Aldo Grasso, Corriere della Sera 26/4/2012, 26 aprile 2012
Per il Dr. House è l’ora dell’addio– «Dr House» sta per chiudere battenti: dopo otto venerate stagioni e 177 episodi, l’ideatore e show runner David Shore ha capito che è tempo di porre la parola fine
Per il Dr. House è l’ora dell’addio– «Dr House» sta per chiudere battenti: dopo otto venerate stagioni e 177 episodi, l’ideatore e show runner David Shore ha capito che è tempo di porre la parola fine. Un attimo prima che la serie cada nella ripetizione, un attimo prima che la figura del medico misantropo, irridente e scorbutico cada nel manierismo. Per questo Gregory House (Hugh Laurie) è finito anche in una prigione ed è costretto ad assaporare la libertà, suo malgrado, come riscatto sociale. Ricominciare a diagnosticare in un ospedale (il suo amato Princeton-Plainsboro), ricominciare con una sola assistente piena di problemi (la dottoressa cinese Chi Park), ricominciare ad adempiere alla sua missione narrativa di medico non convenzionale (Canale 5, martedì, ore 21.20). Come da copione, Dr House non fa alcuno sforzo per rendersi simpatico, non ne sente il bisogno, si maschera dietro la figura di nuovo Sherlock Holmes solo per manifestare le capacità intuitive, ma anche esaltare il metodo deduttivo (con il corredo di tutte le citazioni colte del caso). Si presenta in scena (l’ospedale è la sua scena teatrale) con la barba più lunga del solito, con i connotati dell’avanzo di galera perché è sicuro di sé, del suo operare: le sue famose diagnosi sono infatti un’indagine sulla malattia e, insieme, una continua interrogazione filosofica. Dr House ci coinvolge non tanto per la trama in sé (per convenzione sappiamo che alla fine «vincerà») quanto piuttosto per il suo rapporto con la malattia: ci ha insegnato che la malattia è prima di tutto un oggetto da pensare, qualcosa che va oltre la letteratura scientifica. Tocca al suo genio sregolato e spregiudicato appropriarsene con la mente per respingerla come paura, per obbligarci a confrontarci con le sue decisioni e a esprimere un giudizio sul suo operare. C’è solo da aspettare, ancora una volta, il primo medico che alzi il ditino contro House per accusarlo di metodi scorretti e di analisi campate in aria.