ALBERTO GEDDA, Tuttolibri-La Stampa 21/4/2012, 21 aprile 2012
“Il mio erotismo si nutre di Dostoevskij” - «Da ragazzo ero affascinato dall’epica di Omero, l’Iliade e l’Odissea
“Il mio erotismo si nutre di Dostoevskij” - «Da ragazzo ero affascinato dall’epica di Omero, l’Iliade e l’Odissea. Poi sono passato a Mark Twain con Le Avventure di Huckleberry Finn e quindi a tutta la letteratura classica d’avventura per ragazzi, da London a Stevenson. Di seguito i grandi russi: da Dostoevskij a Tolstoj, a Gogol. C’è stato addirittura un periodo, mentre leggevo Delitto e castigo , in cui credevo di essere un assassino e al mattino mi svegliavo con il dubbio se andare a costituirmi». Milo Manara racconta con calma, di sera, nella sua bella casa in Valpolicella, in provincia di Verona. Tra tanti libri, fumetti, disegni, ricordi di viaggi e di amici straordinari come Federico Fellini e Hugo Pratt. «Con Federico e Giulietta c’era una strana alchimia, un rapporto molto bello. Loro avevano avuto un figlio nato, come me, nel 1947 che però morì pochi giorni dopo il parto: così, forse, mi sentivano come se fossi quel figlio mancato e avevano molte attenzioni verso di me. Una volta capitò che dovetti raggiungerli a Chianciano, dove loro passavano le acque alle terme, per parlare con Federico del racconto Viaggio a Tulum che stavo disegnando su suoi testi. Facemmo tardi e vollero che mi fermassi nel loro albergo dove, però, non c’erano stanze disponibili e allora chiesero di mettere una brandina nella loro camera e quindi dormii con Federico e Giulietta. Persone stupende che mi mancano molto». Un rapporto di amicizia, di affetto, nato con il racconto disegnato Senza titolo , pubblicato nel 1987 in cui Milo aveva reso omaggio al film «8 e ?»: di qui l’incontro che ha portato alla realizzazione a quattro mani dei fumetti Viaggio a Tulum eIl Viaggio di G. Mastorna detto Fernet e poi dei manifesti per i film «L’intervista» e «La voce della luna». Anni felici, gli Ottanta: con la complicità del grande Hugo Pratt scrive e disegna due storie bellissime, Tutto ricominciò con un’estateindiana eEl Gaucho , che lo consacrano nell’olimpo del fumetto d’autore. E a Pratt dedica il suo primo fumetto d’autore, Giuseppe Bergman - HP , uscito in Francia nel 1978. «Hugo mi manca moltissimo (è morto a Losanna nel 1995, ndr), mi manca anche la sua straordinaria fisicità, la sua esuberanza intellettuale. E’ stato uno dei più grandi autori che hanno contribuito alla dignità narrativa e di contenuto del fumetto, basti ricordare quanto diceva Umberto Eco: “quando ho voglia di rilassarmi leggo un saggio di Engels, se invece desidero impegnarmi leggo Corto Maltese”. Pratt ha messo dentro le sue storie grandi contenuti, prima impensabili tra sceneggiatura e disegno, assolutamente non convenzionali. La sua arte era espressione di un linguaggio personalissimo, colto e vivo. Disegnava come se scrivesse. E tutto nasceva dal suo grande amore per i libri, la letteratura. Hugo leggeva moltissimo». E lei? «Anch’io amo leggere, ho sempre letto moltissimo e ho difficoltà nello scegliere i libri perché ho tanti interessi diversi. Ora ho meno tempo, purtroppo, ma dedico alla lettura almeno un’ora al giorno: sono dei veri viaggi straordinari. E proprio per questo mi sono mosso come se dovessi affrontare dei viaggi, muovendomi per momenti, generi, nazionalità. Ad esempio dopo i russi sono venuti gli autori sudamericani - Mario Vargas Llosa, Jorge Amado, Paulo Coelho... - soprattutto Gabriel García Márquez con il suo romanzo Cent’anni di solitudine . Più recentemente ho apprezzato i “nuovi” americani come Paul Auster, Philip Roth, Henry Roth arrivando a Chuck Palahniuk che mi diverte moltissimo: lo consiglio davvero con il suo Dannazione . E mi piace molto illustrare i racconti dei grandi scrittori, lo faccio volentieri perché lo trovo stimolante. E poi dai miei lavori fumettistici sono stati realizzati numerosi libri da più editori in più Paesi». Molti i riferimenti culturali che entrano nei fumetti di Manara: da Majakovskij a Reiser, da Picasso ad Humphrey Bogart per arrivare al capitano Achab. Una «matita onnivora»: che lavora anche per libri, dischi, cinema, teatro, tarocchi, cartoni animati, pubblicità. Ha realizzato racconti su testi di Enzo Biagi, Jodorowsky, Milo Milani, Vincenzo Mollica, raccontato la storia d’Italia, della Francia, della Cina, della scoperta del mondo