Paolo Conti, CorrierEconomia 23/04/2012, 23 aprile 2012
TV. LA TRINCEA DI LORENZA LEI PER LA RAI
L’appuntamento è per giovedì 26 aprile. Una Rai con un vertice ormai scaduto, in attesa di un rinnovo per ora lontano, dovrà affrontare un’emergenza da circa 50 milioni di euro. Le cifre sono note da giorni sia al Consiglio presieduto da Paolo Garimberti che al direttore generale Lorenza Lei. La Sipra, concessionaria della pubblicità della Tv pubblica, nel primo trimestre ha ottenuto un -17% di ricavi. Per ora le perdite sono a quota -40 milioni. Prevedendo comunque buoni introiti per l’operazione sportiva congiunta Olimpiade-Europei di calcio, nella migliore delle ipotesi Sipra chiuderà ad almeno -50 milioni rispetto alle previsioni.
Misure straordinarie
Urge dunque manovra straordinaria. Ovvero tagli. Si era parlato di 60 milioni ma nel Cda di giovedì arriverà alla fine una proposta, da parte di Lorenza Lei, da circa 50 milioni: -12 milioni alla produzione delle reti (-10 milioni complessivi a Raiuno, Raitre e Raitre, incluso l’intrattenimento, -2 ai canali digitali). Altri -12 milioni alle controllate, tra cui Rai Cinema. Gli altri circa 26 milioni spariranno dalle spese della Corporate e Aree staff. Salvo il personale, che non vedrà decurtati né il premio di produzione né le parti mobili degli stipendi dei dirigenti. In quanto alla fiction, si sperimenterà la riconversione delle riprese pesanti per alcune produzioni, riportando all’interno della Rai ciò che ora è interamente appaltato all’esterno. Un simile orizzonte sta preoccupando la «vera» Rai che, nonostante le tempeste, continua a riempire i canali. In questo modo, giurano tra viale Mazzini e Saxa Rubra, l’offerta Rai subirebbe un impoverimento senza precedenti e si rischierebbe di dare un ulteriore colpo alla raccolta pubblicitaria: chi spenderebbe per programmi mediocri o per repliche?
I programmi del futuro
Raiuno dovrà offrire in autunno una terza serata di intrattenimento-show il mercoledì (oltre a venerdì e sabato): quel giorno non ci sarà più la Champion’s League. Occorrerebbe investire sul piano ideativo, quindi innovativo (I migliori anni della nostra vita e Ballando con le stelle sono ormai usuratissimi, rispettivamente da dieci e cinque anni di edizioni, quindi da sostituire). In quanto a Raidue, la probabilissima scomparsa dai palinsesti de L’isola dei famosi aprirà un altro buco da riempire, ovviamente con fantasia: ma ci vorrebbero ovvi, adeguati investimenti.
Saliscendi degli ascolti
I tagli arrivano mentre i primi bilanci 2012 sul 2011 non sono galvanizzanti. Gli ascolti dal 18 settembre 2011 al 1° aprile 2012 rispetto allo stesso periodo precedente (19 settembre 2012 - 3 aprile 2011) indicano nel day time -0,8% per Raiuno, -1% per Raidue e -0,5% per Raitre. Guadagnano un solido +1,3% i canali del digitale terrestre. È vero che parallelamente perdono le tre reti generaliste Mediaset così come cresce la loro offerta digitale. E che la Rai mantiene una quota del 40,5% del mercato della tv generalista contro il 35,8% di Mediaset e il 23,7% delle altre (inclusa La7, al 3,8% che guadagna lo 0,4%). Ma la perdita complessiva del 2,7% di ascolti (le tre reti generaliste Mediaset lasciano sul terreno uno speculare 2,7%) non compensa l’aumento dell’1,3% del digitale.
Bisogna correre ai ripari. Ma come si farà, con una progettata manovra fatta a colpi di scure pur di raggiungere la chimera di un bilancio 2012 in pareggio da mostrare a Mario Monti?
Sono in tanti a pensare che bisognerà ricorrere a coraggiose cessioni. Risale all’era del direttore generale Mauro Masi (il suo team ne parlò con l’allora direttore generale del ministero dell’Economia, Vittorio Grilli) l’ipotesi di vendere gli asset passivi di Raiway, la rete di trasmissione e diffusione del segnale Rai. Si tratterebbe di mettere sul mercato i terreni dove sorgono le torri, le torri stesse e i 400 dipendenti che ne curano la manutenzione. Operazione che potrebbe far entrare nelle casse Rai fino a 400 milioni di euro, azzerando l’indebitamento che naviga a quella quota.
Cessione parziale
Non verrebbero ceduti gli asset attivi, cioè le apparecchiature di trasmissione. Raiway non sarebbe dunque «venduta» nella sua interezza ma solo parzialmente ceduta o a un interlocutore pubblico, nel caso l’azionista (il ministero dell’Economia) considerasse strategica la rete di trasmissione: e allora si potrebbe pensare a Terna o alla Cassa depositi e prestiti. O invece, se si arrivasse a una gara europea, potrebbero essere interessati le multinazionali della telefonia e della comunicazione. L’affare, per loro, ci sarebbe comunque: la Rai verserebbe inevitabilmente un affitto a lungo termine, però a un costo comunque inferiore all’attuale esborso per la manutenzione di tutta Raiway. Beneficio non da poco. L’operazione è seguita personalmente da Lorenza Lei e da Carlo Nardello, responsabile della direzione Sviluppo strategico. I sindacati sono già sul piede di guerra, per via dei quattrocento dipendenti.
Ma tutto ciò eviterebbe il pericolo di amputare la qualità e la quantità del prodotto tv. Che è, alla fine di tutti i calcoli, la ragione per la quale la Rai esiste ancora come servizio pubblico.
Paolo Conti