30 aprile 2012
LE TASSE E LA RIVOLTA DELLE TASSE
DAI GIORNALI DI OGGI
CORRIERE DELLA SERA
ELSA MUSCHELLA
MILANO — «Cosa faremo? Opposizione fiscale». Un’era politica fa c’erano da boicottare lotto, gratta&vinci e totocalcio, oggi il nemico è l’acronimo Imu. Contro l’Imposta municipale unica la Lega ritorna alle origini, rispolverando quel «gioco padano della disobbedienza civile» inaugurato negli anni Novanta: ieri gli «strumenti di lotta pacifici per danneggiare lo Stato senza rischi» Umberto Bossi li individuava nelle ricevitorie, oggi, con le inchieste sul partito in corso, è compito di Roberto Maroni portare centinaia di sindaci in piazza «per dire no alla tassa più ingiusta del governo Monti».
«Il Lega Unita Day»
L’ex ministro dell’Interno può contare su 500 sindaci che domani saranno a Zanica (Bergamo) per il «Lega Unita Day». Citando gli amministratori di Morazzone (Varese) e Calalzo (Belluno), che hanno già disdetto il contratto con Equitalia (la società che riscuote le tasse per conto delle amministrazioni locali), Maroni invita i Comuni d’Italia a fare altrettanto: «Assumete in proprio la riscossione. Promuoviamo insieme la disobbedienza civile e l’opposizione fiscale da parte dei cittadini, con l’aiuto dei sindaci per non metterli nei pasticci: saranno gli amministratori a dare copertura a chi aderirà». A contestare l’iniziativa, gli ex alleati del Pdl, che propongono di trasformare l’Imu in una tantum e sono pronti — come ha riferito il segretario Angelino Alfano — a presentare un ddl che consenta agli imprenditori di non pagare le tasse fino all’ammontare del loro credito con lo Stato.
I casi di Milano e Genova
L’incarico di «esattore» non piace al sindaco di Milano Giuliano Pisapia che sull’Imu ha offerto una sponda alla Lega. La rivolta fiscale non è una tattica che Palazzo Marino ritiene applicabile, però, «se su battaglie giuste ci sono possibilità di azione, credo sia dovere di un amministratore perseguirle». Rescindere il contratto con Equitalia è «un’iniziativa da studiare», ma per Milano organizzarsi in proprio sarebbe complesso: «Cominciate voi piccoli Comuni, avete meno problemi a farlo», ha concluso Pisapia. Chi non fa mistero di essersi schierata contro il governo è Marta Vincenzi, in scadenza di mandato: «Sono sempre stata e resto contraria a nuove tasse. A Genova non c’è l’aumento dell’Imu sulla prima casa dal 4 al 5 per mille, non l’ho mai voluto. Invito i candidati sindaci a un’azione di disobbedienza civile».
Dal Pavese alle Isole
Da Nord a Sud, sono centinaia i sindaci che protestano contro l’Imu. Su 190 primi cittadini della Provincia di Pavia, 40 hanno già deciso da che parte schierarsi: «Vogliamo far capire alle persone che si chiama Imposta municipale ma la incassa lo Stato. È il momento della disobbedienza civile». I sindaci lucani (la Basilicata ne conta 131) hanno chiesto all’Anci di portare le loro istanze al governo: «Attribuzione completa dell’Imu ai Comuni, rimozione del Patto di stabilità, eliminazione della Tesoreria unica». In Sicilia, Agrigento è pronta: il sindaco Marco Zambuto, in una lettera a Monti, ha scritto che non rispetterà il pagamento dell’Imu se non si porrà rimedio al sistema del finanziamento pubblico ai partiti, convinto che «prima che siano i cittadini a pagare, chi li rappresenta deve sottostare a insindacabili regole di buon senso». In trincea anche i sindaci sardi (377 in tutta l’isola): sostenuti dall’Anci e dalle associazioni agricole, da Cagliari hanno chiesto aiuto per fronteggiare gli effetti dell’Imu su coltivazioni e raccolti. Ventilando la disobbedienza civile «contro una tassa immorale», dicono di non voler incarnare la figura del boia di fronte a comunità colpite dalla crisi. Tra i piccoli Comuni, si segnala il caso di Pontinvrea (Savona): il sindaco Matteo Camicciotoli non applicherà l’Imu e con l’intera maggioranza rivendica «un doveroso atto di disobbedienza civile. Noi non saremo complici di chi induce al suicidio».
