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 2012  aprile 26 Giovedì calendario

CUMULO DI CARICHE IN AZIENDE CONCORRENTI, UN DIVIETO CHE NON RISOLVE IL PROBLEMA

Molti studi legali hanno trascorso il 25 Aprile lavorando sulle dimissioni dai consigli di banche, assicurazioni e finanziarie che centinaia di amministratori devono dare entro oggi in base all’articolo 36 del decreto salva Italia. Il principio che origina la norma è corretto. Venne concepito un secolo fa negli Usa quando l’accumulazione di cariche consentiva solidarietà pelose tra manager di public company alle spalle di investitori e concorrenti. Ma la norma e le regole d’attuazione, curiosamente emanate solo venerdì 20 aprile, sono sì roboanti, ma aggirabili e scritte male.
Si può incidere sui diritti soggettivi per ragioni di ordine pubblico o pubblica utilità, ma la Costituzione non prevede il criterio della ragionevolezza in materia, quasi a diminuire le responsabilità di ciascuno. Se un amministratore non scegliesse dove stare per le più svariate ragioni, l’Autorità competente avrebbe il potere di dimetterlo da tutte le cariche potenzialmente in conflitto. Una durezza che non usa alle Camere dove i parlamentari, ove siano dichiarati incompatibili dalla giunta, hanno il diritto di opporsi e, a obiezione respinta, di scegliere quale ruolo conservare. Ora, impedire il cumulo delle cariche in aziende concorrenti è giusto. Consente pure di redistribuire poltrone e strapuntini a tanti finora esclusi. Ma perché incidere solo nel settore finanziario? E come, poi? Se Caltagirone resta in Generali e lascia Unicredit al figlio, la legge risulta osservata. Idem, se Mediobanca mette in Generali un direttore centrale invece dell’amministratore delegato. Ma il governo crede davvero che i sostituti non parlino con i sostituiti?
La verità è che, in Italia, gli intrecci sono prima tra pacchetti azionari e poi tra i rappresentanti. Vogliamo disboscare la giungla? Bene! Cominciamo dal Testo unico del 1993 che consente a tutte le banche di prestare a clienti che diventano soci e consiglieri delle banche stesse, di investire in proprio e gestire risparmio altrui. Ma bisognerebbe ammettere che la cultura degli Anni 90, di cui anche questo governo è tributario, ha fatto il suo tempo. Diversamente, con gli articoli 36, guardiamo le pagliuzze e non vediamo le travi.
Massimo Mucchetti