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 2012  aprile 26 Giovedì calendario

«UN GOLPE DEI PM CONTRO BERLUSCONI? PURTROPPO È VERO»


Per descrivere Marco Pannel¬la bastano alcune righe scritte di suo pugno nel lontano 1973. Ta¬gliare anche solo una parola sa¬rebbe un delitto. «Amo speranze antiche,come la donna e l’uomo; ideali politici vecchi quanto il se¬colo dei lumi, la rivoluzione bor¬ghese, i canti anarchici e il pensie¬ro della Destra storica. Sono con¬tro ogni bomba, ogni esercito, ogni fucile, ogni ragione di raffor¬zamento, anche solo contingen¬te, dello Stato di qualsiasi tipo, contro ogni sacrificio, morte o as¬sassinio, soprattutto se rivoluzio¬nario ».
Oggi il leader radicale ha il codi¬no bianco, e qualche anno in più. Insieme ai Radicali è sceso in piaz¬za per la «Seconda marcia per la giustizia, l’amnistia e la libertà». Una vita, la sua, consacrata alla battaglia per la vita del diritto. 67mila detenuti vivono stipati in celle che potrebbero ospitarne tutt’al più 45mila. Dall’inizio del¬l’anno si sono suicidati 18 detenu¬ti. Contro questo bollettino di guerra e contro la bancarotta giu¬diziaria ( 9 milioni di procedimen¬ti pendenti e 180mila prescrizio¬ni l’anno), per Pannella la parola d’ordine è una sola: amnistia.
Sono trascorsi sette anni dalla prima edizione di questa mar¬cia. Non è cambiato nulla?
«La prima marcia contempla¬va sia l’indulto che l’amnistia. Al¬la fine si fece solo l’indulto nel 2006, e in base a sondaggi non smentiti oggi sappiamo che il tas¬so di recidiva per chi beneficiò di quella misura è stato pari al 33,6%, che è meno della metà del¬la recidiva ordinaria che supera il 68%. Rispetto ad allora è cambia¬to semplicemente il fatto che oggi chiediamo l’amnistia».
Chi è contro l’amnistia sostie¬ne che¬senza riforme struttura¬li si tornerebbe al punto di par¬tenza nel giro di poco tempo. Che cosa risponde?
«Rispondo: non dite stronzate. L’amnistia è già una riforma di struttura. Se sul penale avessero 500mila procedimenti pendenti anziché 5 milioni, saremmo già un altro Paese, sarebbe tutta un’altra storia.Con l’amnistia si li¬bererebbero enormi energie fi¬nanziarie, logistiche, organizzati¬ve, che consentirebbero all’Italia di stare meglio di ogni altro Paese in Europa quanto a potenziale ra¬pidità dei processi».
Veniamo alla riforma della giustizia. Quali sono le priori¬tà radicali?
«Le nostre priorità sono quelle obbedienti alla storia radicale, ai nostri referendum: separazione delle carriere,abolizione dell’ob¬bligatorietà dell’azione penale, ri¬forma del Csm. Noi vogliamo ri¬formare la giustizia attraverso la riattivazione del diritto. Guardi, nell’Italia fascista la legalità era abbastanza infame ma era rispet¬tata.
Qui non è rispettata nessuna legalità, né quella antifascista né quella fascista. Senza l’amnistia questo Paese finirà con le cose che aborro, i piazzale Loreto e la caccia alle streghe».
Il Dipartimento amministra¬zione pen¬itenziaria ha reso no¬to che tra la fine di febbraio e la fine di marzo la popolazione carceraria è aumentata di 63 unità. Il decreto Severino non doveva «svuotare» le carceri?
«Sa tutto come avvocato ma non capisce nulla di giustizia. La Severino è questo».
C’è poi la questione spinosa de¬gli abusi da parte della magi¬stratura. Il simbolo negli anni Ottanta è stato Enzo Tortora che con voi Radicali ha condot¬to una campagna per la «giusti¬zia giusta». Oggi rischiate an¬che voi di abbassare la guardia su questo?
«Non credo. Per noi non ha mai smesso di essere la priorità assolu¬ta della nostra vita da trenta, qua¬rant’anni ».
Faccio un esempio. Il deputa¬to del Pdl Alfonso Papa è finito in carcere preventivo, anche col voto favorevole dei radica¬li, salvo poi scoprire dal Tribu¬n¬ale del riesame che non c’era¬no gli estremi per l’arresto. Per non parlare poi delle inter¬cettazioni illegali dichiarate inutilizzabili nel processo. I Radicali hanno mollato que¬sto fronte «garantista»?
«Certo che no.Quello che acca¬de è il¬frutto di trent’anni di antide¬mocrazia dei “ democratici”di de¬stra e di sinistra».
I parlamentari radicali sono stati eletti nelle liste del Pd. Bersani, vostro «alleato», è a favore dell’amnistia?
«Se lo chiede a lui, ancora non lo sa».
A proposito di Berlusconi e del sexygate che lo ha travolto Pie¬ro Sansonetti, uomo di sini¬stra, ha parlato di un «golpe» dei magistrati per annientar¬lo.
«Io dico che è perfino vero. Ho accusato pubblicamente una par¬te della magistratura lombarda con base a Milano di un disegno ignobilmente piccolo per accele¬rare i tempi del passaggio al pote¬re da Berlusconi non tanto ad Alfa¬no- che nessuno sapeva che c’era - quanto al vergine Formigoni. Per cui la magistratura ha dispie¬g¬ato tutte le sue forze contro il put¬taniere, passando magari giorno e notte con le puttane, mentre di¬nanzi al vergine Formigoni, di¬nanzi allo spergiuro e traditore della propria parola, si è limitata ad assegnare un solo magistrato. Così l’emersione della truffa elet¬torale da noi documentata è stata ostacolata in tutti i modi».
Pannella, lei si avvia a diventa¬re il «padre nobile» dei radica¬li?
«Io per ora continuo a essere il figlio discolo e di “una mignotta” della baracca, da quello non pos¬sono dimettermi. Non ho mai avu¬to poteri formali né statutari».
È quello il segreto, o sbaglio?
«Se è così però mi chiedo: per¬ché non lo fanno anche gli altri? Perché non lo fa anche Bersani? E invece lui non lo fa, poveretto...» Pannella, voliamo con la fanta¬sia. Se lei fosse eletto democra¬ticamente “Presidente”, qua¬le sarebbe il primo provvedi¬mento che adotterebbe?
«Come ho scritto, la prima cosa che farei sarebbe dimettermi per¬ché, se il Paese mi eleggesse de¬mocraticamente, vorrebbe dire che non ha più bisogno di me».