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 2012  aprile 29 Domenica calendario

Può sembrare azzardato che un quarantenne, da sempre considerato stonato e del tutto privo di qualsiasi talento musicale, decida improvvisamente di dedicarsi anima e corpo allo studio della musica

Può sembrare azzardato che un quarantenne, da sempre considerato stonato e del tutto privo di qualsiasi talento musicale, decida improvvisamente di dedicarsi anima e corpo allo studio della musica. Azzardato, almeno alla luce dei molti preconcetti sul fatto che solo il cervello dei bambini sarebbe sufficientemente plastico per poter imparare una disciplina complessa come la musica. Eppure è esattamente quello che ha fatto lo psicologo cognitivista Gary Marcus, autore del libro Guitar Zero: the new musician and the science of learning, in cui racconta la sua straordinaria esperienza di immersione totale nello studio della musica iniziato a 39 anni. Ne ha parlato anche il Wall Street Journal in un articolo che inizia con l’incoraggiante affermazione che il cervello può riorganizzarsi a qualunque età per rispondere al meglio alle richieste di nuovi apprendimenti, compreso quello della musica. Ottime notizie per chi vuole continuare a imparare cose nuove per tutta la vita. La sfida del dottor Marcus è indirizzata soprattutto al concetto del cosiddetto "periodo critico" che secondo molti studi condotti finora, sarebbe il periodo, o meglio i periodi, in cui esiste una sorta di finestra cognitiva per l’apprendimento di abilità complesse come una nuova lingua, ma anche come la musica. Pur essendo a conoscenza di questi studi, il dottor Marcus non si è però fatto scoraggiare. Essendo alle soglie di un anno sabbatico della sua università, ha deciso che avrebbe fatto un esperimento su se stesso, per cercare di scoprire se un adulto ineluttabilmente stonato potesse studiare musica con profitto e imparare a suonare uno strumento. Intuizione intelligente, anche perché il sogno di imparare uno strumento il dottor Marcus lo aveva inseguito fin da bambino, ma aveva dovuto abbandonarlo essendo stato giudicato affetto da una sorta di aritmia musicale congenita, non una vera malattia, ma un’inesorabile incapacità di seguire ritmo e melodia. R evisionata una serie di studi, prima sulle finestre di apprendimento del linguaggio, poi sull’apprendimento della musica, Marcus è giunto presto alla conclusione che la plasticità del cervello risultava in realtà più che dimostrata, specie dagli ultimi studi realizzati con le nuove tecniche di visualizzazione cerebrale, come la risonanza magnetica funzionale e la Magnetoencefalografia. E soprattutto ha scoperto che non esistevano invece studi sistematici che realmente escludessero la possibilità per un adulto di imparare la musica. E poi c’è anche la lezione tratta dalla realtà. «Patti Smith non aveva mai considerato realmente di diventare una cantante professionista finché non è giunta attorno ai 25 anni — dice Marcus nel suo libro —. E c’è una leggenda della chitarra jazz, Pat Martino, che ha imparato a suonare di nuovo dopo la rottura di un aneurisma cerebrale, all’età di 35 anni». Quindi, si può fare. Magari senza risultati strabilianti, come quello di sviluppare l’orecchio assoluto, la capacità di nominare qualsiasi nota una volta che sia stata ascoltata, che non sembra si possa più sviluppare dopo i sette, otto anni. D’altra parte, l’orecchio assoluto è probabilmente una caratteristica genetica, e non è posseduto da molti musicisti di successo. Così Marcus inizia a studiare la chitarra e in breve si appassiona al punto da dedicarvisi per intere giornate. Presto scopre che, rispetto ai bambini, un adulto, se dispone del tempo necessario, ha un grande vantaggio: la determinazione. «Nessuno ha mai studiato i risultati che può raggiungere un adulto che metta insieme 10 mila ore di pratica cominciando a 42 anni, — dice ancora Marcus nel suo libro — perché la maggior parte delle persone a quella età ha una propria vita e delle responsabilità. Famiglia, figli, lavoro, impediscono spesso di mettere in campo il tempo necessario, di cui invece i bambini dispongono». C osì per un anno intero, tra sconforti e successi incoraggianti, il dottor Marcus lotta con scale maggiori e minori, ritmo, melodie e timbri, e soprattutto con le corde della sua chitarra. Intanto però, da scienziato, ricorda sempre che sta conducendo un vero esperimento, e tiene precisi appunti sui suoi avanzamenti. E si accorge che un altro vantaggio tipico dell’adulto che impara una nuova disciplina è quello di potersi dedicare deliberatamente al superamento delle sue specifiche debolezze, un fenomeno chiamato in psicologia cognitiva deliberate practice, un costante senso di autovalutazione e di focalizzazione su quello che risulta più difficile da imparare. Mentre spesso i ragazzi tendono istintivamente a ritrarsi da ciò che trovano difficile. A lla fine, il dottor Gary Marcus non diventa certo una star, però ce la fa. Impara a suonare la chitarra al punto di poter entrare in un gruppo, scrivere la sua musica, riuscendo a vincere quell’aritmia musicale congenita che forse non era mai esistita. Ma soprattutto trova su se stesso la conferma di quanto sia vero ciò che gli studi di neuroimaging hanno dimostrato, ossia che la ricerca di nuova conoscenza può mettere in moto il cervello assieme alla produzione di neurotrasmettitori ad azione stimolante, come la dopamina.