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 2012  aprile 27 Venerdì calendario

Due articoli – COME RISCRIVERE «GOMORRA» MEGLIO DELL’ORIGINALE – La battuta viene facile e anche un po’ greve: dopo Sodoma, Walter Siti si è messo a esplorare Gomorra

Due articoli – COME RISCRIVERE «GOMORRA» MEGLIO DELL’ORIGINALE – La battuta viene facile e anche un po’ greve: dopo Sodoma, Walter Siti si è messo a esplorare Gomorra. Resta però che il nuovo libro dello scrittore modenese trapiantato a Roma (Resistere non serve a niente, Rizzoli, pp. 317, euro 17, in uscita il 2 maggio) è ciò che il bestseller di Roberto Saviano avrebbe potuto essere e invece non è: un grande romanzo. Un’opera capace di affrontare la criminalità organizzata da un punto di vista inedito e coinvolgente, senza ombra di moralismo, semmai con una curiosità feroce e a tratti autolesionistica. Breve sunto della storia. Il protagonista si chiama Tommaso e rappresenta un concentrato della poetica di Siti. Viene dalle borgate romane che Walter ha scandagliato divinamente in Il contagio. È pieno di soldi e frequenta il mondo televisivo con corredo di feste siliconate che abbiamo amato in Troppi paradisi. Non a caso è a uno di questi party per arricchiti che lui e l’autore (al solito personaggio del racconto, anche se non centrale come nei lavori precedenti) si incontrano e fanno amicizia. Soprattutto, Tommaso ha un rapporto difficile col proprio corpo. Da bambino era obeso, poi si è liberato della zavorra di grasso e rotoli grazie a un’operazione che gli ha lasciato profonde cicatrici, tali da farlo sembrare un orsacchiotto di pezza ricucito alla bell’e meglio. La fissa del corpo Come negli altri romanzi di Siti, anche stavolta il filo conduttore è l’ossessione. Nessuna traccia, tuttavia, dei body builders scolpiti nella pietra che attanagliano l’immaginazione dello scrittore. Qui l’idea fissa è il denaro. Il mondo in cui il protagonista si aggira, talvolta annaspando, è zeppo di adoratori di Mammona. È un universo pervaso dalla prostituzione, che è totale, diffusa in ogni segmento dell’esistenza. Ci sono le barche faraoniche, le case così gonfie di quadri e rifiniture da risultare stomachevoli. Ci sono le «escort». Lo stesso Tommaso è fidanzato con una olgettina, una che è stata davvero in visita notturna all’ex premier. Tutto questo, dicevo, è descritto senza giudizi morali. Ciò che sulle pagine di Repubblica (anche negli articoli di Saviano) è stato trasformato in un feuilleton traboccante di Ruby e di leccapiedi che ammollano buste ripiene di banconote, qui diventa indagine sull’animo umano, frutto di invenzione ma anche giornalisticamente più seria dei romanzi costruiti con le intercettazioni. Insomma: siamo di fronte a uno dei libri più belli, meglio scritti e più importanti degli ultimi anni. Così affascinante che gli perdoniamo pure qualche inutile punzecchiatura a Berlusconi. Squalo nel mare Ma veniamo al dunque. Il ricco Tommaso è uno spericolato operatore finanziario. Gioca in Borsa e incassa un sacco di soldi. È uno squalo e ne è contento. Attenzione però: non si limita a lavorare per una banca d’affari. Egli è al servizio di qualcosa di molto peggiore: la criminalità organizzata. Questo è il cuore della storia, di cui non sveliamo i dettagli per non togliervi il piacere di scoprirli. Il protagonista si muove su un confine labile, fa dentro e fuori dalla legalità. All’apparenza, il suo è un mestiere discutibile, cinico e spietato, ma tecnicamente onesto. Pur trovandolo a tratti ripugnante già prima – uno che non si fa scrupoli a speculare con i denari di un cliente non è molto stimabile – restiamo sgomenti solo quando apprendiamo che è un dipendente della mafia. Una mafia nuova, che si è levata le scarpe grosse dei contadini di Corleone. Niente lupare né sgozzamenti o bombe sulle auto. È una mafia che si arricchisce soprattutto ripulendo soldi, muovendosi sui mercati internazionali. Una rete così polverizzata e pervasiva da confondere le idee: cosa è legale e cosa non lo è? Quando si comincia a essere «cattivi»? Qui sta il problema. Nel libro s’aggira una convinzione che già permeava Gomorra. Ovvero che la mafia – questa nuova mafia – sia la prosecuzione naturale del capitalismo con altri mezzi. Saviano scriveva che i boss si muovono come capitani d’industria, e sembrava suggerire che talvolta pure i capitani d’industria agirebbero volentieri come boss. Ma affrontare questi argomenti discutendo di Gomorra non è mai stato possibile: Saviano è stato santificato, criticare la sua opera voleva dire schierarsi a prescindere con la camorra. Quindi la questione è caduta nel vuoto o quasi. Con Siti, invece, ci piacerebbe entrare nel merito. E chiarire che la criminalità, semmai, è una metastasi del sistema (per usare il termine coniato da Gianluigi Nuzzi e Claudio Antonelli in un saggio citato dallo stesso Walter). Il tumore è la mafia, non il capitalismo. Il denaro non è di per sé sterco demoniaco e non tutti i ricchi sono seguaci di Mammona. Il mercato funziona quando è libero, mentre la mafia è tutto il contrario della libertà: è vessazione, monopolio imposto con la violenza. Falò delle vanità Invece, nello splendido libro di Siti, appare come una inevitabile evoluzione dell’attuale sistema economico. Che noi per primi condanniamo quando si stacca dalla realtà e diventa fumisteria finanziaria. Siti ha scritto un