Filippo Ceccarelli, Alberto Moravia, Daria Galateria, la Repubblica 26/4/2012, 26 aprile 2012
[3 articoli] Tra maschere e menzogne l´avanspettacolo del potere – Ha fatto un deserto e l´ha chiamato burlesque
[3 articoli] Tra maschere e menzogne l´avanspettacolo del potere – Ha fatto un deserto e l´ha chiamato burlesque. Non se la prenda Tacito, perché sarà euforia, fantasia o patologia, spasso o disperazione, uno sviluppo imprevisto delle teorie di Debord o la deriva di un vecchio sporcaccione, ma in qualche modo la società degli spettacoli, giunta al suo culmine, produce spettacolini. Può sembrare uno stupido gioco di parole, ma l´ammiccante diminutivo fiorito sulle labbra dell´ex presidente Berlusconi, il misero rimpicciolimento, la dolorosa miniaturizzazione risuonata nei corridoi di un Palazzo di Giustizia spesso si accompagnano in Italia all´elemento commediante, buffo, buffonesco, burlesco, appunto, che si è impossessato della vita pubblica e non la molla più. Scherzi, maschere, pagliacci, barzellette a sfondo sadico anale, bunga bunga, fisica e metafisica, corpi di ballo e corpi di scambio: verrà un tempo in cui finalmente il Bagaglino otterrà ciò che gli spetta in termini di storia patria, pedagogia del potere e coscienza nazionale. Ma intanto la cronaca continua a somministrare frammenti di seratine che dovevano essere "gioiose", e a tale scopo risultavano pianificate secondo indefettibili protocolli e rituali: il menu dei tre colori, le orride torte, la visione dei filmati trionfali, la distribuzione delle farfalline e di altri monili, il palo della lap, il trono d´oro su cui è seduto il "boss of the bosses", il container di vestiti di alta moda africana forniti da Gheddafi, la colonna sonora di Sal da Vinci, il bacio saffico e l´"intimo sexy" da esibire in coreografie pornosoft tanto stralunate quanto più orientate a rallegrare un immaginario senile e bambolinesco. L´altro giorno, dall´ultimo ciclo d´intercettazioni audio, si è saputo di un balletto in cui era prevista la figura della Maestra, s´immagina di scuola elementare, con occhiali e incongrua vestaglia ("ventaglia", secondo una brasiliana); due giorni prima era il turno e del Milan e di Ronaldinho. Tra Arcore e Palazzo Grazioli, Villa La Certosa e il castello di Tor Crescenza si sa ormai abbastanza del burlesque che oltre a un certo numero di danze del ventre contemplava serate per lo più a tema: quindi ballerine in costumi di infermiere, con i dovuti strumenti sanitari; e poliziotte, dotate di manette, ahi-ahi. Si segnala quindi il cine-triduo ispirato al film Brazil, con struzzi e pennacchi, a Cats, con gattine miao-miao, e a Sister Act, quest´ultimo spettacolino di controverso contenuto monacale. Una ragazza, Iris, ha fatto cenno a uno sgambettante travestimento dedicato a Obama e ad altri potenti della terra. Ma gli osservatori più scrupolosi non possono trascurare la prestazione fornita ad Arcore da un´autentica mangiafuoco proveniente dalla rinomata scuola quadri del Grande Fratello. Ha intuito a suo tempo Gad Lerner che con queste "cene" il Cavaliere trasferiva nei suoi palazzi e in definitiva nella sua vita il mondo della tv da lui stesso forgiata a sua immagine e somiglianza. Così come Le Point ha scritto che proprio queste feste rivelavano quanto l´universo erotico berlusconiano fosse infantile. In tutte e due le interpretazioni, con il senno di poi, è possibile cogliere un´ombra, un che di regressivo, una specie di allegria allucinata e forzatamente carnevalesca, ma senza quaresima, da cui ancora oggi evidentemente l´Italia non riesce a guarire. Di un ricevimento