Stefano Caselli, il Fatto Quotidiano 24/4/2012, 24 aprile 2012
“IO VOLEVO TASSARE LE PENSIONI D’ORO, M’HANNO DETTO NO”
Torino
Un’assemblea vera. Su questo almeno sono tutti d’accordo. Perché l’eventualità che il ministro potesse convincere in due ore mille lavoratori della bontà della sua riforma e che questi ultimi potessero cambiare idea con tanta facilità, erano risultati che nemmeno il più spericolato dei bookmaker avrebbe sognato di mettere in palio. Con tutto ciò il ministro del Welfare Elsa Fornero e i lavoratori della Alenia Aermacchi di Caselle (Torino) se le sono dette in faccia. E tanto basta perché al termine dalla platea sia partito un seppur timido applauso. Un ringraziamento per avercela messa, la faccia.
AD ASPETTARE la canavesana Fornero (nata a meno di dieci chilometri dallo stabilimento di Caselle) di fronte ai cancelli c’era però anche chi non ha affatto apprezzato l’iniziativa: a Fim, Fismic e Ugl, non è proprio andata giù che il ministro abbia accettato l’invito della Fiom e hanno tentato di comunicarglielo presidiando l’ingresso, blindatissimo, dell’Alenia con cartelli tipo “la Riforma va cambiata, non spiegata. Accanto alle sigle “ribeli” anche una delegazione di trenta lavoratori Agile-ex Eutelia, di nuovo senza cassa integrazione da marzo_ “Non siamo giovani - dicono - abbiamo 40-50 anni, non siamo esodati, vorremmo incontrare anche noi il ministro per capire come ci classifica”. Quindi ha inizio l’assemblea di fronte a circa mille lavoratori (non solo operai) dei due stabilimenti Alenia di Torino. Un match di un paio d’ore che inizia con l’intervento del ministro. Giorgio Airaudo, responsabile nazionale settore auto della Fiom (anche se in Alenia si produce per l’areonautica) chiede al pubblico un patto per consentire a Fornero di terminare il suo intervento, ma il ministro viene inevitabilmente interrotto da urla e brusii. Capita quando il discorso cade sulla riforma dell’articolo 18 (“Cambiarlo non serve, non è questo che ostacola gi investimenti”, grida una tuta blu) e sulla vicenda esodati (che in Alenia, in seguito a un accordo aziendale di fine 2011, sono più di settecento). Poi, gli interventi dei lavoratori: “Il ministro – racconta Giorgio Airaudo (all’incontro i giornalisti non erano ammessi) – ha cercato di rispondere a tutte le domande”. Il confronto ha avuto alcuni momenti notevoli, come quando un lavoratore ha chiesto alla Fornero, con un gesto delle mani, di quantificare il concetto di “manifestamente ” in relazione all’infondatezza di un licenziamento: “É chiaro – continua Airaudo – che non è possibile dare una risposta convincente. Quell’aggettivo va eliminato. Un licenziamento o è fondato o non lo è, punto”. Oppure quando le è stato chiesto con una certa veemenza per quale motivo, invece che partire dai sacrifici dei lavoratori, i tecnici non abbiano per esempio tagliato le pensioni d’oro. Il ministro ha dato ragione al lavoratore, sottolineando come fosse sua intenzione tassarle al 25%, ma che questo le sia stato impedito. Applausi, fino a quando un altro lavoratore le ha chiesto: “Ma secondo lei, quando una pensione diventa d’oro”. “Novantamila euro all’anno” la risposta. Il forte brusio che si è immediatamente levato dalla platea è indicativo di una certa differenza di metro di valutazione tra Fornero e i lavoratori Alenia. Ma non è stato l’unico momento di scintille. E di mezzo, ancora le pensioni: “Risponda alla Gabanelli – le hanno chiesto – quando e con quale reddito andrà lei in pensione? “Io – ha risposto – potevo essere una baby-pensionata, ma non l’ho fatto. E sapete perché? Amo il mio lavoro”. “ Benissimo – ribatte una lavoratrice – ma lei è un’insegnante”. “Ma guardate che anche quello – la risposta – è un duro lavoro...”. Nuovi, forti brusii.
Finisce con l’intervento di Mi-chele. “Ministro, ho 32 anni e non un futuro. Quando l’ho vista piangere per i tagli alle pensioni ho pensato che fosse diversa. Non mi faccia cambiare idea. Perché mi chiamo Michele, ho 32 anni e oggi non un futuro”.
FINISCE con un applauso di cortesia, ben più contenuto di quello che raccoglie Airaudo quando ribadisce la necessità di uno sciopero generale: “Il ministro non ha convinto i lavoratori – conclude il leader Fiom – e lo ha ammesso anche lei”.