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 2012  aprile 25 Mercoledì calendario

Il fortino sotto assedio – «SONO assolutamente tranquillo. Non ho nulla da temere». Chiuso nella sua stanza al settimo piano della sede di Piazza Monte Grappa, con i suoi più stretti collaboratori, il numero uno di Finmeccanica, Giuseppe Orsi, ostenta serenità

Il fortino sotto assedio – «SONO assolutamente tranquillo. Non ho nulla da temere». Chiuso nella sua stanza al settimo piano della sede di Piazza Monte Grappa, con i suoi più stretti collaboratori, il numero uno di Finmeccanica, Giuseppe Orsi, ostenta serenità. Ma la botta è di quelle pesantissime e di certo non è arrivata come un fulmine a ciel sereno: è indagato con l´accusa di corruzione internazionale e riciclaggio. Lui, il manager lodigiano di nascita ma varesotto d´adozione, che aveva annunciato «discontinuità», anche etica, rispetto alla lunga stagione di Pier Francesco Guarguaglini, l´ultimo autentico boiardo di Stato coniugato con l´ingegner Marina Grossi che aveva fatto della Selex Sistemi Integrati un crocevia per appalti gonfiati alla mercé di affaristi pasticcioni. Ora, però, è proprio lui, Giuseppe Orsi, nominato anni fa "Commander of the British Empire" dalla regina Elisabetta, nella bufera. E resiste: «Non ho mai pagato una tangente», dice, con il volto segnato palesemente da settimane di tensione, davanti alle telecamere del Tg1 delle Venti. «Non ho mai pagato nessuna somma illegale né alla Lega né ad alcun altro». È la linea dell´azienda diventata pubblica già nel pomeriggio, con un comunicato, per smentire le affermazioni rese ai magistrati da Lorenzo Borgogni, ex potente direttore delle relazioni istituzionali del gruppo ai tempi di Guarguaglini. Contro Borgogni, Finmeccanica si prepara a promuovere azioni legali. «Ne vedremo delle belle», preannunciò a bassa voce, come sempre, il livornese Guarguaglini prima di abbandonare, sconfitto anche da Orsi, Piazza Monte Grappa. L´ultimo giro di valzer sembra cominciato. Giuseppe Orsi, però, non ha intenzione di dimettersi. Per ora, almeno. D´altra parte non ha ancora ricevuto l´avviso di garanzia. La notizia della sua iscrizione nel registro degli indagati l´ha letta sulle agenzie di stampa. Ma in realtà sarà il governo di Mario Monti, lo stesso che ha invitato alla porta il suo predecessore, a decidere il destino professionale di Orsi, che voleva essere l´anti-Marchionne, presentarsi come il volto partecipativo del padronato, e che rischia, invece, di finire come Guarguaglini. Nella polvere. Finmeccanica, gruppo da 72 mila dipendenti con tante eccellenze mondiali ma anche tanti debiti e tante magagne, è quel che resta delle vecchie partecipazioni statali, dove i partiti entrano nei cda e non solo, dove si lottizza come prima e più di prima. E che sia la Lega ad essere coinvolta nell´ultima inchiesta stile tangentopoli sta lì a mostrare la parabola del Carroccio che ora urla contro il complotto, come facevano i partiti della prima Repubblica. Perché Orsi è salito al potere per uno strano connubio di forze tra Comunione e Liberazione e la Lega Nord. È un cattolico praticante, con un passato nell´Azione cattolica dove ha incontrato la moglie Rita, che non si perde da anni il Meeting estivo di Rimini, ma che senza la Lega, dopo trent´anni di Agusta Westland, non sarebbe mai arrivato alla guida del più grande gruppo industriale italiano. E la Lega (Roberto Maroni, allora ministro dell´Interno, in testa) lo sostenne non perché leghista ma perché presente sul territorio, semplicemente perché l´Agusta sta a Cascina Costa, provincia di Varese. Per questo quella casella andò alla Lega (alleato del Pdl), mentre Giulio Tremonti e Gianni Letta si fronteggiavano su tutte le altre nomine pubbliche, Eni, Enel, Poste, Terna. La moglie di Maroni è un dirigente dell´Aermacchi, l´Alenia è stata fusa con l´Aermacchi e la sede legale spostata dalla Campania al Varesotto. Scelta dal sapore poco industriale e molto leghista. Ma forse faceva parte del patto Orsi-Carroccio. Per la prossima settimana, il 2 maggio, è prevista la riunione del consiglio di amministrazione per esaminare i conti del primo trimestre 2012. Non si hanno anticipazioni, ma il 2011 è stato terribile: il bilancio ha chiuso con un rosso di 2,3 miliardi. Il 16 maggio è convocata l´assemblea dei soci. Le voci che Orsi possa essere costretto a lasciare prima continuano a girare. Un candidato in pectore per la sostituzione c´è già: è Alessandro Pansa, direttore generale cooptato nel consiglio di amministrazione, antagonista di Orsi in Finmeccanica. È l´uomo di Vittorio Grilli, vice ministro dell´Economia, ma piace anche a Corrado Passera, ministro dello Sviluppo. Quanto durerà ancora Orsi?