natalizio in Sardegna si ricordano alcune foto, scattate da un´amica di Noemi e pubblicate su Chi con l´intento di mettere a tacere i maliziosi. Le ragazze erano vestite da Babbo Natale, anzi da "assistenti di Babbo Natale" come specificavano le diligenti didascalie della Real Casa, comunque ritratte su di uno spoglio palcoscenico o in posa in camerini ricavati nei bagni, con qualche entusiasmo e toccamento di troppo. Ma soprattutto colpiva la mestizia di un dopo-buffet immortalato su tavoli di plastica, con tovaglioli di carta, contenitori di succhi di frutta, bicchieri vuoti, diademi posticci, palloncini, coriandoli e stelle filanti sul pavimento. In un ulteriore immagine B. abbracciava un´ospite prosperosa cui era stato elettronicamente nascosto il viso, le teneva la mano sotto una tetta, con il consueto sorriso, gli occhietti piccoli da satiro e un colorito un po´ livido. Dice: aveva bisogno di distrarsi! Eh sì, però nel frattempo burlesque dopo burlesque, Fede e Lele organizzavano, Tarantini e l´Ape si agitavano, Marystell portava un ballerino cubano "molto educato", ci mancherebbe, quell´altra addirittura un cane chihuahua, vari ordini e gradi di gemelline assediavano la Presidenza del Consiglio, quasi tutte le olgettine facevano le vittime e sparlavano l´una dell´altra, il ragionier Spinelli preparava le buste, e per l´Italia si andava a preparare la peggior crisi economica della sua storia recente e meno recente. A volte Berlusconi, attempato e generoso falloforo, faceva il giro con la statuina del Priapo da far baciare alle gentili ospiti; altre volte, ingurgitato un "Sanbittèr", gli mostrava un videocartoon con Fini seduto sulla tazza; altre notti, poveraccio, si addormentava e allora le odalische mezze nude gli si buttavano addosso per rianimarlo e magari per trascinarlo a fare il bagno tutti assieme, splash, che intanto s´erano fatte le quattro di notte, e poi certo che il giorno dopo il presidentissimo cadeva a dormire al Senato, da Napolitano o alla messa per la beatificazione di Giovanni Paolo II! Eppure non gli bastava mai. Così per telefono arruolava le ragazze: «Pronto? Sono il sogno degli italiani…». Sì, ma era un sogno selvaggio che dall´antro del bunga bunga, per sue vie traverse e debitamente incubatiche, si moltiplicava in giro per l´Italia ritrovandosi e rafforzandosi nelle pernacchie di Bossi e nelle scenate di Scilipoti, nelle isterie da talk show e nelle sdolcinatezze delle fiction Rai, sotto l´immane cupola del San Raffaele come a bordo del Costa-Concordia pilotato sugli scogli dal comandante Schettino, ché pure lì erano previsti degli spettacolini – se di burlesque o no, dopo la tragedia, è del tutto secondario. BURLESQUE sillabario ALBERTO MORAVIA Ora il "Burlesque"; varietà americano per soli uomini, mi attira con le sue fotografie di nudità femminili. Eccomi in un teatro dorato rotondo e sordido che pare una vecchia bomboniera; nell´oscurità i palchi panciuti e ornati come mongolfiere vaneggiano neri e piene di teste pallide; la platea fumosa è un congresso di facce bianche e furtive. Sono entrato che la scena è al buio; ma ora un riflettore brilla in alto e come a tastoni dirige un raggio violetto sopra la ribalta illuminando un cerchio di tenda rossiccia. La musica nascosta in uno di quei palchi profondi prende a suonare in sordina un´aria malinconica fascinosa, nostalgica. Poi in quell´alone di luce mortuaria appare una figura di donna. È sola ed è vestita; di un vestito vistoso, è vero, e troppo aderente alle fattezze formose del corpo, ma accollatissimo. Questa donna, come presa da una misteriosa