Camillo Langone, Libero 27/4/2012, 27 aprile 2012
MISTERO GRILLO: PIACE A SINISTRA MA È DI DESTRA
Adesso lo fischiano, adesso lo fischiano. Me lo sono detto molte volte durante il comizio di Beppe Grillo a Parma. Adesso lo fischiano, adesso lo fischiano: ma non l’hanno fischiato mai. Strano, commentavo fra me: sta dicendo cose squisitamente di destra mentre gli spettatori hanno facce piuttosto di sinistra per non parlare dei candidati insieme a lui sul palco, che di sinistra hanno pure il resto, a cominciare dal conformismo ambientalista. Poi mi sono ricordato che il popolo è sovrano, mica intelligente, e che la politica come l’amore si regge sempre sull’equivoco. L’incomprensione, nella piazza parmigiana così come sulla scena nazionale, è tale che il tribuno genovese può raccogliere simpatie progressiste con argomenti conservatori. Quali? Eccoli. Il primo è senza dubbio la nazione: Grillo non fa che scagliarsi contro le istituzioni sovranazionali, propugna la fuoriuscita dall’euro e quindi il ritorno alle vecchie monete e ai sacrosanti inviolabili confini. Grosso modo il programma della cara Marine Le Pen e di tutta la destra sovranista (di cui in Italia purtroppo si sono perse le tracce). Il secondo è l’immigrazione, che al comico-politico non piace per niente. Adesso lo fischiano, adesso lo fischiano, mi dicevo nel piazzale della Pilotta (un fallimento urbanistico che di solito pullula di spacciatori arabi) quando si è messo a parlare degli operai cinesi che tolgono il lavoro agli operai italiani. Si è spinto troppo in avanti, pensavo, adesso perfino questi lenti di riflessi che mi circondano capiranno che sul palco c’è il nuovo Borghezio, adesso lo fischiano per davvero. E invece niente, i lenti di riflessi applaudivano. Un po’ meno intensamente che alle battute contro la casta, è vero, ma applaudivano.
SCATOLE CINESI
Segno che i cinesi stanno sulle scatole pure a loro. Segno che serpeggia ovunque, in ogni schieramento, la voglia di protezionismo e di dogane. Anche se nessuno lo avrà letto condividono il pensiero dell’economista Ha-Joo Chang (niente paura, non è cinese, è coreano): «Gli Stati Uniti, l’Inghilterra, la Francia, la Germania, tutte le potenze economiche hanno costruito la loro fortuna applicando dazi alle frontiere, sovvenzionando le industrie con denaro pubblico e proteggendole dalla concorrenza». Nel piazzale che dopo la guerra si chiamò “piazzale del Partigiano” (per via di un orrendo monumento trinariciuto) e che poi venne ridisegnato dall’architetto svizzero Botta con lo stile più insignificante e cosmopolita che si potesse immaginare, aleggiava un’antica idea: il suo nome è autarchia.
LIBERTÀ PERSONALE
Dopo la nazione e l’immigrazione il terzo argomento che fa di Grillo un uomo oggettivamente di destra è la libertà personale. Altro che il Berlusconi prima maniera! Se tutti i grillini fossero come il loro duce (pardon, fondatore) il Movimento 5 Stelle sarebbe la nuova Casa delle Libertà. Sul palco di Parma, Grillo si è scaldato davvero solo quando ha cominciato a tuonare contro le tasse, con accenti che mi hanno ricordato gli anarco-capitalisti americani letti nelle edizioni Liberilibri. Tutta roba alla destra di Reagan, il formidabile presidente che ebbe a dire: «Lo Stato non è la soluzione dei problemi, lo Stato è il problema». Per il Beppe nazionale il problema è lo Stato tassatore, e come dargli torto. Il suo slogan potrebbe essere «Padroni del proprio portafoglio ». Al microfono del palco di Parma grida un’idea meravigliosa che si chiama «destinazione d’uso delle tasse». Non si deve pagare a scatola chiusa, prima bisogna capire dove vanno a finire i nostri soldi.
IL DOVERE AMORALE
Musica per le mie orecchie esattamente come le parole pronunciate di recente dal grande biblista don Carlo Rusconi: «Sentendo persone autorevoli dire che pagare le tasse è un dovere morale, mi sono chiesto come mai. C’è il rischio di invitare i cristiani a commettere atti profondamente immorali». Secondo il sacerdote riminese le tasse vanno pagate a due condizioni: «Primo: dovrei arrivare a dimostrare che il sistema fiscale italiano è equo, perché se non dimostro questo il mio pagare le tasse è un’ingiustizia. Secondo: dovrebbe essere possibile pretendere che dalle mie tasse non sia prelevato niente per finanziare l’aborto di Stato o le guerre». Penso che Grillo e Rusconi non si conoscano, e temo che se si conoscessero non si apprezzerebbero: perché Grillo è di destra, certo, ma non della destra divina, quella destra che non ubbidisce alle ideologie però ubbidisce a Dio.
Sul palco di Parma non tirava aria buona per la Chiesa, demagogicamente accusata (non ho capito bene, anche l’amplificazione era al risparmio) di colpe tipo esenzioni Imu oppure otto per mille, le solite filastrocche anticristiane.
E anche per questo Grillo non avrà il mio voto. Ma per essere di destra è di destra, sappiatelo.
Camillo Langone