Sertgio Romano, Corriere della Sera 1/5/2012, 1 maggio 2012
Quando, da chi e per quale motivo sono state create le Regioni autonome? Indipendentemente dalle risposte che vorrà darmi, penso che l’autonomia non prescinda comunque dal buon governo e in questo caso intendo che, se sono autonomo, devo spendere in funzione delle risorse che ho
Quando, da chi e per quale motivo sono state create le Regioni autonome? Indipendentemente dalle risposte che vorrà darmi, penso che l’autonomia non prescinda comunque dal buon governo e in questo caso intendo che, se sono autonomo, devo spendere in funzione delle risorse che ho. Non credo sia corretto invocare l’autonomia e poi andare a bussare al governo centrale per battere cassa. Il pareggio di bilancio toccherà anche alle Regioni autonome? Marisa Aresi non_solo_fiori@yahoo.it Cara Signora, L ei ha ragione. Concedere autonomia a una Regione e finanziarla generosamente affinché possa essere autonoma è, almeno concettualmente, una contraddizione e un errore. Ma la storia produce spesso problemi che non è possibile affrontare e risolvere né con criteri razionali né con quelli del buon senso. Alla fine della Seconda guerra mondiale, l’Italia era un Paese sconfitto e aveva buone ragioni per temere che la sua integrità territoriale fosse in pericolo. Le truppe di Tito si erano impadronite di Trieste e volevano spingere la frontiera jugoslava al di là di Gorizia. Con un colpo di mano, nella primavera del 1945, le truppe francesi erano entrate in Val d’Aosta e si apprestavano a organizzare un referendum sul trasferimento della regione alla Francia. L’Austria cercava di presentarsi alla società internazionale come la prima vittima della Germania hitleriana e rivendicava la provincia di Bolzano. E in Sicilia, infine, un movimento separatista cercava di ottenere, anche con le armi se necessario, l’indipendenza dell’isola. Nel caso di Aosta, Bolzano e Trieste-Gorizia esisteva anche un problema linguistico: i valdostani parlavano francese, i bolzanini tedesco e nelle due province orientali esistevano nuclei importanti di popolazioni slovene. Non tutte le minacce però avevano la stessa importanza. In Val d’Aosta il governo italiano poté contare sull’appoggio del presidente americano Truman, contrario alle aspirazioni francesi, e sui sentimenti della popolazione locale. A Trieste un certo sostegno degli Alleati e la presenza di una forte maggioranza italiana costrinsero Tito ad abbandonare la città. La questione di Bolzano fu un osso duro, ma venne risolta da Alcide De Gasperi con la promessa dell’autonomia. Il problema siciliano divenne rapidamente una questione d’ordine pubblico e fu risolto con i carabinieri. Ma in ciascuno di questi casi fu deciso a Roma che l’appartenenza di queste regioni e province allo Stato unitario sarebbe stata più sicura se accompagnata dalla creazione di statuti regionali che tenessero conto delle loro peculiarità. Nacquero così tre regioni a statuto speciale (Sicilia, Valle d’Aosta, Trentino-Alto Adige) a cui fu aggiunta per buon misura la Sardegna e, nel 1963, nove anni dopo il ritorno di Trieste all’Italia, il Friuli-Venezia Giulia. Lei potrebbe obiettare, cara Signora, che la situazione è cambiata, che nessuno minaccia le nostre regioni del Nord e che il federalismo, se davvero vogliamo realizzarlo, dovrebbe comportare gli stessi diritti e doveri, anche sul piano finanziario, per tutte le regioni italiane. D’accordo. Ma gli interessi locali, nel frattempo, si sono consolidati e difenderanno ciò che hanno conquistato con le unghie e coi denti.