Enrico Franceschini, la Repubblica 26/4/2012, 26 aprile 2012
"Io, Blair e gli abusi" show di Murdoch in aula – Lo hanno soprannominato il "padrino", lo "Squalo" il capo di uno "Stato ombra", il "re dei media", sul cui impero di giornali e televisioni non tramonta mai il sole
"Io, Blair e gli abusi" show di Murdoch in aula – Lo hanno soprannominato il "padrino", lo "Squalo" il capo di uno "Stato ombra", il "re dei media", sul cui impero di giornali e televisioni non tramonta mai il sole. Che risulti simpatico o antipatico, tuttavia, una cosa è certa su Rupert Murdoch: non ti fa annoiare. L´interrogatorio dell´81enne tycoon davanti alla commissione d´inchiesta governativa Leveson sul Tabloidgate, in un´aula dell´Alta Corte di Londra, non produce rivelazioni sensazionali, come quello di suo figlio James 24 ore prima che ha portato un ministro sull´orlo delle dimissioni e provocato un terremoto nel governo britannico. Ma la deposizione di Murdoch padre solleva lo stesso il velo, come forse non era mai accaduto, sui rapporti tra il potere politico e un personaggio inafferrabile e controverso, che sembra uscito da "Quarto potere", il celebre film di Orson Welles su un editore dalle ambizioni sconfinate. Perfino Robert Jay, volpe dei tribunali, l´avvocato che conosce tutti i trucchi per far cadere in contraddizione un testimone e che conduce l´indagine, non può esimersi dal sorridere, di quando in quando, alle risposte sarcastiche, stizzite, pungenti, del presidente di News Corporation e proprietario del Times e del Sunday Times, del Sun e di tanti altri quotidiani e tivù sparsi per il mondo, alle sue domande. «Giuro di dire la verità», esordisce il magnate, e chissà se poi è tutto vero ciò che dice: ma di sicuro è uno spettacolo. È lecito affermare, signor Murdoch, che da quarant´anni, o forse da sessanta, lei si occupa di giornali al più alto livello? «Suppongo di sì (pausa, risolino, ndr). In una varietà di ruoli». Lei ha detto che questa inchiesta è utile: perché? «Perché ci sono stati abusi nel giornalismo». Le pare che tali abusi si limitino alle intercettazioni illecite o vadano oltre? «Penso che vadano oltre». Lei ha conosciuto molti premier britannici: era un ammiratore di Margaret Thatcher? «Lo ero e lo rimango». Mentre nei suoi recenti messaggi su Twitter ha preso in giro certi leader di destra un po´ snob: alludeva a David Cameron? «Non prenda troppa seriamente i miei messaggi su Twitter, signor Jay ». Pensava che Cameron fosse un peso piuma la prima volta che lo ha incontrato? «No, allora non lo pensavo. Mi è parso un bravo padre di famiglia alle prese con un figlio disabile». Pensa che la sua reputazione di editore con un´enorme influenza sui politici sia un mito? «Sì, non ho quel tipo di potere». Bene, vediamo se riusciamo a smitizzarlo. Quando lei acquistò il Times e il Sunday Times, diventò proprietario del 30 per cento e più dei giornali britannici, giusto? «Prendo per buono il suo calcolo». Dopo l´elezione, la Thatcher la invitò a cena nella sua residenza di campagna: ci andò per dirle che era "uno dei suoi sostenitori"? «No». All´epoca lei era deciso, come la Thatcher, a distruggere i sindacati, non è vero? «Non era una decisione. Era un desiderio. Ci vollero un po´ di anni». E non ha offerto alla Thatcher il suo appoggio per questo e altri programmi, in cambio di favori per il suo gruppo? «Io non ho mai chiesto nulla, signor Jay (tono duro, ndr), ad alcun primo ministro». Lei pensa che gli standard di credibilità dei tabloid siano migliorati? «Penso che il Sun non è mai stato un giornale migliore di com´è oggi. Non posso dire altrettanto della nostra concorrenza, naturalmente». Eppure non sembra che l´etica professionale vi interessi molto… «Il nostro interesse è raccontare la verità. Suscitando l´attenzione dei lettori, certo, ma dicendo la verità». Lei ha mai detto ai direttori dei suoi giornali che partito appoggiare o che politica avere sull´Europa? «Non ho mai dato istruzioni ai direttori del Times e del Sunday Times». E a quelli