Francesco Cerisano, ItaliaOggi 25/4/2012, 25 aprile 2012
Imu prima casa, rendita decisiva – Se l’Imu prima casa sarà o meno un salasso dipenderà sì dalle aliquote ma soprattutto dalle rendite catastali
Imu prima casa, rendita decisiva – Se l’Imu prima casa sarà o meno un salasso dipenderà sì dalle aliquote ma soprattutto dalle rendite catastali. Sulle seconde case, invece, meglio mettersi l’animo in pace: rispetto alla vecchia Ici si pagherà mediamente il doppio. Sull’abitazione principale, dal 2008 esente da imposta, la mappa dei sacrifici a cui gli italiani andranno incontro dal 16 giugno è molto variegata e tiene conto di due variabili: le decisioni dei sindaci che in linea di massima (a parte Roma, Genova e Torino) sembrano orientati ad applicare l’aliquota base dello 0,4% e il valore delle rendite catastali che penalizza Roma e i grandi centri del Nord (dove le rendite sono più aderenti al valore reale degli immobili) e risparmia invece il Sud. I più fortunati, stando a un’indagine della Fondazione studi dei consulenti del lavoro, saranno i cittadini di Catanzaro e di Potenza che per un immobile di 5 vani, categoria catastale A2 e ubicato in centro se la caveranno con pochi spiccioli. In questi comuni una famiglia con un figlio a carico, potendo contare su una detrazione di 250 euro, si vedrà praticamente quasi azzerare l’importo dell’Imu. Le cose andranno diversamente a Roma, Torino, Milano e Firenze dove il conto rischia di essere davvero salato: 1.214 euro nella Capitale, 1.100 all’ombra della Mole, 687 sotto la Madonnina, 608 in riva all’Arno. I calcoli sono ovviamente parziali (le scelte definitive dei comuni e dello stato si conosceranno solo tra settembre e dicembre) e influenzabili dalla variabilità delle rendite catastali lungo lo Stivale, ma danno bene l’idea di quanto peserà l’Imu sulla tasca dei contribuenti. A Roma un immobile di rendita catastale pari a 1.743 euro, applicando l’aliquota dello 0,5% verso cui sembra orientata la giunta Alemanno, produce un’Imu lorda di 1.464 euro che si riduce a 1.214 euro applicando la detrazione di 250 euro. A Torino su un’abitazione principale con rendita pari a 1.626 euro si paga un’Imu netta di 1.116 euro dopo aver applicato l’aliquota dello 0,55%. Le cose vanno un po’ meglio a Milano dove la giunta Pisapia non aumenterà l’aliquota base dello 0,4% e questo alleggerirà un po’ il conto a carico dei proprietari di prima casa: 687 euro di Imu netta su un immobile di rendita catastale pari a circa 1.400 euro. In generale, secondo i consulenti del lavoro, l’aumento medio sarà di 443 euro al netto delle detrazioni. Non poco di questi tempi, ma nulla in confronto al bagno di sangue che attende i proprietari di seconde case. A parità di rendite catastali, qui saranno le aliquote a fare la differenza. A Bologna, Roma, Genova e Firenze i sindaci molto probabilmente spingeranno il prelievo fino all’1,06% e questo porterà ad aumenti percentuali superiori al 140% rispetto all’Ici. Lo stesso accadrà a Milano dove però l’aliquota sulle seconde case resterà ancorata allo 0,76%. L’Imu raddoppierà anche a Torino, Trieste e Trento, ma difficilmente gli incrementi percentuali scenderanno sotto la soglia del 70%. Del resto, l’Imu sulle seconde case (per quanto la metà del gettito debba essere devoluta allo stato) costituisce l’unica chance in mano ai sindaci per tentare di riequilibrare i bilanci messi a rischio dal meccanismo compensativo del dl Salva-Italia (si veda ItaliaOggi del 21/4 e 24/4) che ha penalizzato con una profonda decurtazione del fondo di riequilibrio (78 milioni per Milano, 68 per Torino, 58 per Genova, addirittura 367 milioni per Roma) gli enti da cui lo stato si attende un maggior gettito Imu. Il problema riguarda un po’ di tutti, ma una mano per i grandi comuni è arrivata dal Mef che rispetto alle prime stime di febbraio ha rimodulato le previsioni del gettito Imu in modo da ridurre l’entità delle detrazioni a carico delle metropoli. Ad avvantaggiarsi maggiormente di questa operazione sono stati nell’ordine Milano, Torino, Napoli, Roma, Bari, Venezia e Bologna. Milano, in particolare, da febbraio ad aprile ha visto il proprio gettito Imu presunto ridursi di 117 milioni di euro, Torino ha beneficiato di uno «sconto» di 55 milioni. L’obiettivo di Napoli è passato da 210 a 162 milioni (-47 mln), quello di Roma da un miliardo e 118 mln a un miliardo e 92 mln (-25,7 mln). Un bel regalo ai super-sindaci a cui fa da contraltare il maggiore sacrificio chiesto ai centri medio-grandi. A Reggio Emilia, Monza, Civitavecchia e Rimini è stato riconosciuto un gettito aggiuntivo variabile da 8,8 a 12,7 milioni. Ma non è certo un favore. I comuni possono inviare le segnalazioni sulle incongruenze dei dati sul gettito Imu all’indirizzo email: fcerisano@class.it