inquietudine, incomincia ad andare in su e in giù per il palcoscenico... Pare un orso in gabbia. L´ARROGANZA DEL LIBERTINO DARIA GALATERIA Essere un libertino non è un delitto. Così l´avvocato francese del politico Dominique Strauss-Kahn ha spostato una controversia giudiziaria a sfondo sessuale in un territorio culturale piuttosto elegante. Il libertino è, all´origine, un libero pensatore. La parola è stata usata in volgare, per la prima volta, da Calvino, nel 1544, e poi da S. Francesco di Sales; indica un miscredente, che è anche, accessoriamente, un debosciato. Il Don Giovanni di Molière, ormai in pieno Seicento, ha come modello più prossimo il duca Enrico di Guisa, di stirpe reale, che a sette anni aveva ricevuto l´arcivescovado di Reims, e a quindici varie abbazie; possedette due cugine, Benedetta e Anna Gonzaga, rispettivamente badessa e suora di clausura a Avenet: Benedetta "sgattaiolava travestita da contadina" a vendere burro al locale mercato; il "buon arcivescovo" si mascherava da campagnolo per incontrarla nel bosco. Sposò la sorella minore, ma costretto a sfuggire al ministro Richelieu, che col pretesto che era coniugato voleva togliergli i benefici ecclesiastici, mise gli occhi nei Paesi Bassi sulla contessa di Bossut, che decise di sposare "dalla sera alla mattina"; dopo averla ridotta sul lastrico, si unì a una delle dame di compagnia della regina, mademoiselle de Pons, che era "avida di piacere", e ormai trigamo, chiede in sposa una mademoiselle de Valois, che gli preferì il fratello. Seduceva cortigiane e attrici, ma il sacrilegio doveva sembrargli particolarmente piccante, perché fece indossare a una sua amante – al cui fratello aveva assegnato un canonicato a Reims – la veste invernale da canonico, "e così abbigliata la possedé". In visita da un´altra sorella badessa, si mise a palpeggiare una suora, che era una "bella donna"; «Scherzate fratello?», fu rimproverato: «una sposa di Cristo!»; «Ah, cara sorella», fu la risposta, «Dio è troppo gran signore per temere di essere cornuto». Così, il Don Giovanni di Molière un gentiluomo miscredente e seduttore, e come i suoi antecedenti – l´Ateista fulminato o il Burlador de Sevilla o il Festin de pierre: la moglie dell´autore era stata pure amante del Guisa – precipita nell´Inferno per offesa alla morale e alla religione. Un altro modello, il "libertino fiammeggiante" conte di Roquelaure, cavaliere di Malta a sei anni, conduceva vita licenziosissima, e anche si segnalava per aver battezzato cani e somministrato la comunione alla vagina di una prostituta. L´offensiva religiosa già dal Cinquecento mirava alla normalizzazione dei comportamenti sociali; sodomiti e blasfemi finivano insieme sul rogo, con la lingua traforata. Vennero poi i Lumi, e il tentativo di mantenere l´ordine anche senza Dio, e senza la repressione dei sensi. Allora il Settecento alleggerì il concetto di libertinaggio nella grazia della voluttà: gli "austeri", scrive Diderot nell´Encyclopédie, che vogliono mortificare gli «organi sensibili che ci sono stati dati dalla natura per i piaceri» sono "da manicomio". La polemica si sposta sulla tracotanza degli aristocratici, che hanno un´ultima illusione di privilegio e dominio nel sottomettere le donne. Alla vigilia della Rivoluzione francese, i romanzi libertini sono scritti da borghesi, ma mettono in scena i nobili. Una casta che stava perdendo potere, e cominciava a rendersene conto. Il potere è afrodisiaco, dicono oggi, in giro per il mondo, i blogs: il libertinaggio dei politici è un comportamento da "classe dominante", per l´appunto una "pratica feudale".