Alessandra Arachi, Corriere della Sera 28/4/2012, 28 aprile 2012
ROMA —
Sono sette professori in tutto. Due sono donne, uno è straniero. A loro in mano le sorti dei finanziamenti della nostra ricerca. Li ha nominati ieri Francesco Profumo: il ministro dell’Istruzione ha dato così il via libera (con un decreto che andrà ora alla Corte dei Conti) al primo comitato nazionale dei garanti per la ricerca. Con qualche decennio di ritardo rispetto all’Europa.
«Sull’Europa abbiamo molto da recuperare», dice il ministro Profumo. E spiega: «Basti questo dato: nel settimo programma quadro (in corso) il contributo del nostro paese in Europa è del 14,5%. A fronte di questo la quota che le nostre aziende, le università e gli enti di ricerca riportano indietro è dell’8,5%. Ovvero con una perdita secca di 500 milioni ogni anno. Abbiamo avuto difficoltà proprio nei sistemi di valutazione, ma anche nei team, nei laboratori. Adesso abbiamo possibilità di attivare una palestra italiana per allinearci all’Europa. L’obiettivo è arrivare preparati alla partenza di Horizon 2020, l’ottavo programma quadro, nella primavera del 2014: prevede 80 miliardi europei. I nostri investimenti per enti di ricerca saranno 1,7 miliardi l’anno. Se non cambiamo da subito le nostre modalità rischiamo di perdere 8-900 milioni l’anno».
Il comitato dei garanti per la ricerca serve a questo. Sette professori in tutto, tre lavorano all’estero. Angelos Chaniotis, il più giovane, 52 anni, è un greco che insegna a Princeton. «E’ uno degli storici più famosi del mondo», garantisce il ministro Profumo che ha scelto personalmente i magnifici sette fra una rosa di quindici nomi, selezionati nei mesi scorsi da un comitato formato da cinque eccellenze che, a sua volta, ha vagliato oltre duecento curricula provenienti da 183 università ed enti di ricerca.
Il comitato dei garanti per la ricerca è una «creatura» voluta dall’articolo 21 della legge di riforma sull’Università, la cosidetta legge Gelmini. Ai magnifici sette spetta il compito di valutare ex ante i progetti di ricerca presentati su bando del ministero. E finalmente i nostri criteri di valutazione si sono allineati al resto d’Europa. Fino ad oggi erano affidati a comitati estemporanei, quando non addirittura a burocrati.
Due dei membri sono donne, lo imponeva la legge. Anna Maria Colao, 53 anni, endocrinologa napoletana, è sposata con il governatore della Campania Stefano Caldoro e vanta un posto nella top dei primi cento scienziati del mondo, ma anche fra i primi quaranta d’Italia. Daniela Cocchi, sessantenne bolognese, è stata presidente della Società italiana di statistica e oggi è membro dell’istituto internazionale di statistica, con alle spalle master e diplomi in Belgio.
Tre lavorano all’estero. Oltre allo storico greco spicca il nome di Alberto Sangiovanni Vincentelli, alle soglie dei 70 anni è il più anziano: professore di Ingegneria elettrotecnica a Berkeley vanta un curriculum che si può riassumere nel suo H-index pari ad 83 e per capire basti pensare che Stephen Hawking si ferma nella stessa scala a 62.
All’estero anche Francesco Sette, 55 anni, fisico: è il direttore generale dell’European Synchrotron Radiation Facility di Grenoble, mentre il chimico Vincenzo Barone è un normalista di Pisa, presidente della Società italiana di chimica ed è fellow dell’European Academy of Science.
Docente a Roma Claudio Franchini ha 57 anni ed è ordinario di diritto amministrativo a Giurisprudenza, nonché presidente della Conferenza dei direttori di dipartimento dell’università di Tor Vergata. E’ anche presidente del Cispa, Centro interdipartimentale di studi sulla pubblica amministrazione.
Alessandra Arachi