Giusi Fasano, Corriere della Sera 27/04/2012, 27 aprile 2012
SORPRENDE IL LADRO E LO UCCIDE NEL PAESE DOVE META’ SONO ARMATI —
Una piazza larga meno di un campo di calcio, tre negozi e un bar. Due dei commercianti sono armati di pistole, la signora del bar nasconde dietro il bordo di uno scaffale una mazza da baseball: «Non si sa mai». Questo è il territorio un tempo battuto dall’ex Mala del Brenta, per di più è terreno di caccia e, fatti due conti con porti d’arma alla mano, pare che da queste parti nella metà delle case ci sia un’arma. Vanno così le cose nella piccola frazione di Civè, Comune di Correzzola (Padova). Uno dei negozianti armati — Franco Birolo, 47 anni — l’altra notte si è trovato davanti a quattro ragazzi che gli avevano sfasciato la vetrina della sua tabaccheria-edicola usando come «ariete» una panchina spinta con un’auto rubata. Loro caricavano sigarette, lui ha caricato la sua calibro 9 e ha premuto il grilletto. Un tipo tranquillo, raccontano tutti, e tranquillo sembrava anche ieri, poche ore dopo aver centrato al torace uno dei ladri che ha fatto appena in tempo a fare pochi passi nell’inutile tentativo di scappare. Quel ragazzo era un moldavo di 20 anni. Mentre lui moriva, due dei suoi complici sono fuggiti verso i campi, l’ultimo invece è rimasto lì, impietrito davanti alla reazione del commerciante che dopo aver sparato al suo amico ora stava puntando l’arma addosso a lui. Non una parola. Solo occhi negli occhi e pochi gesti. Il quarto della banda si è arreso a Franco Birolo e quando i carabinieri sono arrivati l’hanno trovato incappucciato e con le mani strette dal nastro adesivo. Qualcuno, nel borgo di Civè, rispolvera la storia del servizio militare del tabaccaio nei parà di Pisa per ipotizzare chissà quale indole aggressiva, «ma non fate collegamenti assurdi» interviene un ragazzo che si dice suo amico. «Non è né violento né razzista».
Interrogato per ore dal sostituto procuratore di Padova Benedetto Roberti, il negoziante ha raccontato i dettagli di una tragedia che per lui è stata legittima difesa anche se il magistrato, alla fine, ha aperto un fascicolo che ipotizza il reato di omicidio volontario. Nel destino giudiziario di questa storia molto dipenderà dall’esito dell’autopsia, e cioè dal fatto che il ragazzo ucciso sia stato colpito alle spalle oppure no.
«Si è difeso» commenta Cesare Alverdi, 60 anni e da una vita dietro il bancone della merceria a pochi passi dal negozio di Birolo. «Ha fatto bene. Io di pistole ne ho due e se fossero venuti da me avrei fatto lo stesso» lo giustifica. Il coro delle voci solidali arriva dalla gente della frazione, certo. Ma anche dal più lontano. Il vicesindaco di Correzzola Mauro Fecchio è stato il primo a esprimere «solidarietà alla famiglia di Franco Birolo per quanto ha subito. La situazione in paese è grave da tempo — ha fatto sapere — e noi chiediamo al prefetto che si agisca di conseguenza». Si tratta di «un atto di legittima difesa» è sicuro anche il presidente della Regione Veneto Luca Zaia, che alza il livello politico della discussione e sostiene che «quest’episodio conferma l’esistenza di un’emergenza sicurezza nei nostri territori». Ed è per chiedere di intervenire su quell’emergenza che a Correzzola è convocato per stasera un consiglio comunale straordinario. Invitato speciale Franco Birolo.
Giusi Fasano