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 2012  aprile 26 Giovedì calendario

Finalmente trovato il punto G Lo teneva nascosto un’anziana - Più misterioso del mostro di Loch Ness, più inafferrabile di un neutrino, una leggenda metropo­litana c­ome i coccodrilli nei bassi­fondi di New York

Finalmente trovato il punto G Lo teneva nascosto un’anziana - Più misterioso del mostro di Loch Ness, più inafferrabile di un neutrino, una leggenda metropo­litana c­ome i coccodrilli nei bassi­fondi di New York. Anni che cerca­no di mettergli le mani addosso, anni di ricerche snervanti, anni di frustrazioni profonde. Devi esse­re più sensibile, devi stare più at­tento, devi crederci di più, puoi fa­re di meglio, controlla meglio l’an­golazione, non esagerare con la spinta, disegna meglio il movi­mento, passa al 4-3-3, prova con l’albero di Natale, ma perchè tutti questi preliminari se per andare in Champions basta arrivare se­condi?... Niente da fare: soddisfa­zione zero, felicità a momenti e fu­turo incerto. Il famigerato punto G, il bengo­di di ogni donna, la madre di tutti i piaceri, l’ombelico del mondo, non si trovava mai. Nascosto nelle grotte come Bin Laden a Tora Bo­ra, forse sepolto per sempre in qualche fantasia erotica maschi­le. E invece lo hanno beccato i Na­vy-Seals dell’Institute of Gynecolo­gy di St. Petersburg in Florida, a cui evidentemente non piace sta­re con le mani in mano. Catturato dopo una serie di accurati pedina­men­ti tra l’apparato genitale e uri­nario dove forma un angolo di 35 gradi con la parete laterale del­l’uretra. Incastrato dalle numero­se impronte digitali il signor G ha dovuto dichiarare per la prima vol­ta le proprie generalità ai gendar­mi della scienza: lunghezza 8,1 millimetri, larghezza da 3,6 a 1,5 millimetri, altezza 0,4 millimetri. Una volta estratto il tessuto del punto G è estendibile fino a oltre 30 millimetri e somiglia al tessuto erettile, cioè il tessuto cavernoso, dei genitali maschili e del clitori­de. Ernst Grafenberg, il ginecolo­go tedesco che per primo si avven­turò nella faticosa esplorazione, situò il Punto Grafenberg, o pun­to- G per l’appunto, sulla parete frontale della vagina a un’altezza di circa 2 centimetri e mezzo. Il cal­colo però, è bene dirlo, venne effet­tuato a spanne. Ricercatori inglesi del King’s College di Londra avevano per an­ni negato l’esistenza del latitante, definendolo solo un mito creato da riviste e terapisti sessuali. Ma qualche anno fa Emmanuele Jan­nini docente di Sessuologia Medi­ca dell’Università degli Studi de L’Aquila,aveva avvistato la prim­u­la rossa su un campione di donne: nove di loro avevano dichiarato di avere orgasmi vaginali, le altre un­dici, cioè quelle che di solito esco­no con noi, invece no. Lo aveva beccato appeso come Messner sulla parete che separa la cavità dell’uretra da quella della vagina, solo una parte del campione però presentava questa parete più ispessita, con una particolare con­centrazione di ghiandole, termi­nazioni nervose e corpi caverno­si, praticamente materiale infiam­mabile, pericoloso al tatto. La no­vità della ricerca era: mica tutte ce l’hanno. Spiegava Jannini: «Co­me diceva Freud, l’anatomia è il destino, avere o meno il punto G è una condizione congenita».Prati­camente un’anomalia. Ma ora lo studio di Ostrzenski concede pari opportunità alle donne e, soprattutto, futuribili ap­plicazioni commerciali alla sco­perta. Già, ma chi è lo spione che ha consentito la cattura dell’inaf­ferrabile? Chi lo ha consegnato al­la­luce dopo tanta morbida oscuri­tà? La nonna: un’anonima dona­trice di 83 anni suonati, deceduta, per giunta, da tempo. Il punto G è stato stanato come il boss della n’drangheta Trimboli, nascosto in un casolare da una coppia di pensionati, nemmeno sapeva la nonna di avere il diavolo in corpo. Lei al massimo si divertiva con il punto croce.