Roberto Fabbri, il Giornale 25/4/2012, 25 aprile 2012
Grecia peggio del previsto: recessione al 5 per cento - Brutte notizie da Atene: il malato greco sta peggio di quanto gli stessi medici avessero previsto
Grecia peggio del previsto: recessione al 5 per cento - Brutte notizie da Atene: il malato greco sta peggio di quanto gli stessi medici avessero previsto. Il governatore della Banca centrale Yiorgos Provopoulos ha fornito dati inequivocabili: l’economia greca subirà nel 2012 una contrazione del 5 per cento, superiore al già drammatico calo del 4,5 per cento che era stato indicato appena un mese fa. E si tratta in ogni caso del quinto anno consecutivo di recessione per la Grecia. Un quinquennio catastrofico, nel corso del quale sarà complessivamente andato in fumo il 20 per cento del prodotto interno lordo nazionale. Ma se i dati economici mettono i brividi, le prospettive politiche sono ancora più preoccupanti. Provopoulos ha sottolineato che dai risultati delle elezioni anticipate fissate per il 6 maggio dipende letteralmente la permanenza della Grecia nella zona euro. Secondo la Banca centrale greca, in altre parole, un Parlamento che non votasse l’indispensabile programma di riforme e consolidamento- comprese le severe misure fiscali che dovrebbero rivoluzionare il costume nazionale - condurrebbe il Paese «direttamente indietro di diversi decenni». Non è peraltro affatto detto che dalle urne esca una maggioranza adeguata a sostenere un programma nello stile «lacrime e sangue». Per questo il preoccupatissimo Provopoulos si è sentito in diritto ( e in dovere) di avvertire le forze politiche: «Se dopo le elezioni emergeranno dubbi sulla reale volontà del governo di e della società di implementare il programma di riforme, le prospettive favorevoli faticosamente raggiunte in questi mesi torneranno negative, con tutte le conseguenze che ciò comporta». Ossia l’uscita della Grecia dall’eurozona e lo sfacelo dell’economia nazionale. A proposito di uscita dall’euro, ieri la Banca europea degli investimenti (Bei) ha smentito la notizia diffusa il giorno prima da alcuni quotidiani tra cui il britannico Daily Express secondo cui essa avrebbe inserito in un prestito a una società greca per non essere ripagata in una valuta diversa dall’euro (cioè ipoteticamente in dracme, la vecchia valuta nazionale greca) in caso di uscita della Grecia dall’eurozona. Semplicemente, ha precisato il portavoce della Bei, nella circostanza è stata confermata la politica sempre seguita dall’istituto: tutti i contratti prevedono che i clienti dell’eurozona «ripaghino i loro prestiti nella stessa valuta nella quale sono stati sborsati e ciò si applica anche alle società e alle istituzioni elleniche », è scritto in una nota. Qualche giorno fa era stato il quotidiano greco Ekathimerini a pubblicare un articolo nel quale si affermava che la Bei aveva proposto per la prima volta una clausola per rendere possibile la rinegoziazione dell’accordo sul prestito da concedere alla public power corporation (70 milioni di euro), la società pubblica del gas, in caso di uscita della Grecia dall’eurozona. Questo tipo di contratto, sosteneva il giornale, sarebbe stato poi esteso anche agli altri due Paesi attualmente sotto salvataggio (l’Irlanda e il Portogallo) e gradualmente a tutta l’eurozona. La Bei ha affermato ieri di essere «impegnata a sostenere la Grecia» e di continuare «a concedere ampi prestiti per finanziare progetti economicamente sostenibili ». L’anno scorso, la Bei ha fornito finanziamenti per 2 miliardi per progetti nel Paese ellenico, «dimostrando la ferma convinzione che la Grecia rispetterà i suoi impegni».