Fabrizio Roncone, Corriere della Sera 30/04/2012, 30 aprile 2012
LA CAPITALE FUORILEGGE SOTTO GLI OCCHI DEI VIGILI —
Dolcissima sera, l’incanto di piazza Farnese nel riverbero dei lampioni, quando all’improvviso entra una Bmw coupé che, rombando, va a inchiodare davanti al ristorante Camponeschi.
Il tipo che apre lo sportello è basso, tarchiato, ha il viso ovale, un sigaro tra le dita, la camicia bianca sbottonata al collo. Scende e va a prendere posto in una tavolata rumorosa, dove viene accolto da un coro affettuoso: «Lu/i/ggi/no! Lu/i/ggi/no!».
Segue applauso.
Seguono risate.
Chi può permettersi un simile ingresso in una delle più belle piazze di Roma?
Sul cruscotto della Bmw non c’è traccia di permessi speciali.
Sul muro, all’angolo con via dei Baullari, un cartello: «Area pedonale».
Due vigili urbani assistono distrattamente alla scena. Uno fuma, l’altro sbadiglia, guarda l’orologio, sbadiglia ancora. Poi si volta.
«Cerca qualcosa? Ha bisogno di qualcosa?». (Tono sgarbato).
Mi chiedevo perché quel signore può parcheggiare la sua auto lì, mi chiedevo perché non gli facciate una multa e non chiamate un carro attrezzi.
«Perché perché perché...».
Ecco, sì: perché?
(A questo punto interviene quello che stava fumando, e che sembra essere il più alto in grado).
«Senta, me sa che lei nun cià niente da fa’, eh?».
Veramente…
«E su... Se faccia ’na passeggiata... faccia er bravo, no?».
Nemmeno ti chiedono chi sei. Si allontanano con un ghigno di fastidio, la camminata ciondolante, non si capisce se complici o rassegnati, di certo testimoni e protagonisti dell’agonia di questa città, della Capitale d’Italia, ormai sfregiata dall’illegalità, dall’abusivismo, senza più decoro, senza regole, precaria, molle, infestata dalle tangenti, dove tutti possono tutto, dove un famoso commerciante di vini come Silvio Bernabei accusa il comandante dei vigili urbani Angelo Giuliani di aver intascato ventimila euro in contanti.
«Doveva pagarci, così mi disse, la bolletta della luce del loro circolo sportivo: in realtà io non chiedevo, pagavo e basta perché impaurito dal comportamento vessatorio della polizia municipale».
Già due vigili arrestati, in questa storia, e altri che tremano. Venerdì scorso, Mauro Cordova, presidente dell’Arvu, l’associazione cui aderiscono quasi tutti i 6300 vigili urbani di Roma, ha chiesto sul Corriere lo scioglimento del corpo, «ormai la gente ci insulta per strada».
Il comandante Giuliani, 52 anni, ha fama d’essere loquace, ma non è vero. Prima è affabile — mai sentito in precedenza, passa subito al tu, «Dai Fabrì, vieniti a prendere un caffè al comando, t’aspetto...» — poi in dieci minuti sparisce, si nega, lascia a farfugliare scuse la segretaria. Il suo predecessore, Giovanni Catanzaro, fu costretto alle dimissioni quattro anni fa, accusato di aver parcheggiato un’Alfa Romeo Brera rossa a via della Croce, in sosta vietata ed esponendo un contrassegno per disabili falso.
Storie cupe, ombre, perdita di autorevolezza.
La piazza abusiva
A piazza Navona, contati quattordici locali, tra bar e ristoranti, e 603 tavolini: ma oltre 400 tavolini sono fuorilegge. Dovrebbero stare sul marciapiede (secondo il piano di «massima occupabilità» approvato dal Campidoglio il 4 aprile scorso e che ricalca la delibera n.139 del 2006, mai rispettata) e invece invadono la strada, sconvolgono il panorama. Ogni tavolino, tra maggio e settembre, nell’assalto dei turisti, può arrivare a rendere fino a 300 euro al giorno. Rendono meno ma rendono pure le 64 postazioni dei pittori, che però non dipingono più: vendono solo poster, stampe ritoccate con il pennello, souvenir. Accanto a loro venditori di accendini, senegalesi con borse contraffatte, un mangiafuoco, due equilibristi sui trampoli, un mimo, cinque barboni che chiedono l’elemosina, uno storpio che si trascina sui gomiti.
Un suk, una piazza che potresti trovare a Kabul, e invece sei a piazza Navona, e i vigili sono lì, agli angoli, che osservano come se la scena non li obbligasse ad intervenire (del resto, lo scorso settembre, uno squilibrato assaltò indisturbato la fontana del Moro, deturpando con un sasso uno dei magnifici mascheroni). I vigili sono inermi anche a piazza della Rotonda, dove gli ombrelloni addirittura oscurano il colonnato del Pantheon. E se poi entri in piazza di Spagna e li vedi lì, beati e tranquilli, pensi che allora il comandante Giuliani invece di pensare alle bollette del circolo sportivo forse dovrebbe prenderli uno ad uno, i suoi uomini, e dirgli che lo spettacolo non è indecente, no: qui in piazza di Spagna lo spettacolo fa veramente schifo.
