GIAN ANTONIO ORIGHI, La Stampa 28/4/2012, 28 aprile 2012
In Spagna va sempre peggio Uno su quattro è disoccupato - Un uppercut dietro l’altro. Dopo il declassamento di giovedì scorso di S&P, che ha abbassato il rating della Spagna a lungo termine da A a Bbb (il primo che colpisce il premier conservatore Mariano Rajoy, al potere con maggioranza assoluta da 4 mesi), ieri è arrivato quello dell’Ine, l’Istat in salsa iberica
In Spagna va sempre peggio Uno su quattro è disoccupato - Un uppercut dietro l’altro. Dopo il declassamento di giovedì scorso di S&P, che ha abbassato il rating della Spagna a lungo termine da A a Bbb (il primo che colpisce il premier conservatore Mariano Rajoy, al potere con maggioranza assoluta da 4 mesi), ieri è arrivato quello dell’Ine, l’Istat in salsa iberica. Un ko tremendo: la disoccupazione, a due mesi dalla riforma del mercato del lavoro che ha reso più facili ed economici i licenziamenti per rilanciare la crescita, aumenta senza sosta, raggiungendo quota 5.639.500, il 24,44 per cento della popolazione attiva, ll’1,59 per cento in più in solo 90 giorni. «Il dato dell’Ine riflette che la nostra economia vive uno dei momenti più duri», ha ammesso, mestamente, la vicepremier Soraya Sáenz de Santamaria. Il cazzotto dell’Ine, nel Paese che registra il triste primato della più alta disoccupazione dell’Unione europea, è contenuto in un bollettino di 16 pagine che fanno venire i brividi. Da gennaio al marzo scorsi, in Spagna hanno perso il lavoro 365 mila persone. Non solo: il numero di famiglie con tutti i componenti senza lavoro è di ben 1.728.400, cioè 153.400 in più sul trimestre precedente. Di più. A pagina 9 si legge che un altro record negativo da Guinness: i giovani under 25 a spasso sono il 52 per cento, ossia nientemeno che 921 mila (quelli occupati sono 850 mila). Una performance negativa mai raggiunta prima. Le legnate sono arrivate giusto il giorno in cui il governo Rajoy ha approvato il piano di Stabilità 2012-2015. «L’occupazione non si recupererà fino al 2014, quando i lavoratori aumenteranno dello 0,7 per cento», ha assicurato il ministro dell’Economia e Competitività, Luis de Guindos. E per calmare i mercati, che in mattinata avevano fatto schizzare lo spread Bonos-Bund a 435 punti base ( in serata il differenziale è sceso a 418), Guindos ha annunciato una quarta stangata, dopo le tre precedenti che già assommano a 53,3 miliardi di euro. Posticipata, però: l’esecutivo aumenterà nel 2013 l’Iva (attualmente al 18 per cento) e le imposte speciali mentre abbasserà i contributi all’imprese. Introito previsto 8 miliardi in più. Mentre Rajoy continua a sostenere che le riforme «saranno utili alla creazione di posti di lavoro», come ieri si augurava anche la Ceoe, la Confindustria locale, nonostante riconoscesse «il dato molto negativo dell’Ine», i sindacati sono andati all’attacco ribadendo che la disoccupazione aumenta a causa della riforma del mercato del lavoro. Il maggior partito dell’opposizione, il socialista, si è unito al coro chiedendo all’esecutivo di ritirarla. Parole al vento. Intanto la Gestha, l’associazione dei tecnici del ministero delle Finanze, ha fatto i conti sul costo fiscale del nuovo boom dei senza lavoro. Un altro gancio impressionante per un Paese che deve ridurre il deficit 2012 dall’8,5 per cento al 5,3 per cento. «Con 365.900 persone che si aggiungono alla lista di disoccupazione, lo Stato perderà 953 milioni di euro in entrate perchè diminuirà il gettito dell’Irpef - avverte il Gestha -. Per ogni nuovo disoccupato l’erario perde all’anno, in media, 15.161 euro». Ma non è finita. Tutte le previsioni indicano che nel 2012 i senza lavoro toccheranno la drammatica cifra di 6 milioni. In soldoni, il Fisco incasserà 2 miliardi di Irpef in meno. Per quadrare i conti, Madrid ha imposto un fiscal compact a comuni e regioni, minacciandole di commissariarle se non fanno scendere il loro deficit dal 2,9 per cento all’1,5 per cento. Ma un autorevolissimo report della Funcas vaticina che, per la crisi, il deficit 2012 sarà del 6,3 per cento e la disoccupazione arriverà al 26,3 per cento, cioè più di 6 milioni di senza lavoro. E che il prodotto interno lordo spagnolo nel 2013, dopo la crescita negativa 2012 (-1,7 per cento), segnerà un altro regresso, dell’1,5 per cento.