del Sun e del News of the World? «Sì». Crede che queste istruzioni siano delle interferenze? «Sono un uomo curioso, signor Jay. Mi interesso di politica. E non riesco a tenere il becco chiuso». Ricorda di avere mai detto loro: "Il nostro gruppo ha un grande debito verso la Thatcher"? «Non ricordo di averlo detto». Dopo la prima vittoria della Thatcher, il Sun titolò: "Ha vinto il Sun". Non è un modo anti-democratico di influenzare la politica? «Anti-democratico è una parola troppo forte. Quel titolo fu un errore, e lo dissi al direttore. Ma esagerava, non avevamo così tanto potere». È giusto dire che lei, generalmente, sostiene chi vince un´elezione? «No. Provo a pensare quando non l´abbiamo fatto…» Ma non le viene in mente, vero (ridendo, ndr)? «Obama, non abbiamo sostenuto Obama». Parlo del Regno Unito, signor Murdoch. Comunque si dice che lei appoggi il vincitore perché è nel suo interesse commerciale farlo. «Non mi faccio mai guidare dai miei interessi commerciali. Altrimenti avrei sempre sostenuto i conservatori, che sono sempre più a favore del mercato e delle corporation». Invece nel 1997 ha sostenuto i laburisti. Le piaceva Blair? «Mi piaceva e mi piace. Pensavo che facesse bene alla Gran Bretagna». E´ vero che una volta disse a Blair che se il vostro flirt fosse stato consumato, avreste fatto l´amore come i porcospini, cioè con estrema cautela? «Potrei averlo detto». L´ex-portavoce di Blair, Alastair Campbell, ricorda una cena prima delle elezioni in cui lei e Blair parlaste del futuro, è così? «Non ricordo la cena, ma è possibile». E a quella cena, secondo Campbell, Blair disse che, se fosse diventato premier, non prevedeva cambiamenti alle leggi sui media che avrebbero potuto minacciare i suoi interessi. «Non ho ricordi del genere». Ma poi andò così, nei fatti, non è vero? «Blair può averlo detto, ma non andò così, non ricevemmo favori». Signor Murdoch, le piace essere associato ai vincenti? «Piace a tutti puntare sul cavallo vincente, ma non nel modo che lei pensa. Non ho mai chiesto un favore a Tony Blair. Se vuole controllare lo chiami e glielo chieda». È vero che Gordon Brown la minacciò, quando apprese che il Sun, dopo avere sostenuto il Labour per tre elezioni, avrebbero appoggiato i conservatori contro di lui? «Gli comunicai al telefono la nostra decisione. Ci parlammo in modo molto pacato. Lui rispose che, così facendo, il nostro gruppo dichiarava guerra al governo e non gli lasciava altra alternativa che dichiarare guerra a noi. Risposi che mi dispiaceva. Fine della conversazione. Non penso che Brown fosse in uno stato mentale molto equilibrato in quel momento (ma Brown smentisce, ndr) ». Cosa pensò quando Cameron scelse come portavoce Andy Coulson, direttore di uno dei suoi tabloid? «Ne fui sorpreso come tutti». Lei non ha mai chiesto a Cameron di spezzettare la Bbc in varie parti per danneggiare un concorrente? «Nemmeno per sogno. Comunque non avrebbe potuto. Tutti i primi ministri odiano la Bbc, ma non possono farci niente». Signor Murdoch, lei crede che i giornali debbano usare intercettazioni illecite e detective privati? «No, non lo credo nelle intercettazioni e nei detective privati. Chi ci fa ricorso sono giornalisti pigri che non fanno il loro lavoro». Ma a giudicare da quel che pubblicano i suoi tabloid non c´è grande rispetto per la privacy dei cittadini. «Vede signor Jay, io penso che le celebrità della tivù o del cinema, gli uomini politici, e anche i proprietari di giornali, insomma le persone con un ruolo pubblico, non abbiano diritto alla stessa privacy dell´uomo della strada». E per concludere, signor Murdoch, torniamo alla domanda iniziale: è un completo mito che lei abbia influenza sul potere politico? «Vorrei liberarmi di questa diceria una volta per tutte. L´idea che io usi il Sun o altri giornali per ottenere un trattamento di favore è una menzogna. Certi quotidiani rivali, come il Guardian o l´Independent, la ripetono in continuazione e qualcuno, a forza di sentirla, ci crede. Ma creda a me: è una falsità».