FRANCESCO SPINI, La Stampa 25/4/2012, 25 aprile 2012
Il carrello in crisi Le famiglie italiane non spendono più - Un sociologo come Enrico Finzi parla di questo come del «momento più cupo della storia dei consumi dal dopoguerra», Confcommercio a sua volta prevede che sarà «l’anno peggiore della storia repubblicana»
Il carrello in crisi Le famiglie italiane non spendono più - Un sociologo come Enrico Finzi parla di questo come del «momento più cupo della storia dei consumi dal dopoguerra», Confcommercio a sua volta prevede che sarà «l’anno peggiore della storia repubblicana». L’Italia non compra più. Secondo Federdistribuzione, tra inizio gennaio e il 25 marzo (escludendo quindi la Pasqua che, in molti, descrivono però esser stata piuttosto magra) i consumi alimentari nella grande distribuzione sono calati di circa lo 0,31% (altri parlano di cali tra lo 0,5 e lo 0,6%), tutto il resto è crollato tra il 3 e il 4%, con qualcuno che lamenta punte del 7-8%. Per capire perché nonostante il passare dei mesi la macchina non riparta, secondo Finzi, presidente di Astraricerche, bisogna tener presente due dati psicologici, «di percezione». Il 68% degli italiani dichiara «negativa o pessima» la propria condizione socioeconomica. E ancora: il 62% prevede il peggioramento della condizione economica per sé e i propri cari di qui a un anno. «Per dare un’idea: sono i dati peggiori da che io faccio questo mestiere, dal 1980». Dunque «il combinato disposto della sensazione di stare peggio e del pessimismo ha un effetto pessimo sui consumi che, con poche eccezioni, sono tutti in calo». Tuttialdiscount Secondo stime di mercato, in questi primi tre mesi - considerando il settore alimentareenonalimentare-levenditedei discount sono le più toniche: crescono del 4,5%. I supermercati resistono con un +2%. Gli ipermercati cascano dell’1,3%. Con la benzina alle stelle, piuttosto che affrontare il viaggio fino all’Iper, spesso lontano dalla città, i consumatori sempre più spesso scelgono il negozio di prossimità da raggiungere a piedi, magari con una frequenza maggiore. Proprio il carburante, del resto, è stato protagonista di un calo di consumo importante: -9,3%, secondo il centro studi Promotor. E c’è chi, da casa, proprio non si muove. Accende il pc, o il tablet e cerca l’affare online. Il commercio elettronico spesso sfugge - perché ancora poco incisivo sui grandi numeri totali - alle statistiche ufficiali. Ma non all’Osservatorio acquisti di CartaSi, che monitora gli acquisti effettuati con la carta di credito. Il responsabile marketing della società, Francesco Pallavicino, spiega che «nel trimestre l’e-commerce è salito del 19,4%». Un dato che concorre a innalzare il risultato totale dei consumi trimestrali riportato dall’Osservatorio (+5,6%) che però, senza commercio elettronico scende a un +3,6%. In termini reali (cioè depurato dell’inflazione media di periodo del 3,3%) equivale a un +0,3%: anche con la carta di credito prevale la prudenza. Imarchilowcost Una volta al supermercato la gente cosa compra? Sempre più marche private, quelle col marchio della azienda di grande distribuzione che, a parità di qualità (almeno questa è la promessa) costano meno. Dalla direzione marketing e controllo direzionale di Coop Italia, Piero Raimondi spiega ad esempio che «da gennaio il segno è positivo del 16%». Non poco. Per il resto, alla guida del carrello, l’italianohacomportamentinonsempre di facile comprensione. «Nonostante il calodeiprezzi-assicuraRaimondi-,l’ortofrutta ha sofferto moltissimo in questi ultimi mesi, con un calo del 4% a volume e del 5-6% a valore». Al contrario il semprepiùcarocaffè«chehasubitounaforte inflazione, anche del 20%, ha visto un aumentodellevenditedel4-5%». Ilcaffèsibeveacasa Frutto probabilmente dell’aumento dei consumi casalinghi rispetto al bar, «come pure lo sono la crescita del 3-4% dei biscotti e dell’8% della farina». Ci sono i ritorni, come quello alla carne, anche rossa, che almeno alla Coop «rimbalza» del2-3%dopoun2011difficile.Ilcaro-pesce, invece, si ripercuote alla cassa: le suevendite scivolano del 4%. Si torna alle basi, ai prodotti più semplici. Ed è il trionfo della pasta: +5% a valore, +4% a volume. Se tra gli scaffali del supermercato cerca di spuntare il massimo con meno soldi possibile, «la gente non fa più programmi a lungo termine» e «si muove meno, come successe dopo l’11 settembre», racconta Finzi. E nei primi tre mesi, secondo Federalberghi, gli italiani hanno ridotto del 3,5% le presenze nelle strutture ricettive. Del resto con reddito e potere d’acquisto drammaticamente ristretti e tariffe in aumento, lo spazio è ristretto. E il divario record tra prezzi e salari registrato ieri, per Mariano Bella, capo dell’ufficio studi di Confcommercio, non fa altro che rafforzare le sue stime per il 2012: «-2,9% di reddito reale disponibile e un -2,7% nei consumi. Uno degli anni peggiori della storia repubblicana».