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 2012  aprile 23 Lunedì calendario

La carriera di lady Volkswagen Da baby sitter a super manager - Ha ben da sorridere frau Uschi , 55anni, quartamogliedelsettanta­cinquenne Ferdinand Piëch, pa­dre di dodici figli, l’ultimo grande patriarca dell’industria tedesca nonché, in questo momento, l’uo­mo dell’auto più potente del mon­do

La carriera di lady Volkswagen Da baby sitter a super manager - Ha ben da sorridere frau Uschi , 55anni, quartamogliedelsettanta­cinquenne Ferdinand Piëch, pa­dre di dodici figli, l’ultimo grande patriarca dell’industria tedesca nonché, in questo momento, l’uo­mo dell’auto più potente del mon­do. Ursula Piëch, infatti, sposata da Kaiser Ferdinand nel 1984, si è ritro­vata di punto in bianco presidente del consiglio di sorveglianza del co­losso di Wolfsburg. Nulla di strano, dirà qualcuno, avendo studiato da «presidente» nelle due fondazioni dove sono custodite le partecipa­zioni del marito in Volkswagen e in Porsche (Ferdinand è nipote del leggendario «Ferry» Porsche, il pa­pà del Maggiolino). Ma la scalata di Ursula ai vertici dell’impero di Wol­fsburg ha qualcosa di incredibile. La first lady dell’auto tedesca (ci perdonino frau Joahanna e Susan­ne Quandt di Bmw), infatti, è una ex maestra d’asilo che deve la sua fortuna a essere entrata come bam­binaia in casa Piëch. Come sia avve­nuto il colpo di fulmine e chi abbia azzardato il primo passo non è da­to sapere, sta di fatto che Uschi si è subito dimostrata molto attenta al­le passioni del padrone di casa, fa­cendosi anche notare per le sue do­ti di ottima pilota. Non è dunque un mistero, come riferisce chi cono­sce qualche particolare della love story , che il duro Ferdinand spesso confidi agli amici di essere fiero del­la guida veloce della moglie alla quale, spesso, affida anche il volan­te dei prototipi appena sfornati da­gli ingeneri di Wolfsburg. Ferdi­nand e Ursula, che condividono an­che le origini austriache, amano passeggiare mano nella mano, co­me è accaduto qualche anno fa al Motor Show di Bologna quando,al­l’improvviso, sono sbucati nel padi­glione del gruppo Volkswagen cir­condati da un cordone di guardie del corpo. Insomma, la bionda ex bambinaia ha fatto centro nel cuo­re del potente manager ed è entra­ta nel gotha delle mogli in carriera del grande capitalismo tedesco. Non per questo sembra essersi montata la testa:«Con mio marito­ha­affermato al termine dell’assem­blea generale della Volkswagen ­mi occupo delle nostre partecipa­zioni all’impresa; vorrei dare il mio contributo a rafforzare il successo del gruppo, e rappresentare i suoi interessi; e ho a cuore il punto di vi­sta dei piccoli, come dei più grandi azionisti».Ursula ha quindi aggiun­to di aver sviluppat­o una certa capa­cità a occuparsi delle difficoltà del­l’impresa. Con la scelta di Piëch in direzione della consorte, si è subito schierato- e non poteva essere altri­menti, visto anche il maxi-compen­so di 17 milioni, con undici di bo­nus, grazie ai risultati ottenuti nel 2011 - il ceo del gruppo Volkswa­gen e braccio destro del presiden­te, Martin Winterkorn. «È una don­na estremamente competetente, che ragiona con vera mentalità da imprenditrice», il suo punto di vi­sta. Il padre-padrone della Volkswagen, però, non è uno sprov­veduto e, seppur stregato dall’ex bambinaia che ama correre in au­to, ha posto delle condizioni preci­se: alla sua morte, Ursula avrà in mano l’impero di Wolfsburg a pat­to che i due non abbiano divorziato e che non si risposi. Una sorta di clausura dorata, dunque. La favola della bambinaia diven­tata regina continua. Tutto è bene quel che finisce bene, almeno fino a quando il Grande vecchio a farsi carico di mantenere gli equilibri, con i giovani rampolli Piëch e Por­sche in cerca di spazi sempre più importanti. Per Ursula, intanto, si preannuncia una prova del nove: dal volante di un’Audi o di una Lam­borghini, due dei dodici marchi del gruppo, probabilmente dovrà impugnare la manetta di una Duca­ti, l’ultimaconquistadell’insaziabi­le marito. E non dovrà deluderlo.