Paolo Passamai, A&F Repubblica, 30/4/2012, 30 aprile 2012
Benetton, Rana, Pesenti, Ferrero è arrivato l’autunno dei patriarchi– Quando racconta le vicende di famiglia, che hanno portato qualche hanno fa all’esplosione dell’impero industriale messo assieme in sei generazioni e massimamente dal nonno Gaetano, Matteo Marzotto ripete sconsolato che chi semina vento raccoglie tempesta
Benetton, Rana, Pesenti, Ferrero è arrivato l’autunno dei patriarchi– Quando racconta le vicende di famiglia, che hanno portato qualche hanno fa all’esplosione dell’impero industriale messo assieme in sei generazioni e massimamente dal nonno Gaetano, Matteo Marzotto ripete sconsolato che chi semina vento raccoglie tempesta. Intende dire che il passaggio del testimone, dalla linea di comando composta dagli zii Pietro, Paolo, Giannino e da suo padre Umberto, è stato gestito esaltando tutti i motivi per litigare. E così Valentino è finita sotto il controllo di un fondo e i Jolly Hotels sotto la spagnola Nh. Non è andata meglio ai Coin o ai Tabacchi (Safilo, secondo player dell’occhialeria, è finito agli olandesi di Hal). A proposito di tempesta, a parte le burrasche interne alle mura di casa, tanto più difficile gestire il ricambio generazionale in cabina di regia se fuori imperversa appunto la tempesta perfetta, da ormai quattro anni e senza che accenni a passare. Ne hanno dichiarato consapevolezza nei giorni scorsi Alessandro Benetton e Enrico Carraro, cui rispettivamente i patriarchi/padri Luciano e Mario hanno consegnato le chiavi della fabbrica. Fabbrica cui è legato mezzo secolo di storia sociale e economica d’Italia e non di meno l’interrogativo sul nostro futuro manifatturiero e sulla tenuta del sistema Paese. Non esiste una ricetta buona per tutti. Leonardo Del Vecchio, per esempio, che ha la stessa età di Luciano Benetton essendo nato pure lui nel maggio 1935, ha deciso di non assegnare la primazia a nessuno dei suoi sei figli. E tutto questo nonostante Claudio, che ha oggi 55 anni, abbia dato ottima prova di sè prendendo in mano e rilanciando, contro il pronostico generale, il marchio per eccellenza della camiceria americana qual è Brooks Brothers. Ma Leonardo ha deciso di affidare la sua Luxottica a manager esterni come Andrea Guerra, accompagnato da consiglieri indipendenti dello standing di Roger Abravanel o Claudio Costamagna. Azienda di famiglia, non certo casereccia. E così Claudio Del Vecchio ha volentieri voluto per sé, d’intesa con il padre, il mestiere di azionista a Agordo e di imprenditore oltreoceano. E però il tema della leadership, nei panni di chi traccia le strategie da azionista, pende pure a Agordo. Complicato e insieme delicatissimo che arrivino in serie, dietro a coloro che hanno partecipato da protagonisti alla costruzione dell’Italia sesta potenza economica mondiale, tanti e tanti "figli di" alle leve di comando. Il tema della successione è notoriamente aperto a casa Berlusconi, ma la questione del leader riguarda pure Caprotti, Pesenti, Ferrero, Merloni, Malacalza, Zoppas e una lunga schiera di esponenti di primo piano dell’establishment imprenditoriale. Implica anche un cambio di mentalità, di formazione, di attitudine alla vita. Implica un nuovo ceto dirigente che si va formando e aggregando, e in questi tempi con ritmi accelerati. Andrea Pittini, fondatore e tuttora presidente delle Ferriere Nord, aveva sedici anni quando nel dopoguerra andava per le campagne friulane a raccogliere le carcasse di camion e carrarmati, residuati bellici che portava poi in fonderia. Da quei rottami ha tirato fuori una fortuna. Tocca ai figli Marina e Federico fare i conti con l’eredità e la presenza di un padre trascinante e vulcanico, sempre in prima linea. Allo stesso modo, Fabio De’ Longhi, pure da amministratore delegato del gruppo dei piccoli elettrodomestici che porta il nome di famiglia, è alle prese con la figura carismatica e piena di energia di suo padre Giuseppe. Poco conta che Bepi De’ Longhi vesta i panni nobili del presidente, apparentemente non operativi: il passaggio del timone è materia lunga e piena di sfumature. Ne sa qualcosa