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 2012  maggio 01 Martedì calendario

MILANO

Nel triangolo Mediobanca, Rcs, Generali la tensione sta salendo alle stelle. La discesa in campo di Leonardo Del Vecchio, che ha invocato apertamente le dimissioni di Giovanni Perissinotto dal vertice di Generali, ha aperto ufficialmente la corsa alla successione nella principale compagnia assicurativa italiana e terza in Europa. La necessità di dare una svolta forte e decisa alla gestione del Leone sembra sia condivisa da tutti i soci di un certo peso, da Mediobanca a De Agostini, da Caltagirone a Vincent Bollorè. E colui che sta portando avanti le danze dietro le quinte, in questo caso, è Alberto Nagel, l’amministratore delegato di piazzetta Cuccia i cui rapporti con Perissinotto si sono ormai deteriorati. Ma perché un cambio proprio adesso e non un anno fa quando Cesare Geronzi e Bollorè avevano messo sotto tiro il management di Trieste per la put da 2,5 miliardi di euro concessa al socio ceco Petr Kellner? Difficile dare una spiegazione a questa domanda. Si può forse sostenere che un anno fa la priorità era diventata quella di eliminare il disturbatore Geronzi che era entrato a piedi uniti nel piatto della compagnia triestina dove da anni comandano manager locali.

La crisi finanziaria ha fatto il resto. Far risalire il titolo Generali dalle cantine in cui è finito è diventato un "must" non solo per soci come Del Vecchio, Pellicioli e Caltagirone ma anche e soprattutto per Mediobanca, titolare di un 13,4%. In mancanza di utili e dividendi da Generali il bilancio di piazzetta Cuccia soffre e i suoi manager di punta, Nagel e Renato Pagliaro, che ormai gestiscono la merchant bank in totale autonomia, non hanno scusanti e rischiano di essere cacciati a loro volta. Ma il coriaceo Perissinotto, in Generali dal 1980, dal 2001 amministratore delegato, non ci sta a uscire di scena e ha scatenato la controffensiva cercando i punti deboli dell’avversario. Uno di questi è sicuramente la partita per il controllo di Fondiaria Sai, con un Ligresti alla deriva, in cui Mediobanca si sta giocando il tutto per tutto per non dover svalutare il prestito da oltre un miliardo concesso alla compagnia fiorentina nel 2003 e poi rinnovato successivamente. A rompere le uova nel paniere sono scesi in campo Roberto Meneguzzo e Matteo Arpe con una proposta di salvataggio alternativa a quella di Unipol. Meneguzzo è considerato molto vicino a Perissinotto ma anche a Del Vecchio, come dimostra il fatto che ha la delega sulle sue azioni Generali. Arpee Meneguzzo sono riusciti nell’intento di far intervenire l’antitrust contro l’eccessivo potere che Mediobanca verrebbe ad assumere se la fusione Unipol-Fonsai andasse in porto. E potrebbe essere proprio l’authority della concorrenza a porre paletti ben definiti magari imponendo una discesa di piazzetta Cuccia nel capitale di Generali. Un aiuto a Perissinotto ma forse non sufficiente a metterlo in salvo. Ecco allora il gioco di sponda del Leone con Diego Della Valle nella vicenda Rcs Mediagroup, dove l’imprenditore marchigiano aspiraa ricoprire un ruolo di primo piano. La quota del 3,9% che Generali ha nella casa editrice è stata messa in vendita e ciò potrebbe causare una nuova battaglia all’interno del patto dove nessuno ha voglia di spendere soldi per acquistare nuove azioni mentre Della Valle sarebbe pronto a raccoglierle.

Proprio domani il fondatore della Tod’s sarà in assemblea per un nuovo attacco contro l’asse Pagliaro-Elkann che ha promosso una svolta con un cda di finti indipendenti e un nuovo ad che però non è ancora stato trovato.

Tuttavia nell’orbita Rcs ruota anche il mondo Intesa con Giovanni Bazoli deciso a mantenere la barra sulle scelte decisive che riguardano il Corriere della Sera, ultimamente dato vicino all’imprenditore della sanità Giuseppe Rotelli diventato primo socio con il 16%. Anche nel caso Rcs la battaglia si è innescata per il cattivo andamento della gestione e del titolo in Borsa che si riflette negativamente nei portafogli di tutti gli azionisti. Dunque la crisi finanziaria un effetto positivo sembra averlo: sta mandando in tilt l’intreccio malsano della finanza italiana e sarà interessante vedere quale sarà il punto di caduta.