Giuliano Ferrara, Armando Massarenti, Domenica-Il Sole 24 Ore 22/4/2012, 22 aprile 2012
E IL TOPO DISSE ALL’ELEFANTE
Un elefantino e un topolino si ritrovano a parlare di argomenti più grandi di loro. «Partiamo da quel bel libro del libertario americano Walter Block, Difendere l’indifendibile» suggerisce il topolino. «Un’espressione che ben si attaglia alle sfide controcorrente cui ci hai abituato. Dove sta, oggi, secondo te l’indifendibile da difendere?».
«L’ideologia corrente definisce indifendibili cause sacrosante» risponde l’elefantino: «Quel libro libertario, che fu tradotto da mia moglie, è tutto intessuto di paradossi...». «Sì, ma assai ragionati, direi» ribatte il topolino. «Certo: e spigolosi, e anche intelligenti. Però oggi non si tratta di difendere lo spacciatore di droga o la prostituzione. No, qui bisogna difendere sua santità Benedetto XVI, perché si permette di elaborare dottrinalmente i presupposti, non tanto della sua fede, quanto dell’incontro tra questa e la cultura razionale dell’Occidente. Bisogna difendere cioè, in certi casi, delle ovvietà: la denuncia del jihadismo come violenza in nome di Dio, per esempio. Spesso si è messi nella condizione di apparire dei bastian contrari, o dei tremendi anticonformisti solo perché si dicono delle cose che in realtà dovrebbero essere ovvie». Il topo esprime un timido dissenso, ma è più interessante lasciar parlare l’elefante. «Se bisogna spiegare che esiste nella storia un contrasto di civiltà tra gli islamici e i cristiani, certo si appare sempre come dei bastian contari. Invece questa è l’ovvietà della storia contro la deformazione dell’ideologia». «E questa sarebbe una posizione controcorrente? A me sembrerebbe la più diffusa. In Italia» propone il topolino «l’indifendibile da difendere, ciò che veramente manca, è l’idea di una zona franca rispetto all’infuriare delle dispute religiose. Uno spazio laico, equidistante dai vari credo e capace di garantire le condizioni del dialogo». «La laicità va sicuramente difesa, ma per farlo bisogna riconoscere la realtà. E la realtà è che c’è un mondo libero, il mondo giudaico-cristiano, che ha avuto l’impronta del pensiero greco classico. È il mondo delle democrazie moderne, un mondo dove la laicità vive. C’è un altro mondo, quello islamico, che è lontanissimo da questa condizione, essendo una religione che è anche politica, e che si è dimostrata nella storia una religione di conquista. L’ultimo pensatore laico ed eretico, rispetto al politicamente corretto oggi in voga in Occidente, è il papa. Pensa un po’ come siamo messi...». «Il pontefice come garante ultimo della laicità? Non mi convince per niente. Più che un’idea controcorrente mi pare una contraddizione in termini. Non è paradossale doversi affidare a un’autorità religiosa per difendere la laicità?». «Non dobbiamo affidarci a un’autorità religiosa. Dobbiamo laicamente leggere dei testi, ed esaminare dei comportamenti. Il politicamente corretto, il laicismo, lo scientismo hanno trasformato, in questa ultima ondata della secolarizzazione, i principi di laicità e di criticità del pensiero in una sorta di falsa coscienza collettiva, in una cultura che obbliga, dico obbliga, a pensare per esperimenti, in base ai criteri della fattibilità. Non a pensare secondo le GRANDI regole che abbiamo ricevuto dalla GRANDE tradizione culturale dell’Occidente. Quindi con una misura che per i credenti è Dio, per i filosofi metafisici è l’Essere e per noi cittadini comuni è una misura del bene e del male, un’etica. Ma non un’etica privata, non una ragion pratica che vede la morale dentro l’io. No, un’etica pubblica e pubblicamente dispiegata». Di fronte a queste asserzioni dell’elefantino Giuliano Ferrara, il topolino Armando Massarenti sembra gettare la spugna. D’accordo sull’idea di un’etica pubblica condivisa, ma questa, gli verrebbe da argomentare, dovrebbe essere neutrale, pluralista e non abbracciare un particolare credo religioso: «Caro elefantino, ciò che dici è troppo GRANDE per me, che, oltre che topo, non sono una tradizione ma un individuo».