Roberta Zunini, il Fatto Quotidiano 27/4/2012;, 27 aprile 2012
TAYLOR E I DIAMANTI DI SANGUE UNA CONDANNA È PER SEMPRE
Non è stata certo solo la deposizione-passerella della top model Naomi Campbell davanti al tribunale speciale per la Sierra Leone dell’Aja, nell’agosto del 2010, a convincere la corte a emettere la sentenza storica di condanna nei confronti dell’ex dittatore liberiano Charles Taylor per crimini contro l’umanità. Ma l’inconsapevole ammissione da parte della “pantera nera”, di aver avuto in dono “solo un sacchetto di pietre sporche”, è stata la pistola più fumante, la prova più eclatante delle menzogne che Taylor aveva cercato di far digerire ai giudici internazionali. L’azzimato nonché spietato satrapo, dopo essere stato catturato in Nigeria nel 2006 e portato nel carcere per criminali di guerra di Leidschendam, durante le udienze aveva infatti più volte spergiurato di non aver mai posseduto diamanti grezzi.
Se l’avesse fatto, avrebbe implicitamente confermato l’accusa mossagli da più parti, di aver barattato i preziosi con armi che servivano a rifornire i miliziani del Ruf, impegnati a mutilare, stuprare, ridurre in schiavitù e uccidere migliaia di civili, per ben dieci anni, dal 1991 al 2002, durante la guerra civile nella confinante Sierra Leone.
Ancor più dell’enorme diamante tagliato, donato direttamente da Taylor alla Campbell, davanti agli occhi sbalorditi dell’attrice Mia Farrow (al termine di un ricevimento nella residenza di Nelson Mandela in Sudafrica), sono stati i diamanti grezzi a confermare il suo fondamentale ruolo nella guerra civile della Sierra Leone. I guerriglieri del Ruf, noti per la loro “gentilezza” quando si trattava di mutilare a machetate le braccia delle donne, dei vecchi e dei bambini: “Preferite manica lunga o corta?”, erano riusciti a controllare le zone minerarie, facendo estrarre senza sosta i diamanti da una massa di schiavi controllati da bambini soldato, rapiti ai loro genitori e drogati per farne dei killer senza scrupoli.
I DIAMANTI appena estratti sembrano pietre sporche, ma per lavorarli c’era tempo e una volta arrivati in Liberia venivano trattati per essere rivenduti. Un business che ha reso Taylor ricchissimo, temutissimo e dunque sempre più forte politicamente. La giustizia però, fuor di retorica, per una volta ha trionfato e il 30 maggio, quando verrà deposta la sentenza, si saprà quale sarà la sua pena. Che non potrà essere bassa visto che Taylor è ritenuto colpevole di ben 11 tipologie di crimine tra cui “aiuto materiale, assistenza e sostegno morale ai ribelli, di aver avuto influenza sostanziale sulle milizie”.
Sentenza definita storica dalla rappresentante della politica estera europea Catherine Haston, dagli Usa e dal segretario dell’Onu Ban Ky-moon che ha dichiarato: “È una pietra miliare per la giustizia penale internazionale, essendo la prima condanna in assoluto di un ex Capo di Stato da parte della Corte Speciale” dai tempi del processo di Norimberga. Si tratta di un segnale forte nei confronti di tutti i leader che sono e saranno ritenuti responsabili per le loro azioni. “Il Tribunale Speciale per la Sierra Leone è un modello eccellente di partenariato con l’Onu per realizzare l’obiettivo comune di consegnare alla giustizia i soggetti colpevoli di gravi crimini contro l’umanità”. Il processo è durato 7 anni. Dal carcere dorato di Leidschendam - i detenuti hanno una sala relax, una sorta di spa e la possibilità di ricevere le mogli, lontano da occhi indiscreti - dove si trova rinchiuso anche il serbo Mladic, Taylor verrà portato in Inghilterra. Ma ancora non si sa dove sconterà la pena.