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 2012  aprile 26 Giovedì calendario

Quei 17 milioni vinti ma che nessuno incassa Per anni - sotto i portici di corso Vittorio Emanuele a Milano-c’è stato un signo­re seduto su una sediolina che con voce cavernosa urlava a ritmo re­golare: «Lotteriaaa Italiaaa!»

Quei 17 milioni vinti ma che nessuno incassa Per anni - sotto i portici di corso Vittorio Emanuele a Milano-c’è stato un signo­re seduto su una sediolina che con voce cavernosa urlava a ritmo re­golare: «Lotteriaaa Italiaaa!». Do­po qualche minuto accadeva sem­pre che, a quel «Lotteriaaa Ita­liaaa! », rispondessero dei giovina­s­tri lanciando grida di scherno ver­so il signore in questione; il quale signore ribatteva a tono con frasi esplicite del tipo: «Pezzi di m...!» o, in alternativa, «Andate a fan...!». Da tempo dell’inurbano (ma di­vertente) botta e risposta sui cui vegliava- tollerante- la Madonni­na in cima al Duomo, non si ode più eco. E non perché sia scompar­so il signore sulla sediolina o i gio­vinastri siano miracolosamente diventati educati. La ragione è un’altra: i biglietti della Lotteria Italia stanno diventando una spe­cie in via d’estinzione. A Milano come nel resto d’Italia, le vendite record dei «tagliandi della fortu­na » sono un amarcord, superato dal sogno moderno mille «gratti­ni ». Un paragone che rende l’idea: i «gratta e vinci» incassano in appe­na 35 ore quanto l’intero bottino della Lotteria Italia. La scorsa edi­zione, con 9,6 milioni di biglietti venduti, la Lotteria ha incassato 48 milioni di euro, mentre que­st’anno la raccolta si aggira sui 40 milioni. Invece i «gratta e vinci chiuderanno l’anno a 10,2miliar­di di euro, ovvero 28 milioni al gior­no. È il prezzo da pagare sull’alta­re di una società liquida condan­nata a virare in società fulminea; nel senso che ormai ogni rito si consuma in tempi ristrettissimi: cibo, sesso, relazioni. E, ovvia­mente, anche gioco, per il cui risul­t­ato finale non si ha più voglia di at­tendere a lungo. L’esito della riffa deve essere immediato. Di qui il successo delle lotterie no-stop che sfornano vincite in tempo reale, instil­lando, subito do­po l’estrazione, la voglia di una nuo­va tornata, di un nuovo giro di val­zer col corpo sfug­gente della dea bendata. Risulta­to: i biglietti della Lotteria Italia re­stano uno sfizio so­lo per nostalgici giocatori d’antan, anziani rabdomanti della fortuna che hanno ereditato dalle genera­zi­oni passate il gusto dello slow ga­me . Un gioco «lento» che può ritar­dare anche i riflessi. L’esempio più clamoroso? Qualche giocato­re ha dimenticato di avere in tasca (o chissà dove) il biglietto d’oro della Lotteria Italia, tanto che dal 2002 ad oggi ammonta a oltre 17 milioni di euro la somma relativa ai premi non incassati. Nel 2011 la Lotteria Italia è stata l’unica lotteria nazionale:il decre­to ministeriale del dicembre 2010 ne ha infatti ulteriormente ridotto il numero, progressivamente sce­so negli ultimi quattro anni. Nel 2008, ricorda Agipronews , le lotterie erano quattro (Viareg­gio, Giornata del bambino africa­no, Merano e Lotteria Italia), nel 2009 tre (Sanremo, Giro d’Italia e Lotteria Italia), nel 2010 due (San­remo e Lotteria Italia), per ridursi a una sola nel 2011 (Lotteria Ita­lia). Tutto finito, sparito. L’immagine del nonno che, con l’obiettivo di «coprire» l’inte­ro Stivale da Nord a Sud, commis­siona ai vari nipoti sparsi per l’It­a­lia l’acquisto del maggior numero di biglietti, rappresenta ormai una cartolina ingiallita. Per rendersene conto basta fare un giro in autogrill, bar o edicola (in passato tre capisaldi del toto­biglietti), dove nessuno più urla «Lotteriaaa Italiaaa!». Un urlo che potrebbe disturbare la concentra­zione degli avventori ( giovani vec­chi, donne, uomini) tutti presi a «grattare» o a «videopokerare». Tanti soldi da perdere, il più pre­sto possibile.