L. Mais., Il Sole 24 Ore 26/4/2012, 26 aprile 2012
INGHILTERRA IN RECESSIONE PER IL CROLLO DELL’IMMOBILIARE
Tecnicamente è recessione, anche per la Gran Bretagna. Protetta dalla politica monetaria flessibile della Banca d’Inghilterra, Londra sperava di evitare una ricaduta come quella vissuta nel 2009.
I dati preliminari di Ons, l’Istat inglese, indicano però il contrario evidenziando una caduta del Pil dello 0,2% nel primo trimestre dell’anno che segue una contrazione dello 0,3 nell’ultimo del 2011: sei mesi di fila con segno negativo sono appunto considerati recessione da tutti gli economisti.
A deludere è stato soprattutto il settore delle costruzioni che è crollato del 3%, uno scivolone determinato in larga misura dai tagli alla spesa pubblica che hanno rivoluzionato una serie di opere. La scossa del mattone era però stata prevista, anzi largamente anticipata e anche in misura più significativa dalle stime di analisti e della Banca d’Inghilterra. Non altrettanto si può dire per la contrazione della produzione industriale (meno 0,4) ma soprattutto per la debole crescita dei servizi: si calcolava un più 0,5% che si è risolto in un timido 0,1 per cento. Il risultato è che il consenso diffuso fra think tank e uffici studi di un debole primo trimestre dell’economia in segno appena appena positivo (0,1) si è dissolto, nonostante molti indicatori diano suggerimenti contrari.
C’è scetticismo, questa volta, sui dati preliminari dell’Ons nella convinzione che il quadro economico stia in realtà, lentamente migliorando. Fatto salve possibili correzioni all’insù delle stime provvisorie diffuse ieri, cresce infatti la sensazione che il mondo del business britannico stia vivendo una fase diversa da quella descritta nella statistica. «Sono cifre in contraddizione - ha precisato il chief economist della British chamber of commerce, Davide Kern - con i sentimenti delle imprese che operano in un’atmosfera di moderato ottimismo».
Nei giorni scorsi, lo ricordiamo, la Banca d’Inghilterra sembrava aver archiviato ogni nuova ipotesi di quantitative easing, mentre i dati sull’occupazione erano tornati positivi.
Il dato di ieri resta comunque una grande delusione, soprattutto politica. Il premier David Cameron lo ha riconosciuto in Parlamento echeggiando i commenti analoghi del Cancelliere dello Scacchiere, George Osborne. «Non cerco scuse - ha detto il capo del Governo ai Comuni - è una situazione difficile che è ora divenuta molto più difficile».