Edward Jay Epstein – Guardian. Traduzione di Rita Baldassarre per il Corriere della sera - rilanciato da Dagospia il 28-04-2012, 30 aprile 2012
SARKZOZY E LE ACCUSE DI DSK IN UN’INTERVISTA
Il Pavillon de la Reine è un hotel di lusso, dall’atmosfera ottocentesca, nel quartiere del Marais di Parigi. È qui che il 13 aprile ho appuntamento con Dominique Strauss-Kahn, nel primo incontro con la stampa dalla disgrazia che ha travolto quest’uomo per anni ai vertici del potere in Francia e nel mondo. DSK è molto più piccolo di quanto mi sarei aspettato, sul metro e settanta. Ci accomodiamo sui divani dell’atrio e discutiamo la più sconcertante caduta in disgrazia che abbia mai colpito una personalità pubblica da decenni.
Undici mesi prima, il 14 maggio del 2011, Strauss-Kahn era uscito da un taxi di New York davanti al Sofitel, un albergo di lusso di Manhattan. Le riprese delle telecamere di sorveglianza, che ho studiato per scrivere il libro Tre giorni di maggio, lo mostrano mentre entra nell’albergo.
In quel momento, DSK era all’apice della carriera: politico ed economista tra i più stimati e potenti al mondo, già ministro dell’Economia francese e capo del Fmi. Il giorno dopo sarebbe partito per Berlino per incontrare la cancelliera tedesca Angela Merkel e tentare di ottenerne l’appoggio per far fronte all’imminente collasso della Grecia. «Se la Germania l’avesse adottato, gli altri governi europei l’avrebbero seguita», mi spiega. Altrimenti, la crisi «sarebbe sfuggita a ogni controllo e avrebbe contagiato Spagna, Italia e altri Paesi dell’eurozona».
Inoltre, DSK era sul punto di candidarsi alla presidenza francese. «Avevo in mente di annunciarlo il 15 giugno e non ho dubbi che sarei stato il candidato socialista di punta», aggiunge. Né aveva dubbi sul fatto che avrebbe vinto. I sondaggi lo davano di quasi 20 punti in vantaggio sul presidente in carica Nicolas Sarkozy. In realtà, non sarebbe mai arrivato a Berlino, né avrebbe corso per l’Eliseo. Invece, lo avrebbero arrestato, portato in manette dal giudice e accusato di stupro. Ma già nell’agosto 2011, quando il pubblico ministero di New York capì che la cameriera del Sofitel non era affidabile e ritirò ogni accusa, la sua reputazione era distrutta.
Mi aspettavo di incontrare un DSK depresso, anche perché tre settimane prima era stato accusato di complicità in un giro di prostituzione in Francia. Invece mi è parso tonico, convinto che la sua disgrazia politica sia legata alla sua volontà di sfidare Sarkozy nel 2012. DSK afferma di sapere per certo di essere stato spiato per giorni prima del soggiorno al Sofitel.
Gli eventi successivi, dice, sono stati «architettati da avversari politici». Quando fu prelevato dall’aereo diretto a Parigi confessa di non aver avuto la benché minima idea di cosa stesse accadendo. Ma negli ultimi mesi, grazie a un’agenzia di investigazione, ha constatato molti movimenti sospetti dietro le quinte del Sofitel, che è di proprietà del gruppo francese Accor.
Persino il suo arrivo all’hotel era strano. Non aveva chiamato per avvertire del suo arrivo, eppure era stato accolto a sorpresa da un portiere dell’albergo. Dalle riprese delle telecamere si vede poi un dipendente dell’hotel, tale Brian Yearwood, che si precipita fuori del Sofitel con un telefono all’orecchio appena prima dell’arrivo di DSK. Ma come faceva a sapere Yearwood quando DSK sarebbe arrivato?