ma anche di Valentino Rossi e della dinastia dei Borgia, ha reso omaggio a Pirandello, Moebius, Pazienza, John Lennon, Pasolini…. «Penso d’avere il record mondiale di variazioni sul tema: pochi altri disegnatori hanno fatto così tante cose in così tanti territori. E’ un mio puntiglio: provare a percorrere più itinerari, compresi i Super Eroi. Non ho voluto privarmi di nulla. Del resto sono un disegnatore: i limiti ci sono per gli artisti, che in genere esprimono se stessi oppure temi predefiniti, su commissione, mentre credo che i disegnatori professionisti possano lavorare più liberamente, proprio perché senza velleità artistiche». Ma al fumetto Manara è arrivato con una «vocazione adulta» quando lavorava nello studio dello scultore spagnolo Miguel Ortiz Berrocal, dopo qualche esame alla facoltà di Architettura a Venezia. «E’ vero ho scoperto i fumetti tardi, per mia sfortuna. Mia mamma era una severissima maestra di scuola e non ammetteva i giornalini tra le mie letture. Così ci sono arrivato dopo i miei coetanei, ma ho recuperato con l’innamoramento per splendide creature disegnate come Barbarella e Valentina. Indimenticabili. E ho cominciato con i tascabili per adulti, Genius, Jolanka e Jolanda de Almaviva». L’inizio di una cifra professionale, creativa, che distingue e fa apprezzare il disegnatore in tutto il mondo: ai primi di aprile sarà in Grecia per una mostra dopo l’antologica «Le stanze del desiderio» chiusa con successo l’8 gennaio scorso a Siena con le sue splendide donne di carta. «Sicuramente è il mio tema. Ma dobbiamo intenderci: il mio erotismo non è mai scontato, semplice, immediato, chiuso nelle singole figure quanto piuttosto nel racconto, nelle situazioni che si determinano, nell’intera storia. Ne sono assolutamente convinto. E’ un segno che racconta, che provoca, che evoca, che accende immaginazione e desiderio». E oggi cos’è l’erotismo? «Sempre la stessa cosa. Soprattutto fantasia. E’ un argomento che mi affascina da quando sono adolescente, così come tutti e mi piace ricordare questa citazione: "sono un normalissimo maniaco sessuale, come tutti". Oggi però c’è un esasperato uso commerciale che umilia l’erotismo, divenuto così uno dei tanti modi per fare soldi, molto deludente. C’è un’inflazione della sessualità in un finto erotismo. Mi ha fatto sorridere il polve- rone sollevato dalla farfallina di Belen a Sanremo: non c’era nessuna casualità, nessuna fantasia, ma tutto era studiato, calibrato, con prove e riprove per le riprese televisive, i teleobiettivi, i finti scandali finalizzati all’audience. Una seduzione costruita a tavolino con poca magia e tanta noia. In giro c’è poco erotismoe molta sguaiatezza». Ci sono due storie in particolare che denunciano il suo amore per l’Asia e, in particolare, per la cultura tibetana scoperta e alimentata dalla lettura: «Lo Scimmiotto» e «L’uomo delle nevi». «Sono libri cui sono molto affezionato ma che escono dalla mia produzione, dai miei temi, in quanto le sceneggiature non sono mie: lo Scimmiotto è di Silverio Pisu, l’ Uomo delle nevi di Alfredo Castelli, due cari amici. Il primo è una storia politica perché riflette il clima degli anni tra il Settanta Ottanta con le speranze e le tensioni del tempo: la grande scimmia che combatte contro tutti gli dei è la rivoluzione, l’ insofferenza per l’autorità e la ritualità. E’ uno di noi 2000 anni fa. Nell’altra storia c’è il mio grande amore per il Tibet, per il buddismo, l’unica grande religione atea che si basa sull’uomo che crea la propria salvezza attraverso la rettitudine». Fumetti che non sono evasione ma aprono orizzonti. Come la «graphic novel» evoluzione del fumetto che incrocia più generi, scuole, linguaggi. «Una giusta evoluzione: del resto già Hugo Pratt aveva definito il fumetto letteratura disegnata. C’è modo di raccontare storie grandi e dure, come ad esempio ha dimostrato Igort con il fumetto sulla giornalista Anna Plit Poliykovskaja uccisa in Russia. Lì si è oltre, nella drammaticità profonda. Anch’io sono impegnato in un progetto che in fondo ha le caratteristiche della graphic novel: la vita del pittore Caravaggio raccontata attraverso le sue tre modelle. E poi c’è il progetto per una serie a cartoni animati della quale sono il responsabile artistico: la sceneggiatura è di Vincenzo Cerami, le musiche di Nicola Piovani, mentre l’animazione è realizzata in Italia e nella Corea del Sud».