Ugo Bertone, Libero 26/4/2012, 26 aprile 2012
LA SECONDA VITA DI APPLE VALE 50 MILIARDI DI UTILI
Il miracolo della Mela che, in barba alla legge di Newton, non casca mai dall’albero, non è ancora finito. Ieri, gli operatori finanziari di tutto il mondo hanno fatto e rifatto i conti per capire se ci fosse un errore di stampa dietro i dati della trimestrale i Apple. Possibile che l’azienda, orfana di Steve Jobs, avesse aumentato gli utili del 93%? Possibile che, grazie ad altri 12,6 miliardi di utili in tre mesi, il tesoretto nelle casse dell’azienda di San José, California fosse aumentato a 110,2 miliardi di dollari? Possibile, visto che i consumatori di tutto il mondo continuano a far la fila davanti alle meraviglie della Mela. Da gennaio a fine marzo si sono venduti 35 milioni di iPhone 4 S, l’88% in più. Nello stesso periodo il mercato ha assorbito 11,8 milioni di iPad di ultima generazione (+151 %) disegnati da Jonathan Ive, il genio inglese del design che per vent’anni ha tradotto in linee sempre più semplici le idee di mago Jobs. Il resto, dati i numeri, sembrano briciole: ma non sono certo pochi 4 milioni di iMac. E nemmeno i 7,7 milioni di iPod, l’unico prodotto della premiata ditta in declino (-15%).
Insomma, la Mela non scende a terra. E gli scettici, a partire dalla speculazione di Wall Street, sono serviti. Per un paio di settimane gli operatori della Borsa americana hanno venduto a piene mani il titolo della Mela, in attesa di conti in frenata. Una scelta ragionevole, visto che, da inizio anno, Apple aveva guadagnato il 40% abbondante, sfidando la crisi greca, i problemi della Spagna e della Francia e così via. Ma una scelta sbagliata: ieri, giornata in cui il titolo Apple (la società che vanta il più alto valore di Borsa del pianeta) ha guadagnato l’8%, gli increduli hanno dovuto correre ai ripari. Eppure, con il senno di poi, non mancavano gli indizi. A gennaio, quando lo store di Apple nel cuore di Pechino ha esposto il primo iPhone 4s in vendita, ci sono volute violente cariche della polizia per mettere ordine nella folla in impaziente attesa. “Le nostre vendite in Cina – ha spiegato Tim Cook, il successore di Jobs che nel 2011 ha intascato in bonus la bellezza di 378 milioni di dollari – sono aumentate quest’anno di cinque volte”, al punto che il Paese del Drago, dove avviene la produzione dei prodotti Apple, è oggi il secondo cliente della Mela.
Ma quanto può durare questo boom senza fine? Nella seconda parte dell’anno, frena lo stesso Cook, sarà difficile tenere un passo del genere. Un rallentamento è nell’ordine delle cose, si spinge a dire. Ma chissà se è sincero oppure se vuol evitare di aumentare il dividendo: i 10 miliardi stanziati per la prima cedola nella storia del titolo, di fronte a questi numeri, sembrano una mancia o giù di lì.
Cook non ha però bisogno di questi inghippi per dettare le sue condizioni ai signori delle banche d’affari. Sono loro, e non viceversa, a dipendere da questo fenomeno che con i suoi profitti tiene in piedi Wall Street: senza Apple, calcola il Financial Times, il rialzo dello Standard & Poor’s di quest’anno sarebbe del 7, non del 9 per cento. Nessun banchiere, poi, si pone più la domanda che ha dominato il mondo della tecnologia per tutto l’anno scorso: sarà in grado la Mela di sopravvivere al suo fondatore? La risposta è nei numeri, ma anche nella coesione della squadra di comando che Jobs ha voluto allenare per tempo. Forse, dicono i più scettici, le cose cambieranno quando si esaurirà il magazzino di idee lasciate dal genio della new economy. E magari di questo discutono, senza risultato, i 300 mila clienti che oggi, in un giorno qualsiasi, sono entrati in un Apple store in qualche parte del pianeta per comprare un iPhone. Non resta che attendere i prossimi prodotti del laboratorio più noto, segreto ed invidiato del pianeta. Ove si ostenta tranquillità assoluta di fronte alle mosse della concorrenza, a partire dal nemico “storico”, Microsoft. Entro pochi mesi decollerà Windows 8, il sistema operativo che cambierà le caratteristiche dei laptop e dei tablet, le tavolette elettroniche che entro il 2015 supereranno le vendite dei pc. Facciano pure, è la risposta di Cook. «Non è poi così difficile – commenta – montare un aggeggio che metta assieme un tostapane ed un frigorifero. Ma non credo la gente trovi utili una cosa del genere…». Una risposta degna di Steve Jobs, il genio della Mela che non cade.
Ugo Bertone