La campagna dell’Anci
Ufficialmente, la disobbedienza civile all’Imu non ha l’approvazione dell’Anci. Fermamente contrario il presidente Graziano Delrio, sindaco di Reggio Emilia, che però raddoppia gli sforzi per la lotta a una tassa che, «così com’è stata varata, altro non è che una patrimoniale mascherata». Per questo, il 2 maggio l’Anci lancerà a Roma una campagna informativa e sta già organizzando, per il 24 maggio, una giornata di mobilitazione a Venezia: «I cittadini devono sapere che da tempo denunciamo questa gravissima situazione in tutte le sedi istituzionali senza che le autorità governative ne traggano le necessarie conseguenze».
Elsa Muschella
CORRIERE DELLA SERA - CARATTERISTICHE DELL’IMU
La nuova imposta
L’Imposta municipale unica (Imu) scatta dal 2012: sostituisce l’Ici e, per gli immobili non affittati, l’Irpef sui redditi fondiari. Si pagherà in tre tranche per la prima casa, mentre per la seconda le rate restano due
Chi riguarda
Devono pagare il proprietario; il titolare di diritti reali di godimento; l’utilizzatore sulla base di un contratto di leasing; i concessionari di beni demaniali
L’imponibile
La base imponibile è il valore catastale di fabbricati e terreni o, per le aree fabbricabili, il valore di mercato al 1° gennaio di ogni anno. È ridotta della metà per fabbricati inagibili o inabitabili e per quelli di interesse storico artistico (art. 10 del dlgs 42/2004)
La prima casa
È quella in cui il proprietario ha la residenza e la dimora. Si paga l’acconto Imu calcolato con aliquota allo 0,4% e c’è una detrazione di 200 euro, maggiorata di 50 euro (massimo 400 euro) per ogni figlio di età non superiore a 26 anni che vive nell’abitazione
La seconda casa
Per la seconda casa, affittata o tenuta a disposizione del proprietario, si paga l’acconto Imu in base all’aliquota dello 0,76%. I Comuni possono stabilire aliquote diverse a seconda delle diverse tipologie d’uso e locazione.
INTERVISTA A GIULIANO PISAPIA
MILANO — «O governo e Parlamento prendono in tempi brevi decisioni che vanno nella direzione di più equità e sviluppo, o temo che a settembre ci possa essere un’esplosione sociale».
Giuliano Pisapia, sindaco di Milano, da dove le viene tutto questo pessimismo?
«Il mio non è pessimismo né allarmismo, ma il prendere atto di una realtà che come sindaco avverto ogni giorno confrontandomi con i cittadini».
Che cosa avverte?
«Una grande preoccupazione. In molti non ce la fanno ad arrivare alla fine del mese. C’è l’incertezza del lavoro e la paura che gli aumenti portino a una situazione per cui per molti sarà impossibile fare il proprio dovere di pagare le tasse. Tante persone oneste, se saranno messe di fronte alla scelta tra comprare generi di prima necessità per la propria famiglia e pagare le tasse, faranno la prima scelta. Sarebbe disastroso per le conseguenze penali e fiscali perché toccherebbero il mancato contribuente e ci sarebbero minori introiti per lo Stato e i Comuni. Il risultato sarebbe non maggiore sviluppo ma recessione».
Lei fissa una deadline?
