Andrea Garnero http://www.lettera43.it 27 Aprile 2012, 29 aprile 2012
IL PARLAMENTO EGIZIANO. NORMA IN DISCUSSIONE: RAPPORTI FINO A SEI ORE DOPO LA MORTE
Egitto, sì a sesso con la propria sposa cadavere
Alla faccia del «finché morte non ci separi». O delle frasi da cioccolatini del tipo «ci ameremo per sempre. Sarò per sempre tua». «Non ci lasceremo mai». Qui sembra si sia andati ben oltre. Forse troppo.
La questione è molto semplice (e anche un po’ schifosetta).
Pare strano, ma esiste qualcuno a cui piace avere rapporti sessuali con la propria moglie morte deceduta.
RAPPORTO D’ADDIO. In tutto il mondo si chiama necrofilia (dal greco nekròs che vuol dire cadavere e filìa, amore). Il fatto è che in Egitto, presto, l’ultimo (ed estremo) saluto potrebbe diventare addirittura legale. Secondo il Daily Mail il parlamento lo avrebbe chiamato ’rapporto d’addio’: si potrebbe ’consumare’ fino a sei ore dopo la dipartita della dolce metà.
Le reazioni: «Una catasfrofe dare ai mariti questo diritto»
Sembra piuttosto improbabile, in effetti che sia stata inserita questa nuova norma in un pacchetto di provvedimenti che il parlamento, a maggioranza islamica, dovrebbe votare a giorni. C’è infatti chi sostiene che la legge non esista e che le voci siano state sparse da giornalisti leali all’ex presidente Mubarak.
Potrebbe quindi trattarsi dell’ennesima bufala della politica o del Web, come l’indimenticabile indiscrezione riguardo alla ragazza uccisa da un orgasmo lungo 21 minuti. Rivelatasi poi irrimediabilmente falsa.
Ma in molti hanno creduto alla notizia riportata dal giornale inglese, soprattutto poiché riguarda un parlamento, quello egiziano, che ha anche abbassato l’età matrimoniale a 14 anni e ha eliminato il diritto delle donne ad avere istruzione e impiego.
SCOPPIA LA POLEMICA. Come era prevedibile, subito si è scatenato un dibattito (per non dire un putiferio), con reazioni molto accese. Il Consiglio Nazionale per le donne ha sostenuto che «emarginare e indebolire la condizione delle donne influisce negativamente sullo sviluppo del Paese» e anche sembra che anche i media egiziani si siano dichiaratamente schierati contro la legge.
Un giornalista dell’al-Ahram avrebbe detto chiaramente di non essere d’accordo con le recenti norme, che sarebbero state introdotte per «presunte interpretazioni religiose». Anche il conduttore televisivo J aber al-Qarmouty avrebbe affermato il suo sdegno: «La questione è davvero seria. Sarebbe una catastrofe dare ai mariti un tale diritto sulle proprie mogli. Davvero la tendenza islamica si è spinta a tal punto? Ci sono davvero persone che la pensano in questo modo?»
Dalla realtà al cinema: quando la necrofilia è una perversione
Lo scheletro della madre di Norman Bates in ’Psycho’.
Pur prendendo la notizia con le dovute cautele, la questione non può che risultare complicata. Soprattutto perché l’essere umano ha dato più volte esempio di tali gesti perversi. Reali o finti che siano.
C’è per esempio il caso Carl Tanzler: radiologo statunitense di origini tedesche, nel 1931 curò invano una paziente 21enne, tal Elena Milagro malata di tubercolosi. La donna non ce la fece e morì. Il medico arrivò a pagare ai genitori della giovane addirittura un mausoleo dove tenere il corpo, per evitare la decomposizione. Due anni dopo rubò il corpo e lo tenne nel proprio letto: le creò un guardaroba apposito per vestirlo.
IL MOSTRO DI MILWAUKEE. La cronaca ricorda anche Ted Bundy, serial killer americano che uccise molte donne tra il 1974 e il 1978: adescava le giovani vittime, perlopiù presso residence universitari con la solita scusa del braccio ingessato, per poi ucciderle e infierire sul loro corpo. Poi c’è il mostro di Milwaukee: Jeffrey Dahmer. Tra il 1978 e il 1991 uccise 17 giovani, abusando sessualmente dei loro cadaveri.
Passiamo dalla realtà al cinema. Per il grande schermo c’è l’imbarazzo della scelta. Si può andare da Alfred Hitchcock a Quentin Tarantino.
LA SOTTOMISSIONE DI BATES. Il regista britannico ha ’sfornato’ pellicole del calibro di Psycho (1960) e La donna che visse due volte (1958). Norman Bates (Anthony Perkins) col cadavere della madre ci parla, lo veste, lo cura, si fa anche sgridare e le ubbidisce.
Ne La donna che visse due volte, invece, il tema della necrofilia è meno esplicito, più nascosto, non si vede, ma si sente la sua presenza.
Basti pensare a come il protagonista (James Stewart), dopo la presunta morte della ragazza (Kim Novak), continui a essere innamorato e ossessionato da questa. Quando poi ne incontra una che le somiglia molto, lui non si innamora di questa, ma del ricordo dell’altra morta, fino a cercare di farla rivivere in quest’altra ragazza facendola vestire e pettinare come lei. Si potrebbe parlare quindi di una necrofilia tutta psicologica.
LA VIOLENZA DI TARANTINO. Nel 1987 è uscito Nekromantik di Jörg Buttgereit: il film racconta una storia d’amore a tre fra una coppia e un cadavere, con lei che alla fine scappa col morto.
Da citare anche Quentin Tarantino: celebre la scena di Kill Bill volume 1 dove Beatrix Kiddo (Uma Thurman), in coma da anni, sdraiata sul suo lettino di ospedale si è svegliata proprio quando l’infermiere Buck sta per farla stuprare da un camionista.
Anche il cinema d’animazione potrebbe regalare una chicca: Biancaneve e i sette nani. Indimenticabile la sequenza in cui la bellissima principessa morta su un letto di rose per aver addentato la mela avvelenata, torna in vita per il bacio d’amore del principe. Certo, è una favola e tutto è lecito. Ma il gusto inquietante del macabro un po’ resta.