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 2012  aprile 28 Sabato calendario

GLI IMMIGRATI. COSÌ CI SIAMO TRASFORMATI IN UNA NAZIONE MULTIETNICA


Centocinquantun’anni fa, all’epoca del primo censimento, gli stranieri erano poco più d’un tocco esotico nella neonata Italia. Si parlò allora di 88.639 persone, uno 0,4% praticamente invisibile nella geografia degli abitanti ancora disabituati a considerarsi un popolo. Eppure gli ultimi dieci anni valgono più di un secolo e mezzo nella storia degli immigrati italiani, passati dai 1.334.889 del 2001 agli attuali 3.769.518 (6,34%).
Se l’identikit dei nostri nuovi connazionali è materia da sociologi, la statistica racconta parecchio della loro topografia mentale. Il 36% vive infatti prevedibilmente nelle regioni settentrionali maggiormente prodighe di lavori tradizionali. Ma, al tempo stesso, il numero degli stranieri residenti al sud è cresciuto del 192%, confermando l’alternativa alla crisi economica offerta ai migranti dalla richiesta di manodopera agricola.
Certo, con una media di 85,5 stranieri ogni mille abitanti, il nord continua a sperimentare le mescolanze più ardite. Come nel caso di Rocca de’ Giorgi, comune d’una settantina di abitanti in provincia di Pavia, contraddistinto da un rotondo 36,3% di rumeni, colombiani e domenicani e srilankesi.
La presenza straniera è un dato particolare, perchè in barba alla precisione matematica si presta a interpretazioni tutt’altro che oggettive. Così, per esempio, quello stesso 6.34% conferma alla responsabile immigrazione del Pd Livia Turco la necessità di rafforzare il welfare in funzione di una società multietnica mentre serve al sindaco di Roma Gianni Alemanno per sottolineare le 26.242 espulsioni d’irregolari effettuate a fronte delle 20mila promesse.