Il direttore della sicurezza del Sofitel, John Sheehan, svolgeva il medesimo incarico per l’Accor. Quel giorno Sheehan non lavorava eppure scambiò con Yearwood 13 sms tra le 10.21 e le 10.35 e poi arrivò al Sofitel alle 13.03. Il superiore di Sheehan è René-Georges Querry, già capo delle unità anticrimine della polizia francese. Prima di entrare in Accor nel 2003, Querry aveva lavorato nella polizia in stretto contatto con Ange Mancini, che poi sarebbe diventato il coordinatore dell’intelligence di Sarkozy.
Poi c’è il mistero del Blackberry e dei cellulari. DSK mi dice che da tempo sospettava di essere intercettato dai suoi nemici in Francia. C’erano stati molti segnali come la scoperta di un suo sostenitore, al quartier generale dell’Ump, che aveva trovato copia di una mail di DSK alla moglie in una fotocopiatrice. DSK aveva chiesto ai suoi servizi di sicurezza di criptare i suoi sette cellulari.
Ma uno dopo l’altro, tutti si erano inceppati e lui aveva chiesto di rimuovere le protezioni poco prima del viaggio negli Usa. «Forse sono stato politicamente ingenuo, ma davvero non credevo che quelli si sarebbero spinti a tanto... che avrebbero trovato un modo per fermarmi». «Quelli» sono ovviamente persone legate a Sarkozy. Non si saprà mai ciò che avvenne esattamente nella suite presidenziale del Sofitel perché i soli testimoni sono DSK e la Diallo, una 32enne originaria della Guinea.
Entrambi hanno confermato un rapporto sessuale. Secondo il capo del Fmi la donna era consenziente. La Diallo invece sostiene che venne trascinata nella stanza da letto e costretta a un rapporto orale. DSK non scende in particolari ma dice che era appena uscito dalla doccia, nudo, e si era trovato davanti una cameriera che lo fissava... «Sono certo che non aveva in mano lo straccio per le pulizie», dice DSK. Vi fu un breve scambio di parole e gesti, dai quali DSK intuì che la donna gli offriva un rapporto sessuale.
Nelle oltre due ore di colloquio, DSK ribadisce che il «caso» è stato orchestrato dai suoi nemici politici. Ammette che forse non si sono spinti fino a organizzare l’incontro con la Diallo, ma pensa che essi abbiano svolto un ruolo preciso nell’incoraggiare la cameriera a rivolgersi alla polizia, trasformando così un incontro privato in uno scandalo pubblico.
Recentemente i media francesi hanno rivelato che DSK nel 2011 era stato sorvegliato dai servizi segreti. Gli chiedo se vede un nesso tra questo e la sorveglianza a New York. «Mi sembra che si tratti di molto di più di semplici coincidenze», risponde. Poi accusa le autorità francesi per averlo lasciato languire nelle carceri americane e averlo sottoposto all’umiliazione pubblica.
Dominique Strauss Kahn Nafissatou Diallo, la cameriera del Sofitel che accusa Strauss-Kahn, a colloquio con una giornalista ophelia01g
Era convinto che sarebbe stato rilasciato subito su cauzione, ma le trattative vennero bruscamente interrotte quello stesso giorno. La stampa francese riporta che il pubblico ministero americano, Cyrus Vance, aveva ricevuto informazioni sul caso da funzionari francesi. All’udienza per la cauzione, il giudice affermò che «informazioni supplementari e non verificate venivano fornite giornalmente sul comportamento e sul passato di DSK». Per tali interventi, DSK trascorse una settimana in cella.
L’unico argomento di cui non può discutere, per motivi legali, è la recente accusa di aver organizzato un giro di prostituzione. Dal 2009 all’arrivo a New York in maggio DSK aveva partecipato a circa sei festini a base di sesso, con alcune prostitute. È stato accusato di «favoreggiamento aggravato della prostituzione».
Tra i suoi più grandi rimpianti, dice DSK, c’è il fatto di non essere mai riuscito a illustrare alla Merkel i suoi piani per salvare la Grecia. «Non sono certo che l’avrei convinta», dice, ma forse l’avrebbe persuasa ad appoggiarlo e la crisi greca sarebbe stata bloccata sul nascere. «Ma adesso non lo sapremo mai», aggiunge con un pizzico di malinconia.