pure Alberto Zanatta, che da direttore generale di Tecnica ha assunto la sfida di riconfigurare la creatura del padre Giancarlo, ossia il principale produttore di scarponi da sci al mondo. Mica facile fare meglio del fondatore, che peraltro in fabbrica continua a andarci tutti i giorni. E a suo modo nemmeno Ennio Doris molla la fabbrica che ha costruito, lui che va fiero d’essere l’unico a avere Berlusconi come socio alla pari. Non vi è dubbio su chi sia l’erede tra i due figli di Ennio Doris e Lina Tombolato. Massimo Antonio è vice presidente di Mediolanum e amministratore delegato di Banca Mediolanum. La sorella Annalisa Sara è presidente della Fondazione Mediolanum, con l’obiettivo di seguire le attività sociali dell’omonimo Gruppo finanziario. Massimo Antonio sta seguendo un cursus honorum da lungo tempo pianificato, fin da quando il padre lo ha spedito a vendere polizze in Spagna. Ma che la banca sia ancora "tutta intorno" a Ennio lo testimonia giorno dopo giorno lo spot tv. L’azienda ha la sua faccia. Giusto e naturale, forse. Ma non ha fatto allo stesso modo Gianni Zonin, che per raccontare le cantine e il prosecco ha messo in gioco negli spot il figlio Francesco. Un altro imprenditore che ha prestato, e con gran successo, la sua faccia alla réclame in tv per raccontare di ravioli e tortellini si chiama Giovanni Rana. All’ingresso dell’azienda è parcheggiato, sorta di "memento" utile a ricordare le origini, il motorino rosso con cui Giovanni consegnava a domicilio la pasta. Origini umili. Grande intuito e capacità di rischiare. Di tutt’altra pasta, vien proprio da dire, è il figlio Gian Luca. Che ha studi e master, e nella cultura dei processi industriali e finanziari ha i suoi punti di forza. Gian Luca da tempo ha in mano le redini, il padre non per questo ha smesso di vivere in fabbrica e di prestare il suo estro creativo alla crescita dell’azienda (a tutto tondo familiare). Pianificare resta il must, materia di buon senso prima ancora che di blasonati consulenti e corsi Mba. Altrimenti, in assenza di designazioni e patti, in assenza di passi indietro per tempo dei capostipiti, di stabilire a chi andrà la corona se ne occupa il destino. Pensiamo alla vicenda dei fratelli Bruno e Santo Mastrotto, il cui gruppo conciario rappresenta l’1% della produzione mondiale. Sono finiti nel ciclone di una indagine giudiziaria per evasione fiscale, che pretende facce nuove alla guida dell’azienda. Magari toccherà a Chiara, 36 anni, master e cariche confindustriali, tutt’altra silhouette da padre e zio, che le pelli hanno iniziato a conciarle da ragazzi nella cucina di casa. Vedremo dunque come Chiara, con fratelli e cugini interpreterà il mestiere d’imprenditore. «Fare, immaginare, essere innovativi: questo faceva, fa e dovrà sempre fare un imprenditore». Con queste parole qualche giorno fa Luciano Benetton ha accompagnato sulla barra del timone la mano di suo figlio Alessandro, che ha 48 anni e dunque appena un anno di più di United Colors. Nell’ex fabbrica lane di Castrette, dove è quasi completato il museo di casa Benetton, con gli studios e l’arena per le sfilate, nella collezione dei poster accanto alla celebre immagine di Luciano nudo compare il viso di un ragazzino che pubblicizza pure lui i celebri maglioni colorati. Il ragazzino è Alessandro, che da allora sia pur carsicamente studiava come dare una mano all’impresa di casa. Da due anni lo studio si era fatto più intenso, dato che faceva il vicepresidente esecutivo. Adesso è arrivato il suo turno. «Ha dimostrato dice di lui suo padre Luciano anche nella sua storia imprenditoriale, creando 21 Investimenti, che non è tipo da mollare. E i risultati ne sono una prova. Per carattere vuole che le sue iniziative abbiano successo, e così sarà». Luciano Benetton resta da consigliere nel gruppo che porta il nome dei quattro fratelli che l’hanno inventato. Ora ha il programma di compiere il giro del mondo in barca a vela. Buon vento, lo auguriamo a lui ma soprattutto a suo figlio Alessandro, che in azienda ha dinanzi la responsabilità di reinventare un mondo a colori quando impera il grigio.