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 2012  aprile 28 Sabato calendario

DAL NOSTRO INVIATO SIENA

L’era Profumo, a Siena, parte con la rinuncia: il neo presidente del Montepaschi, eletto a stragrande maggioranza (il 98% dei voti) nell’assembleafiume della banca, non percepirà il suo compenso da presidente (500 mila euro, comprensivi della parte che spetta ai consiglieri) e si limiterà alla remunerazione che tocca ai membri del cda. L’annuncio ufficiale ci sarà con il primo consiglio di amministrazione (il 3 maggio) ma la scelta è stata già apprezzata dal sindaco di Siena, Franco Ceccuzzi - grande sponsor di Alessandro Profumo - e dal presidente della Fondazione, Gabriello Mancini, che a suo tempo era stato molto meno tiepido nei confronti dell’ex numero uno di Piazza Cordusio (anche in occasione della scelta della lista di consiglieri per il nuovo cda della banca). Il gesto eclatante di Profumo va peraltro nella linea di quanto è stato chiesto proprio da Mancini, nel lungo e critico intervento in assemblea. L’azionista - sceso al 36,35% della banca - ha infatti chiesto (e ottenuto) il taglio dei compensi dei consiglieri e del presidente, con un calo degli emolumenti di poco superiore al 20%. Quindi, i membri del nuovo cda avranno diritto a 60 mila euro, mentre gli esecutivi riceveranno 75.000 euro (più un gettone di presenza di 400 euro a riunione). Ma quella di ieri è stata anche l’ultima assemblea di Giuseppe Mussari. Dopo due mandati (e un precedente incarico alla guida della Fondazione) l’attuale presidente dell’Abi passa la mano: una scelta apparentemente voluta ma comunque sofferta e consumatasi tra le numerose critiche degli intervenuti. «Lascio con qualche rimpianto ma nessun rimorso - ha esordito ieri Mussari - sono certo che la banca sia, da oggi, in mani solide e capaci», ha detto passando il testimone a Profumo e a Fabrizio Viola, da ieri non solo direttore generale ma anche amministratore delegato (una novità assoluta, nella secolare storia del Monte dei Paschi). E ancora: «La Fondazione, azionista di riferimento, ha sempre agito in modo costruttivo: è stata un’esperienza unica e straordinaria», ha detto Mussari, evitando accuratamente qualsiasi polemica e concludendo il suo intervento con un tocco istituzionale: parlando delle dotazioni patrimoniali richiese dall’Eba, Mussari ha lanciato l’allarme sul rischio «della chiusura per via normativa» delle banche italiane che seguono il "modello virtuoso" incentrato su crediti a imprese e famiglie.

Ci ha pensato Mancini a togliersi qualche sassolino dalla scarpa. «Serve un’inversione di rotta» ha spiegato il numero uno della Fondazione, con la revisione di un Piano industriale «ormai obsoleto» e su cui la Fondazione vigilerà con attenzione (la revisione si concluderà entro la metà di giugno). In particolare, Mancini ha più volte sottolineato che non potranno «contemplare ulteriori aumenti di capitale» mentreè importante che la banca torni a dare «frutti concreti di quanto seminato». Per essere ancora più chiari, «è fondamentale che il Monte torni quanto prima a produrre e quindi a distribuire utili» archiviando i risultati deludenti di oggi (il bilancio 2011 ha chiuso con una perdita di 4,69 miliardi).

Nove ore di assemblea sono servite anche a nominare i due vicepresidenti Turiddo Campaini e Marco Turchi. Non è stato invece ricandidato Alfredo Monaci.