Camerieri filippini che portano le cagnette dei loro padroni a fare i bisogni nelle aiuole dove s’alzano palme maestose. Un fioraio che ormai vende qualsiasi cosa, tranne che i fiori. Macchine blu parcheggiate ovunque, anche sui posti riservati agli handicappati. Ma il peggio è sulla scalinata di Trinità de’ Monti, gigantesco accampamento, dove si suona e si mangia, si urina e si sballa, alla faccia dell’ordinanza che vieta «bivacchi e schiamazzi» fino al prossimo 30 settembre.
Questa ordinanza ha qualcosa di grottesco. Campo de’ Fiori, dopo la mezzanotte, diventa zona di guerriglia. Un anno fa, tre giovani romani massacrarono di botte un turista inglese che zuppo di birra aveva improvvisato uno spogliarello (potete andare a cercarvi le drammatiche immagini su YouTube). Bande di coatti minacciano e insultano chiunque osi incrociare i loro sguardi eccitati da cocaina e vodka. Se ti va bene e arrivi su Ponte Sisto, devi pregare che i pitbull di quegli straccioni chiamati punkabbestia abbiano cenato: se no li vedi annusare minacciosi i tuoi polpacci e non c’è un vigile che possa intervenire, perché i vigili sono lì, a controllare il semaforo che scatta, giallo, rosso, verde, mentre a cento metri non ci sei solo tu che cerchi di portare a casa le gambe, ma ci sono anche decine di posteggiatori abusivi.
L’ingorgo dei trans
Quella dei posteggiatori abusivi è una storia pazzesca. In alcune zone della città — intorno ai tribunali, ad esempio — i romani arrivano addirittura a consegnare loro le chiavi della macchina. Dottò, buongiorno. Dottò, stia tranquillo. E così alla fine paghi due volte: paghi il Comune per stare dentro le strisce blu, e paghi loro, i posteggiatori, perché è sempre meglio allungargli un euro che tornare e trovare il cofano rigato. E stai sicuro che te lo rigano, perché comandano loro, non i vigili. Così come comandano i grandi capi del racket della prostituzione. Sulla via Salaria, all’altezza della sede di Sky, decine di ragazzine mezze nude e su tacchi altissimi aspettano i clienti. All’Acqua Acetosa, per fare la fila davanti ai trans si arriva all’ingorgo.
Spacciatori e triple file
I vigili o non vedono (il quartiere di San Lorenzo è diventata una delle più grandi piazze di spaccio d’Europa; i cosiddetti centurioni, dopo le risse dei giorni scorsi, sono già tornati sotto al Colosseo; da viale Marconi a viale Parioli, davanti ad alcuni negozi e ristoranti è consentito parcheggiare in tripla fila) oppure intervengono tardi. Roma nord paralizzata due volte: lo scorso 28 ottobre per l’apertura di un negozio Trony e il 12 aprile per un maxi-concorso all’hotel Ergife. Ogni volta al comandante Giuliani è arrivata la telefonata furibonda del sindaco Alemanno che, secondo alcune voci, al suo posto vedrebbe bene un ex generale dei carabinieri e che comunque è molto soddisfatto del lavoro di uno dei suoi vice, Antonio Di Maggio, fama da sceriffo, responsabile dell’ufficio anti-abusivismo.
«Eppure a Roma ci sono 12.315 abusi edilizi accertati che aspettano di essere sanzionati o, come prevede la legge, requisiti…»: questa è la voce di Massimo Miglio, l’ex responsabile dell’ufficio anti-abusivismo, tecnico esperto e appassionato, inspiegabilmente allontanato subito dopo l’elezione di Alemanno a sindaco (quelli, in verità, erano anche i giorni in cui Alemanno prometteva di abbattere l’Ara Pacis, di affidare l’Ama, azienda dei rifiuti, ad un suo amico ex sprangatore nero, e poi giurava che avrebbe reso la città più sicura, senza traffico, etc etc).
Miglio, senta: lei mi ha fatto vedere due foto scattate dall’alto su quel palazzo vicino Fontana di Trevi. Prima c’era un terrazzo, poi, due anni dopo, il terrazzo è sparito e al suo posto appare chiaro che è stato alzato un piano. Com’è possibile un simile abuso?
«Eh... Sa quanto materiale edile bisogna scaricare per costruire il piano di un palazzo? Ha idea del movimento di camion e operai? Ecco, allora la domanda è questa: possibile che a nessun vigile sia venuto in mente di chiedere cosa stava accadendo in quell’antico palazzo dietro Fontana di Trevi?».
Se è per questo, per anni i vigili finsero di non vedere che un ceffo di nome D’Artagnan rubava secchi di monetine lanciate nella fontana dai turisti. Finché poi un giorno arrivò una troupe delle Iene di Mediaset che documentò tutto, compreso lo strano passaggio di qualcosa, da mano a mano, tra il ladro e un vigile.
Tre vigili furono sospesi. Il sindaco Alemanno si presentò all’assemblea organizzata dai sindacalisti del corpo e fu accolto da insulti e lancio di euro in moneta (altri tre vigili indagati per «oltraggio»).
Cambiare nome al corpo, da «Polizia municipale» a «Polizia locale di Roma capitale», bizzarra decisione assunta dal Campidoglio pochi mesi dopo, a parecchi agenti è sembrata perciò una piccola, autentica perfidia. Costata molti soldi e con risultati comici.
I romani telefonano al centralino (06-67691) per chiedere aiuto.
Il centralino risponde: «Polizia locale, mi dica...».
Il cittadino, disorientato: «Ah, no, scusi... cercavo i vigili urbani».
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Fabrizio Roncone