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 2012  aprile 24 Martedì calendario

Virginia ’58: la Loving Story che cambiò gli States - Nel cuore della notte, lo sceriffo della Contea di King and Queen in Virginia, assieme a due poliziotti irrompe all’improvviso all’interno della casa di Richard e Mildred Jeter Loving mentre dormono nella loro stanza

Virginia ’58: la Loving Story che cambiò gli States - Nel cuore della notte, lo sceriffo della Contea di King and Queen in Virginia, assieme a due poliziotti irrompe all’improvviso all’interno della casa di Richard e Mildred Jeter Loving mentre dormono nella loro stanza. Con le luci puntate e i cani che abbaiano nervosi, lo sceriffo butta giù dal letto i due coniugi, li arresta e li porta in carcere. L’accusa è duplice: primo crimine, «antimiscegenation», aver contratto un matrimonio pur essendo due persone di razza diversa, secondo crimine, l’aver violato la legge della Virginia, sposandosi in un altro stato, il District of Columbia. Richard Loving era infatti bianco, Mildred, nera. Si erano innamorati, sposati cinque settimane prima e avevano iniziato una vita insieme, nella loro città di origine. Ma nel 1958 il loro matrimonio era contro la legge in Virginia così come in altri 15 stati del Paese. Se il padre e la madre di Barack Obama fossero vissuti in uno di questi stati sarebbero stati ugualmente arrestati. Nell’intento di proteggere la propria whiteness , fin dal 1924, la Virginia infatti aveva emanato un emendamento che proibiva i matrimoni interrazziali. A quel punto i Loving si appellarono alla American Civil Liberties Union, ottennero un’amnistia, trovarono due bravi ed intrepidi avvocati che, vista fallire la richiesta di far cadere le accuse nei loro confronti nella corte dello Stato della Virginia, si appellarono alla Corte Federale e portarono infine la causa alla Corte Suprema nel 1966. «Tutto a un tratto ci rendemmo conto che ci trovavamo di fronte un caso senza precedenti», ricorda Bernard S. Cohen, avvocato della coppia assieme a Philip J. Hirschkop. Anche se i Loving non erano due militanti delle cause dei diritti civili. Erano due persone molto semplici e riservate che non amavano essere in prima linea. Ma pur essendo poveri e senza nessun importante contatto, «erano determinati a far quel che pensavano fosse giusto», dice Peggy, una dei tre loro figli. Dopo il matrimonio infatti, avrebbero potuto abbandonare la loro città e cercare di trasferirsi in un altro stato, ma, dice la stessa Mildred in un filmato dell’epoca, «non volevamo fuggire, era una questione di principio; era la legge e non pensavo fosse giusta». I Loving uniti dal loro forte sentimento portarono avanti la causa e nel 1967 la Corte Suprema, all’unanimità, dichiarò il Virginia Racial Integrity Act del 1924 anticostituzionale. E questo cambiò per sempre la storia. Da quel momento in poi fu sospesa la proibizione dei matrimoni interraziali in tutto il paese. «Forse la nostra piccola battaglia vincerà una grande guerra», disse Mildred all’epoca. E così è stato. Nel 1965 intanto, su incarico della rivista Life , il fotografo Grey Villet andò a casa dei Loving in Virginia, dove trascorse diverso tempo, instaurò un rapporto molto stretto con la famiglia e realizzò una serie fotografica che i Loving amarono così tanto che il fotografo regalò loro settanta immagini. Villet non si soffermò sul racconto dellastorica causa di diritti civili che era nel culmine del suo corso in quel periodo, bensì nel ritrarre la quotidianità di Mildred e Richard all’interno della loro casa e della loro comunità, con i figli, tra l’allegria e le preoccupazioni della vita di tutti i giorni. Sono scatti che immortalano l’intimità di quella famiglia normale che diventò del tutto fuori dal comune, mostrano la tensione cui furono sottoposti in quel periodo ma soprattutto i sentimenti e il legame che li unisce. E testimonia la confidenza e la fiducia nei confronti del fotografo che non pare inibire per nulla i vari membri di casa Loving, anzi, sembra in loro suscitare una totale spontaneità e naturalezza. «Quatto quatto come un gatto, racconta Barbara Cummiskey Villet, moglie dell’autore, pareva quasi scomparire mentre lavorava. A differenza di altri fotografi, non chiedeva mai ai propri soggetti di posare, si rifiutava di manipolare l’azione e semplicemente aspettava con pazienza che il momento giusto emergesse, nella convinzione che la realtà procura più verità che qualunque imposizione del suo ego». Grey Villet era nato in Sudafrica, aveva vissuto da vicino il conflitto tra bianchi e neri ed era particolarmente sensibile alle sofferenze delle vittime di leggi ingiuste. Chiamava le sue foto psychegraphs , racconti delle emozioni. Scattò settantatré rullini per questa storia ma soltanto nove immagini furono pubblicate sul numero del 18 marzo 1966 di Life , mentre i Loving andavano alla Corte Suprema con la loro causa contro lo Stato della Virginia. La maggior parte delle foto rimasero di proprietà della famiglia e sono state riscoperte soltanto nel 2010 da Nancy Buirski e Elizabeth Haviland James, autrici del documentario The Loving Story , prodotto dal canale televisivo Hbo che lo manda in onda in questo periodo, dopo essere stato presentato nel corso di diversi appuntamenti importanti tra cui l’edizione 2011 del Tribeca Film Festival. E, in contemporanea, l’International Center of Photography di New York propone una selezione della serie preziosa di Villet, fino al 10 maggio, a cura di Erin Barnett. «Villet era un maestro della fotografia» ha detto la Barnett nel corso di un’intervista, «particolarmente abile nel catturare al volo gesti ed atteggiamenti che esprimono emozioni. È capace di mostrare l’essenza stessa di ciascun soggetto». Quale immagine emblematica di questa serie, la curatrice sceglie il ritratto della famiglia al completo che scherza e ride sul divano di casa, «Si guardano l’uno con l’altro», commenta, «e nell’immagine si crea uno speciale senso del movimento: un ritratto di famiglia incredibile». Così come particolarmente significativa è la foto dei Loving sulla veranda di casa, complici nel loro conversare insieme ma separati dal pilastro di legno, «quasi emblema della loro battaglia legale durata nove anni». Per la realizzazione del documentario, oltre le foto di Villet, la Buirski ha potuto inoltre utilizzare anche dell’importante materiale filmato nel 1965 dai filmmaker Hope Ryden e Abbot Mills, che trascorsero con la famiglia vari mesi, raccontarono la loro storia con tenerezza e attenzione, ma alla fine non ne realizzarono mai un film e non mostrarono mai pubblicamente quelle immagini. «Abbiamo voluto dare la possibilità ora di potersi immergere in questa vicenda, ha detto la Buirski, … che dimostra che anche le persone “normali” possono cambiare la storia». Anche se, dice la regista, questa di due persone unite dal destino da un insolito cognome, è, soprattutto, «una storia d’amore».