Gianni Pennacchi, 03.01.1984, StampaSera, 29 aprile 2012
ELSA MORANTE CRONACA TRISTE D’UN INCONTRO
Auguri alla scrittrice ricoverata da mesi nella clinica Villa Margherita. Incursione nella stanza 224. La governante: «Mi chiede di portarle il gatto... non ho il coraggio di ricordarle che è morto» condano l’ammalata due ragazzi, nonché la fedele governante della scrittrice. Ma il colloquio si interrompe subito, per il deciso intervento della governante che sbarra prontamente la porta, e chiede con voce ansiosa: •Come ha fatto ad entrare?». Il personale della clinica infatti ha ordini tassativi di salvaguardare la tranquillità della illustre paziente, lasciando passare pochissimi, intimi. Ma l’atmosfera natalizia e ancora viva nella lussuosa hall e negli eleganti corridoi della cllnica privata; e la ROMA — Tanti, tantissimi auguri, signora Morante, Come sta? • Grazie, sto benino. Afa (et! chi è?», risponde la scrittrice con il tono leggermente accigliato che le è abituale. Il busto appoggiato a numerosi cuscini, lo sguardo nero e profondo, la testa eretta e Incorniciata dalla massa bianchissima del capelli raccolti sulla nuca. Elsa Morante è a letto. La stanza, la numero 224 al secondo piano della cllnica Villa Margherita, è piena di fiori, sembra una serra. C’è il televisore ma è spento; e cir¬ Elsa Morante due anni la vigilanza è dunque allentata. ’ Non c’è però verso di essere riammessi nella stanza, e la conversazione prosegue cosi con la governante, che ama e assiste la scrittrice ormai da tanti anni. Da nove mesi vive praticamente anch’essa nella Cllnica, con rapide pause per un ritorno in via del Babutno’ a tenere in ordine la casa, ormai deserta. •Ogni tanto mi chiede del gatto — racconta la governante — vorrebbe averlo qui con lei. Ma io non ho coraggio a ricordarle che è morto; e allora rispondo che sta bene, ma che in clinica è vietato portare animali». I medici definiscono le condizioni di Elsa Morante stazionarie. «Sta cosi, come l’ha vista — spiega ancora la governante —ma ora mi sembra* leggermente migliorata, e parla più volentieri. Oggi non si è alzata, perché era brutto tempo; ma ieri, con quel sole stupendo, ha chiesto di scendere in giardino; l’ho accompagnata io stessa, spingendo la carrozzella». La più grande scrittrice italiana vivente sta male, si va spegnendo lentamente in un declino fisico inarrestabile e dai tempi incerti. Ma non è sola e abbandonata. Gli amici più cari sono sempre lì, In quella stanza dove giungono costantemente montagne di lettere, telegrammi e fiori, segni tangibili dell’affetto generale che la circonda. Poco prima di Natale, a trovarla è venuto lo stesso presidente Pertini. La clinica dove è ricoverata ormai dall’aprile scorso sorge • SEGUE A PAG. 10 Pagina 1- numero 3
Più che un ospedale, sembra un residence di lusso (anche nei prezzi, che la sola degenza costa 140 mila lire al giorno, 51 milioni all’anno), ma le cure mediche non le mancano. «Ci vuole molta pazienza con la signora Moran te — confida un’infermiera — specialmente quando ha i vuoti di memoria. Ma è cosi con tutti i lungodegenti. Lei poi ha 72 anni, e quella storia del tentato suicidio ne ha aggravato le condizioni». Un piccolo «giallo» resta da risolvere. Le condizioni economiche di Elsa Morante non sono buone, e questa clinica privata è costosissima; possibile che la nostra società non sia in grado d’intervenire e assicurare la giusta assistenza a un cittadino cosi illustre? A metà dicembre Alberto Moravia aveva lanciato un pubblico appello a Pertini, rivelando che per un anno di cure occorrevano oltre cento milioni, e che Elsa Morante non aveva praticamente più entrate, data la grave crisi dell’Einaudi, sua casa editrice. Oltre che nell’opinione pubblica, l’appello dello scrittore, che per molti anni ha diviso la vita con Elsa Morante, ebbe una vasta eco In Parlamento, con varie interrogazioni al ministro della Sanità perché Intervenisse. La struttura pubblica si è mossa celermente, mettendo a disposizione una stanza di un’altra clinica romana, adeguata e convenzionata però con il Servizio sanitario nazionale. Alla Clinica San Vincenzo, nel quartiere Gianlcolense, stanno aspettando: «Noi abbiamo la disponibilità — dice il vicedirettore — e la stanza per la Morante è già pronta. Ma il ricovero deve essere ufficializzato tramite l’Usl dell’ospedale San Camillo». Che cosa manca all’iter burocratico? «La firma dei parenti». Il marito, almeno ufficialmente, è tuttora Alberto Moravia. Perché non pone quella firma? Cosa non lo convince dell’Intervento pubblico? «Non saprei — risponde la segretaria dello scrittore — Moravia ora è in Africa». Pagina 10- numero 3
StampaSera, 03.01.1984