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 2012  aprile 25 Mercoledì calendario

DONA IL RENE AL SUO CAPO E IN CAMBIO VIENE LICENZIATA


Dovremmo spedire Susanna Camusso in missione a Long Island, dove c’è veramente bisogno di lei. Chissà come l’avrebbe presa, la mastina della Cgil, questa storia, che potremmo intitolare «prendi il rene e scappa». Debbie Stevens, 47 anni, mamma divorziata di due bambini, e Jackie Brucia, 61, sono impiegate in una catena di concessionari d’auto, la Atlantic Automotive Group. Jackie è il capo, Debbie sta sotto, ma sono grandi amiche e, quando Debbie lascia il lavoro per trasferirsi in Florida, continuano a sentirsi. Un giorno Debbie si prende anche il disturbo di tornare a Long Island per fare una visita in ufficio all’amica. Jackie sta male, avrebbe bisogno di un trapianto di rene, le sue speranze sono appese a un amico di famiglia che le donerebbe l’organo. Debbie, commossa, le dice che se quel tentativo fallisse, glielo dà lei il rene. Jackie la ringrazia, «un giorno potrei prendere in considerazione la tua offerta», le dice, si salutano e Debbie torna in Florida. Passa qualche mese e Debbie decide di tornare a Long Island per sempre. In poche settimane Jackie la riassume alla Atlantic. Le due amiche sono di nuovo riunite. Sfortunatamente lo scorso gennaio Jackie chiama Debbie nel suo ufficio e le dice che il previsto donatore di rene le è stato negato. La situazione è quasi disperata. «Dicevi sul serio quando ti sei offerta di donarmi il tuo rene?» domanda Jackie. «Certo, sì», risponde Debbie. Ma i medici riscontrano che Jackie e Debbie non sono perfettamente compatibili per il trapianto, dicono però che se Debbie donasse comunque il suo rene sinistro a qualcun altro, allora Jackie salirebbe nella graduatoria dei pazienti in attesa di un trapianto, così la prossima a ricevere l’organo sarebbe lei. Debbie, generosa, e che in seguito dirà «non volevo veder morire il mio capo», accetta. Ad agosto si fa espiantare il rene che salva la vita di un uomo di Saint Louis, Missouri, mentre Jackie finalmente riceve il suo rene da San Francisco. Il recupero dopo l’operazione, per Debbie, è molto gravoso. Difficoltà a digerire, fastidi alle gambe e, soprattutto, fortissimi dolori. Nonostante questo, ai primi di settembre comincia a ricevere pressioni per tornare al lavoro, mentre Jackie sta a casa in convalescenza.
Debbie torna a lavorare ma subito deve prendersi tre giorni di malattia, si sente troppo male. Jackie allora, sempre da casa sua, la chiama al telefono e la sgrida. «Ma che fai, perché non sei al lavoro? Non puoi andare e venire come ti pare, la gente penserà che hai un trattamento di favore». Scene ancora più penose quando Jackie torna in ufficio e si mette a sgridare Debbie davanti a tutti per le sue presunte inefficienze. Comincia pure il mobbing: Jackie toglie l’ufficio a Debbie, le taglia gli straordinari, la sbatte in un concessionario a 80 chilometri da casa in un quartiere a alta densità criminale che i colleghi di lavoro chiamano “Siberia”. Debbie è talmente sconvolta che deve ricorrere a uno psichiatra.
Infine si decide a reagire e fa scrivere all’avvocato una lettera alla Atlantic. La reazione della società è immediata: Debbie viene licenziata. Ufficialmente non è stata Jackie a far fuori Debbie, ma è evidente che le cose stanno proprio così: licenziata perché, dopo aver donato il rene che ha salvato la vita all’amica nonché suo capo, si permetteva di starsene a casa, dolorante, invece di tornare al lavoro, mentre la spietata Jackie che la rimproverava per questo, faceva esattamente lo stesso. Adesso Debbie, che pure dice di non essere pentita di aver donato il rene a chi ne aveva bisogno, chiede un sostanzioso risarcimento, anche perché la sua assicurazione sanitaria sta scadendo e, senza lavoro, non sa come pagarsi le salate spese mediche successive all’espianto del suo rene sinistro. Tra l’altro, proprio il fatto di non avere un rene le porrà non pochi problemi a ottenere una nuova assicurazione sanitaria. E così ieri, al New York Post, Debbie si è scagliata contro l’ex amica, la perfida Jackie: «Se mi odi così tanto, ridammi il rene». L’avvocato dell’Atlantic Auto confida che la causa darà ragione alla sua società che, afferma, «si è comportata onorevolmente».

Giordano Tedoldi