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 2012  maggio 01 Martedì calendario

ROMA —

Il Consiglio dei ministri approva, con decreto legge, il testo di riforma della Protezione civile. «A seguito dei rilievi svolti dalla Conferenza unificata il 19 aprile», si legge nella nota di palazzo Chigi. Conferenza nella quale Regioni, Comuni e Province avevano sì riconosciuto che una «riforma è necessaria», ma avevano anche sottolineato che di «riforma condivisa» doveva trattarsi, quindi mediante disegno di legge. E invece il governo ha deciso per il decreto, dando il via libera definitivo al testo che aveva «approvato in via preliminare il 13 aprile». Molto critico il presidente dell’Unione delle Province (Upi), Giuseppe Castiglione, secondo cui «la scelta di procedere con decretazione d’urgenza e non attraverso un disegno di legge non può che essere considerata negativa. Il tema meritava una discussione seria in Parlamento, con il concorso e la collaborazione di tutte le istituzioni». Duro anche Roberto Reggi, sindaco di Piacenza e delegato Anci (l’associazione dei comuni) alla Protezione civile. «Un blitz ingiustificato — dice Reggi —. Il governo ci aveva assicurato che avrebbe presentato un nuovo testo e recepito le nostre proposte». Non sembra sia andata così, non per la forma, e neppure per il contenuto. Il «riordino» introduce la «tassa sulla disgrazia», la possibilità del ricorso a nuovi rincari della benzina (accisa di 5 centesimi al massimo per litro) in caso di calamità. Il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, l’aveva definita «incostituzionale, iniqua e priva di fondamento». E ieri ha commentato duramente il decreto: «Siamo nettamente contrari, valuteremo nei prossimi giorni il testo ma restiamo delusi». Prevista la cancellazione della norma secondo cui bisognava agire di concerto con il ministero dell’Economia riguardo alle spese per l’emergenza. Ma questo solo per i primi venti giorni, trascorsi i quali le ordinanze dovranno passare il vaglio dell’Economia, «limitatamente ai profili finanziari». In questo modo il Dipartimento riacquista i poteri che Tremonti gli aveva sottratto, senza aspettare il permesso dell’Economia. Ma venti giorni sono pochissimi, secondo la Conferenza unificata, inoltre la durata dello stato di emergenza sarà di 60 giorni, più una eventuale proroga di 40, trascorsi i quali tutto rientrerà nell’amministrazione ordinaria competente. «Durata irrealistica», avevano protestato dieci giorni fa i governatori, i sindaci, i presidenti di provincia: «Dobbiamo definire una durata più congrua della fase di emergenza», aveva spiegato Lorenzo Dellai, presidente della provincia autonoma di Trento e coordinatore della Commissione Protezione civile della Conferenza delle Regioni. Il governo ha confermato, su questo in accordo con la Conferenza, la collocazione del Dipartimento sotto la presidenza del Consiglio, con il rafforzamento però del ruolo del ministro dell’Interno cui può essere delegato il coordinamento delle attività delle amministrazioni sul territorio. Infine, lo stop alla gestione commissariale. Quelle che operano già all’entrata in vigore della riforma non saranno prorogate, tranne alcune eccezioni «motivate».
Mariolina Iossa