Stefano Bartezzaghi, la Repubblica 25/4/2012, 25 aprile 2012
NON CI SONO PIÙ LE MEZZE PORZIONI
«Normale o abbondante?» Così i camerieri di un´avviatissima pizzeria al trancio accolgono gli avventori, nel centro di Milano, senza intristirli con allusioni al poco, al meno, al modesto. Non ci sono più le mezze porzioni. Enzo Jannacci aveva stabilito per tempo che «L´importante è esagerare». Ma esagerare, che è sempre stato un´arte, ora è anche un´industria. Si chiama "panflazione".
Tutto lievita, si espande, si sovradimensiona, e a volte si vorrebbe dire al mondo quello che a Roma si dice agli amici sbruffoni o invasivi: non t´allargare. Non è la mitica «crescita» evocata dai tecnici di governo. Sono parole. Nessun trattamento è men che speciale, i menu accolgono solo leccornie, l´esclusivo è per tutti. Se la camera d´albergo ha un´anticamera, è promossa a «junior suite»; non c´è maggioranza che non sia «stragrande»; la segretaria è «coordinatrice della segreteria».
Alla fine degli anni Novanta Daniele Del Giudice, per il festival Fondamenta che organizzava a Venezia, riprese dal lessico accademico l´espressione "Lectio magistralis" e denominò così interventi di ospiti venerandi come Luigi Meneghello e Andrea Zanzotto. La solenne etichetta è stata panflazionata, applicata non per distinguere ma per elevare, e ora nessuno può quasi prendere la parola in pubblico senza perpetrarne una, di "Lectio magistralis".
Nel campo della gerarchia fantastica non smette di rallegrare il ruolo svolto da una maestra brasiliana di ballo, protagonista di un´intercettazione di Bertolaso: «responsabile dell´eventistica danzante», per il Salaria Sport Village. Ma proprio a proposito di Villaggi, non sarà incominciato tutto con Fantozzi? Quell´universo così grottesco, fatto di «megadirettori galattici» con «fastosa limousine, quattro segretarie in topless, cartella per la firma in pelle umana», anticipava, a modo suo, il mondo superlativo e panflattivo (direttorissimo! fa riderissimo!) che oggi viviamo, senza nemmeno percepirne più il ridicolo, perché la satira preventiva non ha affatto scongiurato la sua incarnazione reale. Prima sono spariti i generi standard: il «pane comune», quello che per legge deve essere prodotto e venduto al prezzo minore, nelle panetterie è sempre finito, bisogna acquistare quello più caro. Poi, la benzina. Alla normale fu affiancata la benzina super; dopo un po´ quella normale non si vendeva in più e la «super» divenne la sola. Pare niente, ma in un attimo i presidenti regionali si fanno dare del «governatore» e gli ex-presidenti della Repubblica si chiamano «emeriti». C´è da chiedersi come sia possibile che i sottosegretari non si siano ancora ribellati alla loro degradata (e duplice! «sotto» e «segretari»!) condizione onomastica.
Dove la panflazione genera rischi concreti è nel caso dei voti scolastici. Una volta che si è deciso che le università sono aziende, è chiaro che i voti degli studenti finiscono prima o poi per stabilire il ranking dell´università stessa, che tenderà fatalmente ad aumentarli. Quello in cui domina il quantitativo e in cui si cerca strenuamente di quantificare il qualitativo, sotto un simulacro di scientificità è un mondo molto più attento alle etichette, alle promozioni simboliche, al luccichio delle definizioni. Robert Musil racconta di come il suo protagonista Ulrich abbia deciso di essere un uomo «senza qualità» (ovvero senza qualificazioni, elementi di distinzione) dopo aver sentito in una cronaca sportiva definire un cavallo da corsa come «geniale». Grande, mitico, straordinario sono qualificativi impiegati tutti i giorni. «Superbo» non è più un´offesa, «modesto» non è più un complimento. Oggi la normalità è schifata, ed è schifata tanto più da chi la vive come condizione. L´umanità in fondo è composta di gente che predefinisce l´impostazione «urgente» a ogni proprio messaggio, anche se squallido.
L´eccezione non conferma più la regola, la nasconde: l´eccezionale ha spodestato il regolare. È la panflazione, caro impiegato Fantozzi rag. Ugo: e ci siamo dando dentro delle craniate pazzesche.