Francesco Cramer, il Giornale 25/4/2012, 25 aprile 2012
Monti ora impugna la scure per scongiurare l’Iva al 23% - Ora Monti si aggrappa alla spending review , ossia la revisione di tutta la spesa pubblica
Monti ora impugna la scure per scongiurare l’Iva al 23% - Ora Monti si aggrappa alla spending review , ossia la revisione di tutta la spesa pubblica. Si cerca con affanno dove tagliare, dopo aver radiografato tutte le uscite di ministeri e amministrazioni dello Stato. A questo proposito, Monti ha avuto più colloqui con i titolari di molti dicasteri ma soprattutto con Piero Giarda, ministro per i rapporti con il Parlamento, nonché titolare del megafile . La volontà di Monti è quella di dare vita- dopo il «salva-Italia» e il «cresci-Italia » - a un «risparmia Italia». Ieri la giornata del premier è stata dedicata a questo perché oggi, 25 aprile, sarà all’altare della Patria per celebrare la Liberazione prima di partire per Bruxelles. In Belgio, il premier parteciperà all’ European Business Summit dove, ancora una volta, cercherà di convincere tutti che le istituzioni europee devono essere una spinta e non un intralcio alla crescita dell’Europa.Poi,venerdì,planerà in consiglio dei ministri l’atteso documento sulla ricognizione delle spese di Stato. Nel quale, tuttavia, non verranno indicati i tagli, ma soltanto le cosiddette «criticità » su cui poter operare. Sarà poi lo stesso Professore a evidenziare dove si potrà maggiormente tirare la cinghia.L’obiettivo non dichiarato- ma è confermato che l’ipotesi sia sul tavolo- è quello di reperire risorse per evitare l’aumento dell’Iva a ottobre.Il premier sa bene che un’ulteriore stretta fiscale avrebbe ancor di più effetti recessivi sull’economia. A premere su questo tasto un po’ tutti ma in special modo il ministro per lo Sviluppo, Corrado Passera. Per cui Monti cerca di correre ai ripari chiedendo ai suoi ministri di fare tutti gli sforzi possibili per mettersi a dieta. Ma lastrada è impervia.Un po’ perché entrano in vigore i tagli lineari disposti dal precedente ministro dell’Economia, Giulio Tremonti. Un po’ perché - si sottolinea a palazzo Chigi- impugnando la scure si rischia di decapitare anche i servizi ai cittadini. «Abbiamo già tagliato moltissimo», trapela da palazzo Chigi. La spesa per i redditida lavoro dipendente delle amministrazioni pubbliche, per esempio, è destinata a diminuire dello 0,6 per cento nel 2012; dello 0,5 per cento nel 2013; dello 0,1 per cento nel 2014. Si può fare di più senza provocare la levata di scudi dei sindacati? Difficile. Quanto si riuscirà a risparmiare dall’operazione «dimagrisci-Italia » non è dato sapere. Le cifre non vengono confermate ma si parla di 13 miliardi di risparmi nel biennio 2011-2013. Tagli alla spesa pubblica in cambio del non aumento dell’Iva? I conti starebbero in piedi visto che l’aumento dell’Iva di due punti percentuali, dal 21 al 23 per cento, vale circa 7,2 miliardi di euro l’anno. Ma attenzione: i dati vanno incrociati con altri parametri «mobili». Quanto poco cresceremo? Quanto poco si abbasserà lo spread , ossia il costo per rifinanziare il nostro debito? In ogni caso i ministeri hanno dato la loro disponibilità a fare cure dimagranti. Il Viminale ha ventilato l’ipotesi di razionalizzare le spese accorpando le 103 prefetture sparse sul territorio nazionale e anche di limitare le spese sugli affitti che ammontano a 30 milioni l’anno. Il ministero della Difesa ha già fatto sapere che sta tagliando a più non posso, posto che i militari passeranno da 180mila a 150mila (meno 30mila). Il Guardasigilli Severino, dal canto suo, ha individuato una criticità che fa contento il Pdl: le intercettazioni. Ogni anno per noleggiare le apparecchiature per gli ascolti si spendono 350/450 milioni. Si potrebbe dimezzarli. Sul fronte della Sanità, il ministro della Salute Renato Balduzzi ha fatto sapere che sta lavorando sui costi standard per razionalizzare la spesa di beni e servizi: dalle siringhe ai cerotti, passando per le garze e le protesi. Il lavoro è immane ma Monti a questo vuole dedicarsi nei prossimi mesi. Anche perché la riforma del lavoro la considera già messa in cantiere, nonostante quotidianamente subisca dei ritocchi. «Il Pdl ha concentrato tutte le sue proposte emendative su un incremento della qualità e dell’intensità della flessibilità in entrata », dice il senatore Maurizio Castro, relatore del disegno di legge. Ma qualche modifica è in vista anche sull’articolo 18. Aggiustamenti potrebbero essere fatti in particolare sui licenziamenti disciplinari, limitando i poteri del giudice e correggendo le norme che potrebbero diminuire le tutele in appello per i lavoratori licenziati. Inoltre si starebbe lavorando a una sorta di emendamento «antifurbi ». Si tratterebbe di limitare al massimo la pratica della messa in malattia del dipendente che ha aperto un contenzioso con l’azienda.