Raffaele Romanelli, "Centralismo e autonomia". Sta in Storia dello Stato italiano dall’Unità a oggi, a cura di Raffaele Romanelli, Donzell 1995, 30 aprile 2012
Modo per definire lo Stato: elencare i poteri esercitati dall’autorità centrale su tutta la nazione, e quindi determinare i poteri delle eventuali articolazioni territoriali
Modo per definire lo Stato: elencare i poteri esercitati dall’autorità centrale su tutta la nazione, e quindi determinare i poteri delle eventuali articolazioni territoriali. Caso dellìUnità italiana: «Nel corso del Risorgimento non si erano verificati quei fenomeni che spazzano via i poterti costituiti per fondarne di nuovi, come una sollevazione di popolo o una decisa conquista militare, né si era posto mano con l’unitàù a un’azione costituente. L’adozione di un ordinamento che regolasse i rapporti tra centri e periferie del nuovo Regno dovette perciò tener conto non soltanto dei problemi legati all’inserimento non rivioluzionario delle società locali nel nuovo ambito nazionale e alla loro aumentata distanza dal nuovo centro – fosse esso Torino, Firenze o infine Roma – ma anche di quelli che rendevano complessi i rapporti tra periferie e centri all’interno dei vecchi stati […] Perché ci possa essere federazione occorre una convergenza di volontà che mancò del tutto nel Risorgimento italiano, così come mancò una decisa determinazione conquistatrice da parte della Corona e dell’élite sabauda, che nell’unificazione fu guidata piuttosto da una cauta resa alla forza delle cose, da una volontà di moderazione e di patteggiamenti […] Si dette vita a un ordinamento allo stesso tempo accentrato, perché sospettoso dell’autonomo potere delle periferie, e debole, perché poco convinto delle proprie capacità progettuali» (pag. 125-126).