Giovanni Sartori, Corriere della Sera 25/04/2012, 25 aprile 2012
COM’È LIQUIDO IL GRILLISMO
Chiarisco subito: «liquidismo» è un termine che ricavo dal sociologo polacco Zygmunt Bauman che chiama liquide le società che cambiano troppo in fretta per restare solide. E comincio, qui, dal «partito liquido». Quando discettavo sui partiti e sistemi di partito (davvero parecchio tempo fa, il mio librone uscì nel 1976) i partiti liquidi non esistevano. I partiti importanti, allora, erano i partiti di organizzazione di massa (come i partiti comunisti, socialisti e religiosi). Poi la televisione divenne sempre più importante per la propaganda politica e così l’organizzazione divenne secondaria. A tal punto che da una ventina di anni parliamo del «partito leggero». Di leggero in leggero, siamo ora arrivati al «partito liquido» e persino alla cancellazione della parola partito. Secondo molti sondaggisti l’antipolitica, il rifiuto della politica, è ormai così profondo da costringere i partiti a non chiamarsi tali.
Intendiamoci: anche se travestiti i partiti esistono e devono (dovrebbero) esistere. Ma se la società liquida approda al «liquidismo», a un calderone nel quale tutto è disfatto e nulla rifatto, allora arriviamo a Grillo, che non solo è emblematico di questo processo ma che oggi ne è anche protagonista.
Io mi diverto ad azzardare previsioni. Su Grillo scrissi due editoriali nel settembre e ottobre 2007 nei quali notavo che il suddetto «entra in politica avendo prima creato una infrastruttura di supporto e di rilancio: internet, blog e una rete territoriale assicurata dai 224 meetups (gruppi di incontro) che in un giorno raccolsero 300 mila sottoscrittori per una legge di iniziativa popolare». Mica male, pensai. Ma la mia fu allora, ovviamente, una previsione prematura. Però oggi la «liquidificazione» della politica (vedremo alle prossime elezioni amministrative) riporta Grillo alla ribalta. Oggi, come allora, cinque anni fa, Grillo propone liste civiche spontanee «certificate» da lui (che alcuni sondaggi accreditano di percentuali alte al voto). E poi? E poi niente perché in ogni caso Grillo si dispiega soltanto nella politica che dico «orizzontale» che culmina nelle elezioni, ma non ha nessuna ricetta né comprensione sensata della politica «verticale» che partendo dalle elezioni deve creare, o anche ricreare ma pur sempre gestire, una immensa organizzazione gerarchica: appunto, lo Stato.
Nell’orizzonte mentale di Grillo questo potere è tutto suo. Ma non perché Grillo voglia essere un dittatore. Per carità. È che Grillo, spesso efficace nel criticare, è incapace di progettare. Quando propone le cose che sarebbero da fare, il più delle volte propone assurdità o sciocchezze. Con Grillo la politica liquefatta ci riporta all’«infantilismo politico» del quale parlava Lenin.
Dicevo che alle imminenti elezioni amministrative appariranno — si prevede — innumerevoli liste civiche, liste civetta e simili. Grillo, se ho capito bene, le «certificherà», dichiarerà se sono buone o cattive. O forse Grillo certificherà soltanto liste sue, liste di «grillisti». Vedremo. E vedremo a quel momento a che punto sia arrivata la «liquidificazione» della politica italiana.
Giovanni Sartori