Una deputata, Libero 1/5/2012, 1 maggio 2012
GLI ONOREVOLI SPRECHI DI CARTA E PELLE
L’esperienza aiuta. Alla Camera ci vivo da quasi 6 anni, vedo e rifletto. La mia attenzione si concentra su due voci di spesa: carta e pelle. Cominciamo dalla carta. Quando sono arrivata alla Camera, nel 2006, l’azienda mi ha fornito, come se fossi una brava scolaretta, la cancelleria. Mi viene in mente quel meraviglioso primo film di Ermanno Olmi «Il posto». Il protagonista, al suo primo impiego, si siede al posto di lavoro e gli forniscono una matita,una gomma da cancellare e un blocchettino di carta. Sottolineo «una». A me arriva invece la cosiddetta dotazione annuale di cancelleria. Una marea di scatoloni. Ne apro uno: centinaia di buste piccole, da lettera, con l’intestazione Camera dei deputati, che troverò dappertutto. Ne apro un altro: centinaia di buste di media grandezza. Un altro ancora: i bustoni formato A5. Ancora: un altro tipo di busta normale, meno pregiata. Guardo il primo dei due armadi di cui è dotato il mio ufficio. Metà è già pieno. Continuo ad aprire. Una marea di contenitori metallici per l’archiviazione dei documenti. Dieci li metto nel secondo armadio. Gli altri dieci, o forse più, sul tetto della libreria. C’è un pacchetto di cartelline, belle, bianche bordate di verde chiaro: utilissime e purtroppo pochissime. E poi, ecco i fogli di carta: risme formato lettera, formato letterina, cartoncini, carta per fotocopie. L’armadio scoppia. Devo andare al secondo. Continuo ad aprire: penne, pennarelli, evidenziatori, due tipi di cucitrici con decine di scatolette di punti di ricambio, forbici, nastro adesivo, gomme morbide e dure, matite, elastici, colle liquide e cremose, Post-it di vari formati, fa punte per le matite, e poi cd, dvd, strutturine per archiviarli. Un cassetto della scrivania è tutto pieno.
Sono alle prime armi, ma mi chiedo: quanto ci metterò a consumare tutta questa roba? Un anno, due anni, tutta la legislatura? Oppure meno? Tranquilla, se finisci tutto in tre mesi, puoi chiedere la dotazione trimestrale. Tutto quanto detto sopra diviso per quattro. Un giorno mi viene a trovare un impiegato della Regione. Vede tutto questo ben di Dio e imbarazzato mi chiede: posso prendere un po’ di matite? Qualche biro? Oh, che belli i Post-it. Ma guarda, i cD. Noi non abbiamo nulla. Se ne va con la borsa piena. In sei anni, credo di aver chiesto due dotazioni annuali. Radiocamera parla di richieste trimestrali continue da parte dei miei colleghi. Tutto legittimo, per carità. Credo si sia formata una cordata di assistenza di cancelleria a tutti quegli uffici pubblici che ne sono sprovvisti: uffici di polizia, carabinieri e vigili, uffici comunali, provinciali e regionali. Escludo l’Agenzia delle entrate ed Equitalia.
Veniamo ai costi. Quanto può costare una dotazione annuale? Poiché siamo alla Camera in 630, non credo meno di tre milioni di euro anno. Basta ridurre del 50% la dotazione gratuita, e abbiamo risparmiato un milione e mezzo di euro. Ma siamo in piena era internet. Usiamo per comunicare sempre meno carta. E allora potremmo fare grandi risparmi, parecchie decine di milioni di euro, eliminando la versione cartacea della rassegna stampa, che tutti si possono leggere sul sito della Camera. Una sola cosa deve restare: la documentazione dell’aula. Per non parlare dei biglietti augurali, che sono dati gratuitamente ogni Natale ai parlamentari. Non li usa più nessuno, ma sono sempre stampati. Infine, l’altra voce di spesa: la pelle. E per pelle intendo le copertine delle agende. Ogni fine anno ci vengono date gratuitamente una agenda grande con lussuosa copertina nera, in vera pelle made in Italy e due piccole agende tascabili, sempre con copertina in pelle. Tutte e due con inciso sopra il proprio nome. Così è stato quando sono entrata in Parlamento. Nel nuovo anno mi aspettavo di ricevere il ricambio interno. E invece no. Sempre le agende integre. A casa ho una pila di copertine in pelle. Ma è mai possibile? Io mi chiedo se non sia possibile avere solo i ricambi. Scopro che esiste un magazzino sotterraneo dove oltre ai ricambi ci sono tante altre belle cosette, che non cito per carità di patria. Sono in pochi a sapere che esiste. Se penso a tutte quelle copertine in pelle che si buttano via, uno spreco che vale qualche milioncino di euro, mi chiedo se non sia arrivato il momento, in piena campagna demagogica contro la Casta, mettere mano agli sprechi dell’Azienda Camera, tagliando tutte quelle voci di spesa non essenziali. Un taglio netto, drastico, che vada anche a chiudere il ristorante aperto alla sera. Che senso ha tenerlo aperto quando a mangiare ci vanno quattro gatti? Lo si tiene aperto solo quando i lavori in aula sono in notturna. Mi fermo qui. Qualcuno dirà: sono briciole di risparmio. Qualche decina di milioni di euro non sono briciole, se si pensa che non riusciamo, uno dei tanti esempi, ad assegnare 20 milioni di euro per il sostegno territoriale ai servizi per i malati affetti da malattie rare. Ci vorrebbe una commissione apposita, fatta di parlamentari, non onerosa, costituita al fine di studiare e concretizzare la razionalizzazione dell’impiego delle risorse «aziendali».
Una deputata