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 2012  maggio 01 Martedì calendario

A un anno dall’eliminazione di Osama bin Laden la missione più difficile che i Navy Seals si trovano a svolgere avviene in un’area dell’Africa centrale coperta dalla giungla dove il nemico da catturare è lo spietato leader Joseph Kony, alla guida di un esercito di bambini trasformati in killer

A un anno dall’eliminazione di Osama bin Laden la missione più difficile che i Navy Seals si trovano a svolgere avviene in un’area dell’Africa centrale coperta dalla giungla dove il nemico da catturare è lo spietato leader Joseph Kony, alla guida di un esercito di bambini trasformati in killer. A Obo, nella Repubblica Centrafricana, una ventina di soldati delle truppe speciali americane hanno creato un avamposto che, in coordinamento con la base nei pressi dell’aeroporto ugandese di Entebbe, serve come punto di partenza per perlustrare un’area grande quanto la California, che include anche territori del Sud Sudan e del Congo. Da quando, circa un anno fa, il presidente Barack Obama ha ordinato al Pentagono di inviare cento soldati delle truppe speciali per dare la caccia a Kony, inseguito dal 2005 da un mandato di cattura del Tribunale penale internazionale per crimini contro l’umanità, il generale Carter Ham, a capo del Comando Africa, coordina una gigantesca caccia all’uomo che vede Navy Seals e Berretti Verdi affiancare migliaia di soldati dei quattro Paesi africani con il sostegno di satelliti, droni e le più moderne apparecchiature dell’intelligence elettronica e per i combattimenti notturni. Finora però tale poderoso apparato si è dimostrato inutile. «Questa impresa non sarà affatto semplice», ammette Ken Wright, capitano dei Navy Seals, incontrando a Obo un gruppo di reporter americani. Il motivo è che la combinazione truppe speciali-intelligence d’avanguardia - che ha rovesciato i taleban a Kabul, sgominato Al Qaeda nel Triangolo sunnita iracheno e portato all’uccisione di Osama Bin Laden in Pakistan - funziona assai meno nella giungla. Basti pensare che droni e satelliti non riescono a vedere attraverso la fittissima vegetazione che copre gran parte del territorio del Lord’s Resistence Army (Esercito di Resistenza del Signore) di Kony, perché il fogliame confonde il terreno, impedisce l’identificazione dei suoni e crea spesso false immagini. I bambini-soldato di Kony si muovono alla cieca nella stessa area e, come un rapporto dei Berretti Verdi spiega, ciò significa saper evitare fiumi infestati da coccodrilli, identificare frutti e animali di cui cibarsi, muoversi su centinaia di chilometri quadrati ricoperti da erba alta fino a quattro metri, dove gli unici ad aggirarsi sono gli elefanti. Quando i militari africani tentano di seguire le tracce di Kony, finiscono nelle trappole della Natura: soldati ugandesi sono stati sbranati dai coccodrilli mentre altri non sono mai tornati da pattugliamenti condotti nella giungla. «Kony combatte come se fossimo ancora nell’età della pietra» aggiunge il capitano dei Navy Seals, riferendosi ai rifugi offerti dal terreno, alla capacità di alimentarsi nella foresta e agli attacchi condotti con machete e frecce per evitare di attirare l’attenzione con il rumore delle armi da fuoco. Secondo un rapporto delle Nazioni Unite consegnato al governo dell’Uganda, da quando i Navy Seals gli stanno dando la caccia, Kony ha dimostrato una maggiore vitalità, aumentando gli attacchi ma con una differenza rispetto al passato: uccide di meno e rapisce di più. È una strategia ispirata alla convinzione, da lui affidata a più proclami trasmessi con il passaparola e i corrieri, che «non importa quanti di noi vengono uccisi perché per rigenerarci ci bastano dieci combattenti». Da quando era giovane chierichetto in un villaggio cattolico nell’Uganda del Nord, Kony si è trasformato in un profeta del terrore, circondato da bambiniguerrieri e bambine-spose, nella convinzione di poter creare, in Uganda o altrove, un regno basato su una propria versione dispotica dei Dieci Comandamenti che assegna a lui mansioni divine individuando in ogni altro essere umano una vittima o un suddito. Il video online di «Invisible Children» intitolato Kony2012 ha trasformato questa piaga africana - gli vengono attribuiti 2.500 morti e 465 mila profughi - in uno dei temi di politica internazionale di maggiore attenzione per il pubblico americano ma il tentativo del Pentagono di eliminare il profeta-massacratore finora si è arenato davanti alla banale constatazione, ammessa dal capitano «Gregory» dei Berretti Verdi, che «molte delle nostre attrezzature nella giungla non riescono a funzionare perché la vegetazione assorbe segnali e suoni» che il deserto esalta. Fra i militari Usa c’era chi ipotizzava che Kony avrebbe lanciato attacchi contro gli avamposti creati nella sua zona di operazioni ma finora si è dimostrato troppo scaltro per farlo, preferendo piuttosto stare alla larga. La conseguenza è che da mesi Kony è scomparso nel nulla e ai Navy Seals non resta che raccogliere testimonianze di pastori nomadi, cacciatori indigeni e ricordi dei militari locali nel tentativo di disegnare una mappa dei movimenti sul terreno fatti in passato dall’esercito dei soldati-bambini nella convinzione che, prima o poi, Kony torni sugli stessi sentieri commettendo l’errore fatale.