Carlo Mercuri, Il Messaggero 24/04/2012, 24 aprile 2012
LA GRANDE MAPPA DEL TIFO ESTREMO
Delle 128 squadre di calcio dei campionati maggiori, 79 tifoserie sono apolitiche, 27 sono orientate verso posizioni politiche di destra, 15 di sinistra e 7 considerate di orientamento contrapposto (ultrà della stessa squadra ma con appartenenze politiche diverse). Alcune tifoserie hanno subìto derive: per esempio i sostenitori di Roma e Milan erano storicamente di sinistra mentre ora la maggioranza dei tifosi delle curve di queste due squadre è di destra. Altre squadre e altre tifoserie sono invece rimaste ancorate alla tradizione (Fiorentina e Genoa sempre a sinistra, Lazio e Juventus sempre a destra).
La mappa del tifo così come la disegnano gli esperti di Ordine pubblico ha i contorni netti: più destra che sinistra. Un po’ più complicato è l’identikit dell’ultrà: c’è il capo-tifoso e ci sono i seguaci, che sono cose diverse. Il capo-tifoso è un uomo tra i 30 e i 40 anni, cultura medio-bassa, professione non meglio identificata, gran parlatore, dotato di un certo carisma, un capopopolo insomma. I seguaci, disposti a seguire il leader, sono più giovani e molti sono anche studenti. E comunque ancora nessuno ha saputo superare la definizione che dei capi degli ultrà ha dato il pm napoletano Ardituro: «Sono violenti, in alcuni casi hanno piccoli precedenti penali e svolgono lavori occasionali. Conoscono il ritmo di una protesta, sanno come posizionarsi di fronte a un corteo, ne disegnano l’evoluzione. Alzano la voce, incitano alla rappresaglia, sfruttano l’entusiasmo dei più giovani. Li strumentalizzano. Provocano in modo sapiente cariche e tafferugli».
Già, perché l’attività dell’ultrà non si esaurisce sulle gradinate dello stadio. A Napoli frange di questi tifosi si distinsero nelle proteste violente contro le discariche. Nella Capitale messa a ferro e fuoco il 15 ottobre scorso si è scoperto che i più esagitati (e destinatari di ordini di custodia) sono stati cinque supporter della squadra del Teramo e due della Roma.
Eppure gli investigatori non nascondono una certa soddisfazione. Il fenomeno degli ultrà è sempre da monitorare, per carità. Ma almeno negli stadi, Genoa a parte, non si vedono più quelle scene di violenza a cui eravamo abituati negli ultimi tempi. «Alla fine del girone di andata - dice una fonte investigativa - le Ferrovie dello Stato hanno dichiarato zero incidenti dovuti alle trasferte dei tifosi e tutti gli ultrà al seguito delle loro squadre hanno pagato il biglietto. Un tempo era inimmaginabile».
E’ vero, a Genova l’hanno fatta grossa ma a Catania, Palermo e in tanti altri stadi la cronaca non sportiva non entra più. La tessera del tifoso e il Daspo hanno fatto un quasi-miracolo. Ma nelle manifestazioni extra-calcistiche il Daspo non si può applicare. L’onda di reflusso degli ultrà nelle strade cittadine non ha ancora trovato la sua diga.