il 22,1% nel 1980. *** Ultimo anno di conti fuori controllo 1990 L’inizio dell’ultimo decennio del secolo scorso segna il declino definitivo delle spese militari che scivolano per la prima volta sotto il 3% su un totale di 588,7 miliardi. Di qui in avanti il bilancio dello Stato arresta la sua galoppata senza controllo. *** L’insostenibile fardello del debito 2000 All’inizio del nuovo millennio il bilancio dello Stato valeva 662,5 miliardi di euro. E quasi un terzo di questa cifra (30,3%, 33,7% nel 2003) era destinata al rimborso di prestiti. La spesa sociale scende al 18,4%, mentre tutte le altre voci sono più o meno stabili.