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 2012  aprile 26 Giovedì calendario

Maroni: «Denuncio i monnezzai, roba vecchia usata prima del voto» - Ai suoi, Roberto Maroni ha detto che no, lui preoccupato non è per il caso Finmeccanica

Maroni: «Denuncio i monnezzai, roba vecchia usata prima del voto» - Ai suoi, Roberto Maroni ha detto che no, lui preoccupato non è per il caso Finmeccanica. O me­glio. La preoccupa­zione è che la nuo­va ondata di fan­go, anzi, di «stron­zate fangose» co­me ha scritto su Fa­cebook , dia un’al­tra mazzata a una Lega che si gioca la sopravvivenza al­le Amministrati­ve: «È quella la no­stra vera partita». Per il resto, Bo­bo «è sereno, per­ché sono traspa­rente come l’ac­qua ». E in piena co­me un fiume, ché ieri sul web ha po­stato tre chiamate alle armi in poche ore. Dice che «noi sappiamo come si smaltisce la monnezza, nei termodistruttori», e quindi oggi scatteranno «le pri­me denunce contro i monnezzai ro­mani ». La prima è una querela per Lorenzo Borgogni,l’ex responsabi­le Relazi­oni esterne di Finmeccani­ca che ai pm napoletani ha parlato di una tangente di 10 milioni alla Le­ga per la nomina di Giuseppe Orsi al vertice della società. Non solo Borgogni «parla per sentito dire», s’inalbera Maroni, ma «è stato in­terrogato a ottobre scorso. Strano, queste notizie “esplosive” sono ri­maste nel cassetto dei pm per ben 6 mesi e sono uscite solo oggi, a 2 set­timane dalle elezioni». Ed ecco il punto. La parte del par­tito colpita dalle scope di Bobo lo accusa, in un inedito connubio col Pd, di gridare al complotto solo quando il fango sfiora lui, ma di aver fatto pulizia interna senza aspettare le risultanze delle inchie­ste. Replicano i maroniani che «Borgogni ha ripetuto le cose che aveva già detto sei mesi fa. Ma forse adesso a qualcuno fa comodo inter­pretarle in un altro modo ». Il rifer­i­mento non è solo ai tempi sospetti, grida Bobo che «qualcuno a Roma (e Napoli) pensa di distruggerci. Poveri illusi, non hanno capito che la Lega è immortale».Ma anche al­­l’intervista che Borgogni ha rila­sciato ieri alla Stampa , tirando in ballo Marco Reguzzoni e Giancar­lo Giorgetti. L’ex capogruppo della Camera per la storia dei capanno­ni di Malpensa che sarebbero stati affittati per 5,4 milioni da Agu­s­taWestland a una società collega­ta a Reguzzoni, che ha smentito tut­to il 6 aprile scorso. Il capo dei lum­bard per la presunta assunzione in Finmeccanica di un suo parente. Se ieri già alle 10 del mattino fra i maroniani girava un sms: «Leggete Borgogni e ricordatevi che a Vare­se non c’è solo Bobo... », come a vo­ler spostare su Reguzzoni il tiro di questa inchiesta che punta anche sui legami di amicizia, come dire, territoriale con Orsi, il partito ha fat­to quadrato intorno a Giorgetti. An­che se hanno creato sconcerto le parole di Umberto Bossi l’altra se­ra, che ne ha lodato l’assoluta cor­rettezza, «di lui sono ultrasicuro, è un pretino», ma intanto ha fatto sa­pere che è lui «l’uomo delle nomi­ne in Lombardia», secondo alcuni «circoscrivendo chi potrebbe ave­re responsabilità». Veleni che smentiscono l’ultimo post di Maro­ni su una Lega «ricompattata» dai nuovi attacchi. Di certo, con Bossi la linea è la stessa: anche il Senatùr parla di «inchieste costruite» e di «Paese di m...». Ma la base è sempre in fermento. Tanto per dirne una, ieri Massimo Dolazza, capogruppo a Stezzano e bodyguard di Bossi negli anni No­vanta, ha ricordato a Linkiesta di quando fu sospeso dal partito per aver scritto un libro sul «sistema Finmeccanica» in cui chiedeva conto dei rapporti col Carroccio. In­somma altro che festa di Liberazio­ne. Anche se è vero che per i padani doc il 25 aprile è soprattutto la festa di San Marco, simbolo dei Serenis­simi. Ieri il maroniano Gianluca Pi­ni non s’è fatto sfuggire l’occasione per tirare una frecciata a Reguzzo­ni, e su Facebook ha scritto: «Augu­ri a tutti i Marco, tranne uno».