Falò delle vanità italiano, ma nel libro di Tom Wolfe la degenerazione del capitalismo era condannata e messa in evidenza, salvando il resto. Nel suo romanzo, invece, il male sembra risiedere alla radice: nel modello economico occidentale. Tuttavia, se un modo per sconfiggere le mafie esiste, si chiama libero mercato. Francesco Borgonovo Estratto: NELL’OCCIDENTE DELLE ESCORT IL SESSO È IL NUOVO DENARO – Le scimmie cappuccine sono quelle con la faccia nuda, il manto color frate e il cappuccio bianco; Keith Chen, docente di Economia a Yale, ne ha addestrate sette (quattro femmine e tre maschi) all’uso del denaro. Ha cominciato distribuendo nelle gabbie dei piccoli dischi di metallo con un foro in mezzo: le scimmie li annusavano, li addentavano e poi li buttavano via. Ma pian piano si sono accorte che fin che avevano i dischi tra le dita venivano rifornite di frutta dai ricercatori, mentre la frutta spariva appena li gettavano. Così hanno imparato a tenerseli in mano fin che non ricevevano la frutta, anzi a scambiarla coi dischi (che da quel momento per loro erano diventati denaro a tutti gli effetti). Chen, allora, ha provato a differenziare i prezzi delle banane e delle mele: tre dischi per una banana, uno solo per una mela – anche i comportamenti si sono differenziati in conseguenza: chi appena avuto un disco lo scambiava subito con una mela, chi amando le banane preferiva aspettare e accumularne tre. Due diverse categorie di consumatori. Dopo parecchi altri esperimenti altrettanto istruttivi (tipo provocare un improvviso rialzo dei prezzi e poi un inspiegabile ribasso), Chen ha voluto vedere come reagissero le scimmie a una ricchezza inaspettata e ha immesso nella gabbia, di colpo, tantissime monete: tutte le cappuccine si sono affrettate ad arraffare più monete che potevano per fare incetta di frutta. Tutte tranne una, un giovane maschio – che invece, dopo aver ammassato un bel gruzzolo, si è avvicinato a una femmina e traendola in disparte gliel’ha deposto ai piedi. La femmina s’è accoppiata subito col donatore, poi ha raccolto il gruzzoletto e si è avviata anche lei a comprare la frutta. Primo caso sperimentale, tra gli animali, di sesso offerto in cambio di denaro. Questa parabola etologica, estranea com’è a troppo frettolosi e ingombranti parametri morali, può dimostrarsi un buon punto di partenza; soprattutto perché il comportamento ha avuto luogo in un contesto di abbondanza e non di privazione (la giovane femmina avrebbe potuto procurarsi i dischi di metallo da sola, e comunque nessuno stava soffrendo la fame). Da qualche tempo, assecondando un’indignata spinta a «chiamare le cose col loro nome», molti hanno insistito che le cosiddette escort non sono altro che prostitute (o troie, o mignotte); le parole hanno un peso, in genere quando una parola nuova si afferma è segno che è accaduto qualcosa di nuovo nella realtà. Come i pendolari stipati sui treni locali sembrano ormai incomparabili per natura ai manager che interrogano i loro iPad sul Frecciarossa, così le prostitute di strada e i loro clienti hanno l’aria di appartenere a una diversa umanità rispetto al variegato e sfumatissimo panorama delle (e degli) escort: a mondi separati, parole separate. Le riflessioni che seguono si riferiranno soltanto al mondo ricco o comunque benestante, perché la miseria e il bisogno (oltre a pretendere pietà e rispetto) introducono troppo rumore di fondo nella già complicata faccenda del corpo e del desiderio. Nell’universo delle escort, e nella zona di alta gamma della Rete, è davvero il corpo quello che si vende? Molti pensano che sia piuttosto l’immagine, tant’è vero che il medesimo corpo, quando è valorizzato da foto o passerelle o tivù, aumenta di prezzo; e le donne (o gli uomini) che si vendono lo sanno talmente bene che affollano le palestre per migliorare la loro immagine assai più che le loro prestazioni sessuali. Il valore d’uso della merce (l’atto sessuale) è largamente superato dal suo valore di scambio, come icona del lusso e status symbol. E dunque si paga il lavoro che è stato necessario per produrre la merce, compreso il trasporto (vedi il successo di molte escort esotiche, che portano con sé il brivido di lingue e Paesi lontani). Con la pansessualizzazione degli ultimi trent’anni, anche il sesso è diventato un mediatore universale esattamente come il denaro; entrambi si impregnano di un riflesso d’assoluto – il denaro per l’infinità di cose in cui riesce a trasformarsi («divinità che congiunge gli impossibili e li costringe a baciarsi» lo definisce Shakespeare nel Timone d’Atene); il sesso perché, sganciato dall’amore, ne ha conservato tuttavia un profumo d’infinito. Molti imprenditori, lo sappiamo, pagano i politici direttamente in russe, o lituane; più che una merce, il corpo diventa moneta – e se diventa esso stesso, come il denaro, l’equivalente generale di molti specifici beni, allora non deve avere caratteristiche troppo individuanti; di qui l’omologazione estetica, ottenuta con la chirurgia o con mezzi più soft come l’abbigliamento e il trucco. Se il corpo diventa moneta, che cosa compra esattamente il cliente quando cerca la compagnia di una escort? Con tot euro, o dollari, compra un altro tipo di moneta che può eventualmente scambiare per ottenere più ambiziosi e immateriali favori. La prostituzione, in questo caso, somiglia a un commercio di valuta. Walter Siti