Margherita D’Amico, la Repubblica 27/04/2012, 27 aprile 2012
QUEL TEST ORMAI SUPERATO CHE CONDANNA A MORTE I CAVALLI
Un test accusato di condannare irregolarmente cavalli, mulie asini: accomuna Rocket, sotto sequestro sanitario da due anni, e Marisa, macellata alla fine di un progetto di sperimentazione. Sono state riscontrate positive all’AIE-Anemia infettiva equina utilizzando come esame determinante l’aggiuntivo Immunoblotting, benché fossero entrambe negative al Coggins, test di riferimento secondo la legge comunitaria. Una volta, quando il virus era considerato pericoloso, c’era l’obbligo di abbattimento immediato. Oggi invece si può scegliere di isolare l’animale, ma è difficile e lo fanno in pochi. Per Rocket, puledra che appartiene a una famiglia di Poli, nel Lazio, si sono mobilitate le associazioni animaliste. Marisa, mula di un tagliaboschi, è scomparsa nel silenzio.
«Test arbitrari, sperimentazione su animali vivi, elusione di responsabilità da parte dell’autorità sanitaria», elenca Sonny Richichi, responsabile organizzativo della IHPItalian Horse Protection association che ha diffidato il sindaco di Poli, nel Lazio, chiedendo l’immediato dissequestro di Rocket.È per lei, difesa da madre e figlie, che si solleva il caso. La sua positività viene decretata nell’agosto 2010 benché il Coggins la dia sana.
Annarosa non ci sta: «Ci siamo ribellate, ma dobbiamo tenerla reclusa». Sicuro Gianluca Autorino, a capo del centro di riferimento per l’AIE presso l’Istituto Zooprofilattico della Toscana e del Lazio: «Se occorre, chi vieta di eseguire un test in più, moderno? Lavoriamo per prevenire». Ma di quale diffusione si parla? «Non contagiosa, innocua per l’uomo, l’AIE può trasmettersi fra equidi in piena viremia attraverso puntura di insetti o siringhe infette» spiega Fabrizio Passamonti, docente di Malattie infettive negli animali domestici presso l’Università degli studi di Perugia. L’incidenza in Italia oggi è minima. Nel 2009 era lo 0,14%, solo 117 casi di nuova positività nel 2011, perlopiù fra muli in Abruzzo e nel Lazio: «In una situazione così tranquilla non si vede ragione di eccedere nello zelo».
«Comprai Marisa e altri muli in Abruzzo nel 2006, era negativa» racconta il proprietario, piccola azienda a Vallepietra, provincia di Roma. «Un anno e mezzo dopo me la trovano positiva. Mio cugino lo stesso guaio. Abbiamo dovuto macellare dieci animali bellissimi. Pagati 4mila euro l’uno, il mattatoio te ne dà 100. Per Marisae Monica fui contattato dal dottor Autorino attraverso la Asl di Arsoli. Mi offrì 300 euro ciascuna se le cedevo alla sperimentazione. Accettai. «Progetto finanziato dallo stesso ministero della Sanità presso l’azienda Le Scalette ad Aprilia, che nel 2009 coinvolse 11 muli: «Prelievi di sangue per sei mesi», spiega Autorino «poi li abbiamo inviati al macello». Silenzio dei dirigenti ministeriali riguardo la necessità dello studio e le modalità di soppressione, diverse dall’eutanasia etica riservata di legge alle cavie. «Scandaloso. Nella nostra sede a Montaione ospitiamo 7 cavalli positivi e da anni chiediamo di diventare osservatorio nazionale per l’AIE», dice Richichi. «Da noi si possono studiare animali liberi e in salute: il ministero non ci ha mai risposto».