«Siamo a un bivio, in tempi brevi devono arrivare segnali di maggiore equità. Sono state fatte scelte che in molti casi, invece di colpire chi ha già, finiscono per toccare sempre gli stessi, per esempio i lavoratori e gli enti locali. I tagli ai Comuni impediscono di dare risposte di sviluppo e di aiuto concreto ai cittadini. Perché non si sono toccati i grandi patrimoni e la finanza? Si sarebbe evitato di tartassare chi è già in difficolta: i lavoratori dipendenti, i piccoli imprenditori, gli artigiani e i precari».
In concreto, quali sono i segnali che dovrebbe dare il governo?
«Non solo annunciare ma pagare i crediti delle aziende fornitrici e i rimborsi Iva. Far partire gli investimenti al più presto: se a settembre non si vedranno nuovi cantieri, nuove assunzioni, c’è il rischio, ripeto, che la situazione esploda».
Tra i segnali non ci mette anche l’Imu, l’imposta comunale, che finirà nelle casse dello Stato?
«Il governo si è assunto molte responsabilità e ha messo la faccia su scelte molto difficili. Mi ha colpito che non lo abbia fatto in questa occasione. L’Imu è un’imposta municipale e il ricavato, tutto il ricavato, serve ai Comuni per finanziare e pagare servizi che creano, oltre a tutto, occupazione».
Milano è tra l’incudine e il martello. Meno fondi dallo Stato ma l’esigenza di coprire servizi per 585 milioni di euro. Ci saranno nuove tasse?
«Dovremo fare delle scelte e tra queste c’è la possibile cessione di alcuni beni del Comune (la Sea, ndr) per favorire investimenti e sviluppo. Mentre per quanto riguarda la tassazione avremo come punto di riferimento l’equità».
Come?
«Non mettendo tutti sullo stesso piano. Chiederemo a chi ha di più un sacrificio in più e a chi ha meno un sacrificio minore. E vorrei che chi ha già poco fosse esente da ulteriori tasse».
Questi meccanismi riguarderanno l’Imu o anche l’addizionale Irpef?
«Tutte le decisioni saranno prese in giunta e in aula, dopo esserci confrontati con maggioranza e forze sociali. Prevedere che non ci siano tasse è pura demagogia. Certo, non avremo problemi se tutto il gettito dell’Imu sulla prima casa fosse destinato agli enti locali».
Nella sua giunta siede Bruno Tabacci, l’uomo del rigore e vicino al governo di Mario Monti. Sarà disposto a sostenere le sue battaglie?
«Non ho dubbi. L’ho voluto nella mia giunta perché so che su questi temi c’è piena sintonia».
Pisapia uomo di lotta e di governo?
«Non ho mai sopportato chi faceva parte del governo o di un’istituzione e contemporaneamente faceva l’opposizione restando in maggioranza».
Eppure ieri era a fianco del triumviro leghista Roberto Maroni. Il Carroccio ha fatto sempre uso del doppio ruolo. È nato un nuovo asse politico?
«Non c’è alcun asse con la Lega. In tutta la mia vita ho sempre creduto che ci sono dei valori, delle idee e degli obbiettivi profondamente diversi tra chi milita nella sinistra e chi nella Lega o nel Pdl. Sono differenze insuperabili. Ma credo che, di fronte a un obbiettivo giusto che risponde all’interesse generale, chi ha un ruolo istituzionale non debba alzare steccati ma farsene partecipe se non protagonista».
Anche se lo strumento per arrivare all’obbiettivo è la rivolta fiscale?
«Dico no alla rivolta fiscale, anche perché diventa un aiuto all’evasione e non un contributo per modificare una norma ritenuta ingiusta come l’Imu».
Maurizio Giannattasio
DICHIARAZIONE DI BERSANI (dalla Stampa)
Semmai, dice Bersani, bisogna rendere l’Imu più leggera. E per fare ciò aveva proposto un’imposta personale sui grandi patrimoni immobiliari. «Maroni era lì quando abbiamo fatto questa proposta. Erano tutti lì quelli che ora si lamentano. Poi su una cosa Pisapia ha ragione: bisogna fare un meccanismo per cui l’Imu rimane ai Comuni e loro non facciano solo gli esattori per conto dello Stato».