Aldo Cazzullo, Corriere della Sera 1/5/2012, 1 maggio 2012
«Non dovete pensarmi mentre arrivo con i forbicioni in mano...». La notizia che Giuliano Amato si occuperà di fornire al governo «orientamenti» su come tagliare la spesa pubblica può ingenerare preoccupazioni: sin dal 1992, il professore ha fama di una certa severità al riguardo
«Non dovete pensarmi mentre arrivo con i forbicioni in mano...». La notizia che Giuliano Amato si occuperà di fornire al governo «orientamenti» su come tagliare la spesa pubblica può ingenerare preoccupazioni: sin dal 1992, il professore ha fama di una certa severità al riguardo. «In realtà — spiega Amato — gli "orientamenti" non riguardano in generale le uscite dello Stato. Riguardano la legge che finalmente dovrà dare piena attuazione all’articolo 49 della Costituzione: Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale». Che a scrivere la legge sui partiti sia chiamato un professore considerato come un giurista réserve de la République, potrebbe sembrare un crudele contrappasso per i partiti stessi. In realtà, Giuliano Amato è un politico a tutto tondo: socialista e riformista; fautore di un approccio specialistico ai problemi, ma anche della riscoperta dell’identità italiana come presidente dell’enciclopedia Treccani e del comitato per la celebrazione dei 150 anni, in continuità con l’insegnamento di Ciampi e Napolitano. Dice Amato che la riforma dei partiti non passa solo attraverso la riduzione dei costi. Il Parlamento già se ne sta occupando; e il Parlamento è sovrano, «anche se è del tutto legittimo che il governo abbia un orientamento in materia». In ogni caso, non è solo questione di cifre, numeri, quantità. È il principio che va rivisto. «Se spendi 5 e pretendi che ti siano rimborsati 50, è evidente che c’è qualcosa che non va. Se il problema diventa su quali prodotti finanziari devono investire i partiti, è ancora più evidente che c’è qualcosa che non va». Dovendo fornire «orientamenti» al governo, Amato si ripromette di studiare i meccanismi del passato e quelli vigenti negli altri Paesi. Non lavorerà da solo, ma avvalendosi della collaborazione dell’Isle, l’Istituto di documentazione e studi legislativi, che nel 1999 già produsse «due libroni» di approfondimenti sul tema, al termine di lavori coordinati dallo stesso Amato. Però alla fine la bussola non potrà che essere la Costituzione: «Si tratta di individuare le forme attraverso le quali i partiti consentono ai cittadini di partecipare alla vita politica», spiega Amato. Per cui il finanziamento — per quanto drasticamente ridotto — potrebbe non essere limitato alla sola campagna elettorale. Si può pensare alle manifestazioni. Alle scuole per selezionare e formare la classe dirigente, che un tempo funzionavano e ora non funzionano più. Si può pensare, soprattutto, a forme nuove di coinvolgimento dei cittadini. «Accade spesso che i partiti innalzino gazebo per raccogliere firme. Può essere più utile — sostiene Amato — farlo per aprire discussioni pubbliche su temi specifici, da cui possono venire indicazioni interessanti. L’ha già fatto la Regione Lazio, a proposito del servizio sanitario. Se chiedi a un cittadino se bisogna tagliare i posti letto, tenderà a rispondere di no. Ma quando al termine della discussione ci si rende conto che i posti letto costano moltissimo, e può essere conveniente sostituire la degenza con il day-hospital, l’orientamento cambia». C’è poi la questione dei finanziamenti privati. È del tutto legittimo — dice Amato — che in una democrazia occidentale i partiti prevedano, per una parte delle loro entrate, una forma di autofinanziamento. Purché tutto sia disciplinato da regole chiare, per evitare le degenerazioni che portarono alla fine della Prima Repubblica. Al riguardo è interessante fare riferimento all’esperienza degli Stati Uniti, «dove la Corte Suprema ha ritenuto di annullare il tetto dei finanziamenti da parte delle società, per evitare di limitare il diritto di esprimere il proprio pensiero politico. Finendo però con il provocare una reazione di segno opposto, che arriva a consentire solo le donazioni da parte di persone fisiche, escludendo quelle da parte di persone giuridiche». Inoltre, la nuova legge dovrebbe affrontare anche la questione del finanziamento dei sindacati, i quali — fa notare il professore — sinora hanno potuto godere di norme molto vantaggiose, che prevedono prelevamenti fissi dalla busta paga (e non da rinnovare di anno in anno); oltre ad altre forme di finanziamento, legate ai Caf e ai patronati, per le quali andrebbe forse verificata la reale corrispondenza con servizi realmente forniti agli iscritti. Certo, precisa Amato, il problema va affrontato «con grande cautela». È altrettanto certo, però, che se il professore avrà modo di lavorare nei tempi e nelle forme dovuti, anche questo suo ennesimo ritorno potrebbe lasciare traccia. Aldo Cazzullo